Il 6 dicembre 2019 la band La stanza della nonna ha pubblicato un nuovo album dal titolo "Dove gli occhi non possono arrivare".
Com'è nata la vostra band? Che musica fate?
La nostra band è nata dall’amore per la musica di un gruppo di amici, che hanno deciso di mettere i loro sentimenti e le loro paure e gioie dentro le canzoni. Facciamo musica cantautorale vicina al folk, ma con tante contaminazioni rock/elettroniche.
Quali sono state le esperienze che vi hanno maggiormente formato?
Sicuramente lo stare in giro per l’Italia a suonare. Abbiamo vissuto per un periodo a Pisa, prima dell’uscita del nostro primo disco. Quest’esperienza ha rappresentato un momento di crescita e di consapevolezza. Un’altra esperienza che ci ha formato come musicisti e persone è stata la collaborazione con il Dalek studio, associazione culturale e studio di registrazione, con la quale tutt’ora continuiamo a lavorare. Questo ci ha permesso di conoscere tante persone, musicisti ed addetti ai lavori, allargando i nostri orizzonti.
E' appena uscito il vostro album ‘’Dove gli occhi non possono arrivare’’. Ce ne volete parlare? Progetti per il futuro?
Il nostro nuovo album rappresenta il punto di congiunzione di tutte le esperienze non solo musicali degli ultimi anni. Viene fuori da un tre anni di sperimentazione e ricerca, e dall’incontro e la collaborazione con professionisti, ormai amici, che ci hanno aiutato in questo percorso, due tra tutti Damiano Miceli e Claudio La Rosa. L’album contiene sette brani e vuole raccontare l’importanza di quella parte di mondo e di esistenza che non si vede con lo sguardo, ma si percepisce con altri occhi, quelli dell’anima e dell’immaginazione. In futuro puntiamo a far sentire in giro per l’Italia la nostra musica, continuando a lavorare ad altre canzoni.
Se doveste descrivere con tre parole la vostra musica, quale usereste?
Leggera, contaminata e colorata.
Riguardo la diffusione della musica inedita. Quali sono le difficoltà per una band che vuole proporre la propria musica ai locali, club, eventi live?
Sicuramente la difficoltà principale è quella di crearsi un background di ascoltatori che possa far gola ai gestori di locali e club. Spesso questi non hanno voglia di rischiare con band semi sconosciute, ponendo grossi paletti a chi come noi è ancora in una fase iniziale del proprio percorso artistico. Un’altra difficoltà, strettamente legata alla nostra sicilianità, è quella di spostarsi da Roma in su per far ascoltare il nostro progetto musicale. Non sempre si riesce a recuperare le spese, con tante difficoltà logistiche. Ma nonostante ciò continuiamo a macinare chilometri, sperando di poter portare le nostre canzoni ovunque ci sia voglia di ascoltarle.
Quali sono i pro e i contro dell'era digitale?
Il grande pro è quello di poter avere un accesso illimitato a tutta la musica ed a tutto ciò che ruota attorno al mondo musicale, potendo far ascoltare a chiunque da qualunque parte del mondo la nostra musica. Dall’altro lato c’è il grande contro dell’essere un piccolo pesce in un immenso oceano digitale, che ci ha reso tutti un po' più asettici e impersonali.
Come vedete il futuro della musica?
La musica ancora ci regalerà tante sorprese. E’ il linguaggio che più ci unisce e non smetterà mai di farlo.