Raccontare emozioni, imprimere parole e suoni su un tessuto ingannevole e sfuggente come le nuvole dell’anima.

Roberta Di Mario indossa i panni della pittrice e dell’aviatore nel consegnarci Disarm, il suo nuovo lavoro. 15 tracce, un filo conduttore irto di spine e fossati emotivi. Il disarmo come estrema non difesa (che non esige l’azione dell’arrendersi) verso un cielo tetro, una tela sociale dalle tinte fosche.

L’umanità vive un era di sorrisi non condivisi, di abbracci scansati, di amori ridotti a oscena condivisione. L’uomo come riflesso corinzio e non come fratello. La musica piange come gabbiano avvolto nel fango idrocarburico: Roberta spiana così le sue ali. Aviatore di un orizzonte di suoni puri e contaminati, affida alle note il suo grido di dolore. Non abbiamo armi, ma possiamo ancora donare il nostro essere uomini. È il disarmo, la nudità. Che io sia solo quello che il mio cuore, mani e occhi esprimono davvero. Ritrovare nella diversità, nel dono del perduto, un novello respiro di pace. Il cuore ha bisogno di quiete, bellezza, sonni placidi. Aviatore e pittrice: se sulla tela i colori sembrano risaltare in durezza, se il colore è sedimentato, allora useremo solventi per creare nuove forme, per vivere alla giornata e assaporare nuovi sapori.

Il lavoro, la trama si apre con Le presage. Sono quattro minuti di ansiogeno susseguirsi, un presagio che accompagna una presa di posizione imposta da alterati battiti cardiaci. A collective consciousness è documento di presa visione delle brutture del mondo, un alzarsi da tavola tutti insieme dividendo il conto da pagare senza dissapori. Traccia che segna un profondo solco in cui scorrerà il resto del lavoro: l’apertura strumentale apre lo squarcio e a quel punto siamo tutti colpevoli. Dichiarazione di colpevolezza che diviene vocale in Voice 1 (e 2 poche tracce più in là) ricordano che è tempo di gettar via stracci e paure e abbracciare la filosofia del disarmo emotivo. È la Magna Charta di tempi bui, un DNA codificante ma amorfo. Ogni cellula deve scomporsi e chinarsi: è questo il lietmotiv di Disarm, traccia e perla semantico-espressiva dell’intero lavoro. È una marea montante che si arresta a contatto con ogni nostra difesa. Valzer in A minor, apparentemente contaminazione fuori tema, rappresenta momento di ripresa di energie e respiri. Siamo in guerra. Ricorda alcuni giardini francesi, sale da ballo schiave di tempi lontani. Riconquisteremo la nostra libertà. Pure e Anatomy of a sound, sono ali di un processo catartico che ha urlato e gettato la sua ancora. È affacciarsi e sentire il vento accarezzare gli occhi. Delicata e cuore la prima, decisa e mente la seconda.

Roberta ha creato un suono a sua immagine e somiglianza, un caldo rifugio. Ma l’illusione dura poco: Empty room e Leda and the Swan sono favole tristi da raccontarsi accanto ad un camino di cenere e nel buio di una solitudine che impugna armi sporche. La seconda, minuziosamente, celebra i cuori irrequieti, lo sguardo perso bianco e nero. Gerundio è la messa in discussione di tutto. Quello che ci diciamo e non diciamo tornerà e presenterà il conto. Salato. Answer to a composer, traccia autobiografica (e in cui il virtuosismo di contaminazione è reso esteticamente superbo) ci introduce a Voice 3, testamento sensoriale. “Non spero” è il crash test di questo percorso. Guardiamo le stelle senza paura: A new beginning. È la traccia migliore dell’album, la più emotiva. Ricorda la perfezione semantica di Cacciapaglia, le gittate cardiache di Einaudi.

Il lavoro si chiude con una versione nichilista di Disarm, a rimarcare il concetto. È in definitiva un album complesso, capace di dirci quanto e oltre concetti e note. È il fiore di ciliegio che noi avremo cura di ripiantare. Non avremo altre occasioni: lasciare tutto e disarmarsi. Come neonati senza peccato.

Le abbiamo rivolto alcune domande alla compositrice e pianista Roberta Di Mario:

Descrivi la tua musica con tre aggettivi.

Intensa, vera, ipnotica.

Esprimi una trama musicale contaminata. Quali sono le influenze musicali che ti hanno aiutato nella composizione stilistica del tuo album?

L’ascolto di musica trasversale. Dal mondo classico, al minimalismo pianistico di oggi, il cantautorato, il pop, il jazz, il mondo del soundtrack cinematografico.

Viviamo un periodo storico in cui ognuno di noi deve ostentare forza, bellezza, possibilità economiche. Tu hai scelto il tema del disarmo, di abbandonarsi e accogliere l’altro senza difese. Che bisogno di un nuovo Umanesimo? È davvero così difficile essere umani oggigiorno?

È difficile essere se stessi e abbandonarsi all’altro. Troppa difesa. È comprensibile forse, la vita indurisce e mette alla prova. Se ripercorressimo la strada dell’inclusione, della gentilezza, dell’apertura e del lasciarsi andare forse nuovi scenari si aprirebbero, in particolare modo per noi. Per un bene comune, per un bene migliore. Mandela diceva io sono perché noi siamo...

Essere donna ed artista. Quale è il punto di forza? Rimpianti?

La sensibilità femminile è molto potente. La donna crea la vita. Genera per definizione. Quindi la creatività ha un potere generativo molto forte. Essere in poche a rappresentare sia il pianismo contemporaneo che la composizione è senza alcun dubbio un altro punto di forza. Nessun rimpianto se non quello di iniziare prima il processo compositivo.Evidentemente non era ancora il tempo.

Cosa può fare un artista per poter esprimere il suo messaggio di libertà? Tre progetti concreti che ti piacerebbe realizzare con la tua arte.

La musica è libertà e immaginazione. Quindi nell’atto creativo e esecutivo c’è tutta la libertà del mondo. Vorrei scrivere il Soundtrack di un film del cinema francese, vorrei con la mia musica supportare operazioni benefiche, principalmente per i bambini e vorrei trasformare Disarm in uno spettacolo teatrale.Answer to a composer. Potendo scegliere la risposta, quale sarebbe la domanda?

La musica è la domanda. L’ispirazione. Le note la risposta. Ecco il senso di questo brano e di questo titolo. Come ti rapporti con lo scorrere del tempo in musica? Cosa ascolteremo tra dieci anni?

Fondamentale che se ne ascolti sempre. Il mondo digitale porterà sempre più musica e conoscenza. Spero ci siano strade alternative a rap/trap che oggi impazzano, e che si possa ascoltare anche moltissima musica strumentale. Immagina un featuring. Con chi vorresti suonare? Ti piacerebbe qualcuno che donasse parole ad una tua musica? (Come Einaudi, per esempio)

Senz’altro con Sting e Sakamoto. Sonorità Brit pop e echi d’Oriente. In Disarm le parole sono già state donate dalla scrittrice finalista Campiello Alessandra Sarchi, la voce che le racconta è di Andrée Ruth Shammah, la signora del teatro Parenti. Il tuo progetto nel cassetto?

Cinema e teatro. E sempre più sinergia tra musica e parola. Consiglia un libro ed un disco da ascoltare.

Consiglio Felici i felici di Yasmine Reza, scrittrice e sceneggiatrice francese di origine iraniana. Un romanzo potente che invita a comprendere la felicità come talento e conquista. Secret story di Pat Meteny il mio disco. Un viaggio meraviglioso di note.

Recensione e intervista a cura di Francesco Pastore