Paolo Talanca è insegnante e critico musicale. Si occupa di canzone d'autore, ha organizzato diversi concerti con alcuni dei più grandi cantautori italiani come Roberto Vecchioni, Niccolò Fabi, Samuele Bersani, Dario Bunori o Max Manfredi; e ha partecipato come ospite nella giuria di concorsi musicali importanti, come il Premio De André, il Premio Bertoli, il Premio Botteghe d’Autore o il Premio Bianca D’Aponte. Inoltre ha scritto diversi libri, il più recente è "Nudi di canzone".

Sei laureato in Lettere con una tesi su Guccini, Gozzano e Montale, specializzandoti in Filologia Moderna con un lavoro dal titolo Pier Paolo Pasolini nella canzone d’autore italiana: Fabrizio De André e Francesco De Gregori. E poi il Dottorato di ricerca sul canone letterario dei cantautori. Insomma da anni ti occupi di canzone d'autore. Come è nata questa tua passione?

È nata dalla ferma convinzione che la canzone d’autore, quella fatta per esigenza espressiva e non per esigenze di scadenze contrattuali, abbia una dignità letteraria che non solo descrive il presente, ma nei casi più riusciti contribuisce anche alla sua determinazione.

Il tuo ultimo lavoro s'intitola ''Nudi di canzone''. Qual è il messaggio principale che vuoi comunicare?

Nudi di canzone è un libro pubblicato per la prima volta nel 2010 per Zona editrice, poi rieditato con rivisitazioni e aggiornamenti in questo 2019 da Arcana. Oltre che nei negozi online, si trova in libreria perché Arcana ha una distribuzione capillare. È nato dall’idea di sfatare un insopportabile modo di porsi di fronte alla bellezza dei brani: quella di chi pensa che basti esprimersi tramite la canzone d’autore per fare belle canzoni. E invece la canzone d’autore non è che un genere musicale, un linguaggio espressivo: ci possono essere belle o brutte canzoni d’autore e belle o brutte canzoni pop. Posto che a monte c’è la differenza del tipo di necessità espressiva, quest’aura di superiorità di un genere artistico nei confronti di un altro è davvero insopportabile, allora ho pensato di chiedere ad alcuni dei migliori critici musicali italiani di descrivere i vari generi: canzone a teatro, pop, rock, rock progressivo, canzone jazz. Io ho scritto, fra le altre cose, il capitolo che tratta proprio la canzone d’autore. Così è nato questo libro, che si avvale anche dell’importante prefazione di Franco Fabbri, che per primo al mondo quarant’anni fa si occupò di generi per la popular music e che, recentemente, ha vinto il Premio Tenco come operatore culturale: il più importante riconoscimento nell’ambito della canzone d’autore. Il prossimo 25 ottobre, inoltre, uscirà per Hoepli il mio nuovo libro dal titolo Fra la via Emilia e il West. Francesco Guccini: le radici, i luoghi, la poetica, perché oramai credo sia ora di ragionare sulla poetica dei nostri migliori cantautori, e Guccini è senz’altro uno dei più importanti in assoluto.

Pensi ci siano abbastanza opportunità per gli artisti che propongono canzoni d'autore oggi? Quali canali consigli a giovani artisti che vogliono farsi conoscere?

Il più importante è sicuramente Il Tenco Ascolta, format ideato dal Club Tenco, che tramite questi appuntamenti fa opera di scouting con audizioni dal vivo in tutta Italia. Bisogna inviare il proprio materiale al Club (gli indirizzi si trovano a www.clubtenco.it ), il quale selezionerà le proposte più convincenti e organizzerà serate di canzone d’autore in cui gli artisti emergenti hanno a disposizione un set di 15/20 minuti ciascuno, con la presenza alla fine di un ospite affermato nell’ambito di questo genere. Poi mi sento di suggerire agli artisti di iscriversi ai premi musicali, quelli fatti bene. Sono ospite spesso in giuria di diverse manifestazioni di questo tipo, eventi come il Premio De André, il Premio Bertoli, il Premio Botteghe d’Autore o il Premio Bianca D’Aponte sono eccellenze nel loro genere e c’è attenzione massima verso chi vuole esprimersi tramite la canzone. La canzone d’autore non passa attraverso i canali televisivi, che possono divulgarla ma non valorizzarla; alla base c’è proprio un modo differente di intendere questa forma espressiva. Ma noi critici musicali dobbiamo fare molto di più per promuovere chi se lo merita, questo è fuori discussione. Oggi produrre un disco e farsi conoscere costa indubbiamente meno di prima, ma anche per questo è aumentata esponenzialmente l’offerta. C’è bisogno di fare da filtro e la critica non può essere superficiale.

Ci sono ancora molti artisti che fanno cover, e si concentrano un pò meno sulla creazione delle loro canzoni. Cosa bisogna fare per diffondere una cultura della ''musica originale''?

Bisogna puntare i riflettori su chi ha realmente qualcosa da dire. Io non ho nulla contro le cover, soprattutto quando rappresentano l’unico modo per poter trovare serate e frequentare il palco e l’esibizione dal vivo. Ma non ci si deve stancare di far capire che l’arte è veicolo di un proprio mondo, di un proprio modo di vedere le cose e la vita. È essenziale la possibilità di esprimere la propria poetica. Questo è l’unico discrimine possibile. Credo che anche a livello governativo sia doveroso incentivare la creazione di opere originali, aiutando magari questa fetta di mercato che chiaramente boccheggia di fronte al mercato della riproposizione del conosciuto.

Cosa dobbiamo aspettarci per il futuro della musica?

È una domanda che non ha nulla da invidiare a quella di chi chiede quando ci sarà la pace nel mondo. Io penso però una cosa: la necessità di esprimersi tramite la canzone non morirà mai. Basta una voce, una melodia e un motivo per cantare. Siamo in un periodo complicato perché stiamo digerendo solo adesso i nuovi supporti espressivi. La musica è nell’aria e il supporto fisico serve per la testimonianza, non per la performance; per questo, in Nudi di canzone, Marco Di Pasquale parla di “registrazione come originale”. È una questione filologica, il mercato non dovrebbe entrarci, perché la canzone per esistere deve succedere. Quando si capirà questo, sarà pacifico nell’immaginario collettivo e ci si libererà dalla zavorra del feticcio - dischi, vinili, cd e musicassette come opera d’arte, con relative nostalgie -, il mondo della musica e della canzone sarà un mondo migliore. Capisco però che ci sono troppi interessi in ballo, quindi dubito che succederà mai. Come la pace nel mondo.