Io dò il meglio di mè stesso quando ho una deadline (scadenza) a breve termine che mi obbliga ad
impegnarmi velocemente ed improvvisare.
A quanti di noi sarà successo di "dover" eseguire delle performances
(senza esser malati di protagonismo) e non sentirsi pronti?
Timidezza e ansia possono far apparire un performer come impreparato, dato che l'ansia "cattiva" impedisce di concentrarsi e inibisce le "good vibes", quelle sane vibrazioni che, invece, se supportate da un'adeguata preparazione, aiutano il performer nell’esprimere ciò che sta facendo, perché sono un propellente per una buona esibizione ed per una piacevole esperienza.
In ogni performance, che sia essa dal vivo, in uno stadio, in un pub o in un mega studio a Londra o in un home studio, in pubblico o completamente da soli, si esprime un livello artistico, tecnico, espressivo e costituisce la nostra essenza artistica, agli occhi del pubblico e si lascia anche il ricordo di noi e della nostra musica nel tempo. Quindi è molto importante, di qualunque performance si tratti.
La timidezza e l’ansia e soprattutto il timore nel mostrarle, tipo ostentando sicurezza, possono essere nemiche e danneggiare le performances. Viceversa, io credo che, qualsiasi emozione si provi, se condivisa apertamente, troverà empatia negli altri e renderà il performer più vero e credibile.
Ma come affrontare lo spettro irrazionale dell'insuccesso? Con la preparazione direte voi, esatto! Ma nel mio caso
aggiungete per favore una deadline a breve termine!
Perché a me, pigro di natura, una deadline
da rispettare, stimolerà la creatività, lasciando fluire le buone vibrazioni
essenziali per esaltare ciò che sto facendo e la voglia di farlo al massimo delle mie capacità.
Ecco il perché del titolo: Preparazione, deadline, improvvisazione. Perché per me vanno di pari
passo.
Nel mio caso, sia per comporre che nella realizzazione di una produzione musicale devo liberarmi
dai pregiudizi tipo sull’esserne o no all'altezza, sul tipo di progetto, sulle aspettative in generale,
e poi, liberarmi dai dubbi sulle infinite strade, sulle mille possibilità dei processi creativi.
Avere una deadline a breve termine, dunque, stimola la fase creativa e l’improvvisazione, valutando in maniera istintiva e viscerale. Quel "non pensarci troppo” dell’improvvisazione, salva dal Limbo delle incertezze. In più la deadline, almeno a me, aiuta anche nella fase organizzativa, spingendomi a concludere raggiungendo l'obiettivo nel tempo prefissato e questo aumenta l'autostima!
La teoria è conosciuta: mettendo in stand by l'ego "controllore” si libera la spontaneità e la
creatività, ma questo vale anche per l’inverso: per la preparazione tecnica, l'ego controllore, aiuta
ad essere più scrupolosi nello studio. Una specie di convivenza tra le parti, che si switchano per quieto vivere.
Insomma, nell’arte l’improvvisazione, è un eccezionale booster che contribuisce
all'espressività, ingrediente fondamentale per comunicare con il pubblico e, senza giochi di
parole, mostrare a nudo il fattore "X". Così perlomeno vale per mè stesso.
Flavio Fanasca