Sea, il nome d'arte di Paola Vassallo, è una giovane artista italiana. E' proprio in questo periodo di quarantena che ha potuto riflettere molto su se stessa, sulla sua musica e ha capito che c'era una necessità di "rinnovamento". Ed ecco la sua rottura artistica... per fare spazio a nuova musica, a un nuovo sound, a nuove sperimentazioni.

Quali sono state le esperienze che ti hanno maggiormente formato?

In tutti questi anni ci sono state diverse occasioni dalle quali ho imparato molto. Per quanto riguarda la registrazione dei brani ad esempio, trovare uno studio serio e professionale è un buon punto di approdo. Avere stretto contatto con una persona competente nell’ambito è fondamentale. Così come fare esperienza sui palchi. L’esibizione live è un tassello cardine. Non ci sono trucchi lì, sei tu con il tuo pubblico, a volto scoperto, a cuore aperto. A volte si impara molto sbagliando, però se non te ne dai modo, non puoi mai scoprirlo. Cantare davanti a tante persone non è come fare le prove in cameretta o davanti i tuoi amici. In quelle situazioni entra in gioco tutto: emozioni, sensazioni, pensieri. Per questo serve un costante allenamento, sia sulla fascia mentale/spirituale che fisica.

Ci parli dei tuoi progetti attuali e per il futuro?

Proprio da poco ho iniziato questo nuovo percorso, acquisendo un nuovo nome: Sea. La mia missione nella musica non cambia, voglio sempre portare chi mi ascolta ben oltre ciò che sente. E’ un rinnovamento artistico e musicale però, quindi la sperimentazione è all’ordine del giorno. Ora come ora il piano di attacco è quello di postare con scadenza settimanale/ogni dieci giorni una strofa nuova su IGTV. La stessa strofa viene pubblicata anche su SoundCloud. Mi alleno una settimana per farla uscire al meglio, e poi la registro nel mio home-studio. Ciò che voglio comunicare con questo è semplice, è anche un riconoscimento personale. Prima di tornare in studio a registrare un vero e proprio brano, voglio aver raggiunto un buon traguardo, un netto cambiamento, un nitido miglioramento. Altrimenti sarebbe tutto vano, e l’evoluzione è un tassello cardine dell’essere umano.
Avrei anche un asso nella manica. Da un po’ ho iniziato a lavorare a un nuovo album con un beatmaker (Karma), con basi studiate e prodotte ma per il momento aspettiamo il tempo giusto per muoverci.

Quanto conta secondo te la passione, la costanza e la motivazione per avviare una carriera musicale?

E’ tutto. Se non hai un motivo per farlo, non puoi iniziare. Io penso sempre che ogni forma artistica debba nascere da una necessità di espressione. Io ho bisogno di fare musica, di scrivere, per questo lo faccio. Superata questa fase entra in gioco la costanza, esatto. Questo è il momento in cui capisci se vuoi fare sul serio oppure no. Perché se quello che vuoi fare è questo, allora il lavoro costante è basilare. La concentrazione e la dedizione fanno parte della formula magica, non basta la passione.
Bisogna studiare per creare fondamenta solide, oltre ad allenarsi. E’ così facendo che vedrai risultati, e si innesca un circolo. La motivazione è quel fuoco che arde dentro, quella voce che riecheggia nella testa e ti ricorda il motivo per cui lo fai.

Qual è il messaggio che vuoi comunicare attraverso la tua musica?

Guardare oltre. Potrei riassumere un concetto larghissimo solo con questa frase. E’ ciò che mi ha sempre affascinato: non fermarmi mai all’apparenza. Cosa c’è dietro quegli occhi? Cosa c’è dietro quel sorriso? Dietro quella frase? Beh, un mondo intero. Spesso le persone si adagiano su ciò che vedono a prima vista, senza approfondire, senza andare in profondità, perché a volte fa paura. Ma certo, quello che non conosciamo fa sempre paura. Sogno un mondo idilliaco dove le persone sappiano relazionarsi in serenità, dove il dolore non venga preso come un’arma, e dove la musica è l’amore dei popoli.

Autoproduzione oggi. Qual è la tua visione?

Nel XXI secolo possiamo dire che avendo i giusti strumenti, ce la si può cavare anche da soli. Ma quali sono i vantaggi? E soprattutto superano gli svantaggi? Non sarei così sicura. Il lavoro in team è importante. Lavorare in squadra, con un gruppo di persone dove ognuno ha il suo ruolo ha molta valenza. In questo modo puoi confrontarti in maniera diretta con chi lavori. Non si può fare tutto da soli. E’ come il detto ‘’te la canti e te la suoni’’.
Il lavoro funziona meglio se fatto insieme ad altri, ovviamente persone scelte e competenti, ma pur sempre insieme. Dove ognuno fa il suo.

Com’è il tuo rapporto con il web e i social?

E’ un mondo nel quale devi immergerti per forza al giorno d’oggi. E devi anche imparare a nuotare bene. Offre molti spunti e possibilità di raggiungere persone nel mondo, in una maniera così veloce che spaventa. Come appunto dicevo prima, nel mio nuovo profilo Instagram sto curando molto il feed, creando una linea di pensiero coerente e sistematica.
Ci sono diverse strategie da rispettare per far sì che le cose funzionino, e credo sia bene seguirle per far sì che accada.

Come vedi il futuro della musica?

La musica è in continua evoluzione, sperimentazione di generi, sottogeneri, per me, l’importante è che ci sia. Qualunque stile tu segua, se fai musica, mi piaci. La musica è un’arte che esiste da sempre e mai come ora è molto dinamica, le canzoni diventano subito vecchie anche uscite da appena due mesi. Ecco, così lo vorrei vedere il futuro della musica: più lento. Più permanente. Più profondo.