JeeC è il nome d'arte di Giosuè Rasi, un giovane artista HipHop bilingue, parla perfettamente italiano e inglese. In questo momento delicato ha continuato a lavorare alle sue nuove canzoni, e ha deciso di pubblicare la versione acustica del singolo "If I Die Tonight".
Quali sono state le esperienze che ti hanno maggiormente formato?
È difficile dirlo con precisione.
La mia vita è stata caratterizata da pochissimi cambiamenti drastrici; il percorso che ho fatto negli anni e che sto ancora segnando con i miei passi, mi ha portato ad essere quello che sono oggi.
Sicuramente posso raccontarvi di due periodi in particolare della mia vita che mi hanno fatto capire come girava effettivamente il mondo: il primo risale alle mie elementari, un periodo abbastanza difficile per me.
Avendo fatto la primina, ero il più piccolo dei miei compagni, oltre ad essere un bambino abbastanza sensibile ed estroverso e quindi anche soggetto a scherno perenne. Avete presente il bimbo che ha due amici (anche loro altrettanto presi in giro) e che viene scelto per ultimo quando si gioca, soprattutto a calcio? Che, se gli arriva una pallonata nelle palle, l'unica preoccupazione degli altri è di non farlo sapere alla maestra?
Ecco, quel bambino ero io.
Passati i miei cinque anni di elementari così, entrai alle medie con la convinzione che sarebbe andata meglio... ero un illuso.
I miei tre anni di medie furono caratterizzati da qualche successo... e da molti più insuccessi. Mi minacciarono più volte di rompermi le ossa, ero continuamente preso in giro dalla maggior parte dei ragazzini della scuola (anche se, avevo un certo carisma con le ragazzine e questo era uno dei miei pochi successi di quel periodo), avevo soprannomi di ogni tipo, sentivo storie inventate sulla mia persona e vari erano stati i tentativi per picchiarmi in gruppo... insomma, tre anni che sarebbero potuti andare meglio.
Questi due periodi non sono stati i peggiori della mia vita, nonostante avessi sofferto due lutti nell'arco di quegli anni, ma sono stati i più significativi per la mia crescita; mi hanno fatto capire tanto delle persone, di come si assicureranno sempre un vantaggio su di te, se gliene darai la possibilità.
Arrivato al liceo decisi che la situazione sarebbe cambiata, non avrei passato altri cinque anni in quel modo... le superiori volevo godermele e così ho fatto.
Ci parli dei tuoi progetti attuali e per il futuro?
In questo momento sto lavorando alla produzione del secondo Album.
Voglio creare un progetto che sia unico e che abbia un significato molto speciale per me; l'arrivo del virus mi ha dato non pochi problemi a riguardo, come li ha dati a tutti d'altronde, però non sono rimasto con le mani in mano.
Nonostante l'impossibilità di registrare materiale nuovo, ho contattato i miei producer e abbiamo deciso di rilasciare alcune traccie anticipatamente: la prima di queste è la versione acustica di "If I Die Tonight".
Per quanto riguarda il futuro... farei prima ad elencare cosa non ho in mente di fare; i progetti sono tanti, le idee sono tantissime, e la voglia di portare tutto a termine è indescrivibile.
In cantiere al momento ci sono un paio di video, il prossimo album, l'idea per quello dopo, forse qualche stunt pubblicitario, un feature internazionale per un singolo da registrare all'estero, ed il resto non posso ancora dirlo...
Quanto conta secondo te la passione, la costanza e la motivazione per avviare una carriera musicale?
Direi che sono la trinità del successo, sono tre pilastri fondamentali, tutti indispensabili e nessuno sostituibile.
Credo anche che vengano da sé nel momento in cui trovi quello che ti piace davvero; inizia a piacerti una cosa, poi inizi ad amarla, allora nasce la passione e non puoi passare un giorno senza impiegare almeno un paio d'ore su quella cosa.
Quella è costanza e quando fai la stessa cosa tutti i giorni per settimane, mesi, anni... allora non puoi lasciarla andare, è parte di te e quella diventa la motivazione per portarla avanti; se smettessi, perderesti un pezzo del tuo cuore.
Quali sono le tue influenze musicali?
Sicuramente Eminem mi ha insegnato tanto.
Ho iniziato a scrivere, quando avevo 12 anni, perchè ho scoperto la sua musica; mi ha sempre affascinato il modo fluido in cui riesce a riversare tutte le sue emozioni in un testo complessissimo dal punto di vista lirico.
Crescendo ho iniziato ad ascoltare artisti come Tech N9ne, Caparezza, Fabri Fibra, Gemitaiz e Madman, Salmo, e più recentemente Joyner Lucas, Logic, ed NF E Bruno Mars (stranamente lui è stato l'unica eccezione alla mia cultura musicale esclusivamente rap di quegli anni).
Negli ultimi tempi i miei gusti musicali si sono allargati molto: apprezzo artisti che non hanno nulla a che vedere col rap, come Lewis Capaldi, Panic! At The Disco, The Neighborhood, i Red Hot Chilli Pepper, i Linkin Park, Billie Eilish, e Finneas.
Autoproduzione oggi. Qual è la tua visione?
Adesso è più facile che mai autoprodursi.
Un ragazzino può sfornare beat a non finire dalla sua cameretta; gli basta avere un computer... ed è meraviglioso.
Produrre musica non è più un privilegio riservato a una élite; quasi tutti hanno accesso a questo mondo bellissimo e non può che essere un lato positivo. Più persone possono esprimersi, sfogare le proprie frustrazioni, esprimere il loro talento, magari scoprire di essere bravi e crearsi una carriera praticamente da zero.
Spero che la musica diventi ancora più accessibile in futuro. Chissà quanti artisti fenomenali aspettano solo di essere scoperti.
Com’è il tuo rapporto con il web e i social?
Io sono nato e cresciuto con internet, ho sempre avuto la sensazione che avrebbe giocato un ruolo importante nella vita quotidiana; oggi è il metodo principale di distribuzione, non solo della musica, ma di tutto.
Io la uso principalmente per distribuire e far ascoltare la mia musica sugli store digitali.
Il primo Album che ho prodotto non esiste nemmeno in versione fisica e naturalmente non manca la mia presenza su Instagram e Twitter.
I social per me sono più che altro un modo per connettermi con chi mi segue, per stargli più vicino, giocare anche un po' e nelle giuste occasioni diventano anche strumento di marketing.
Come vedi il futuro della musica?
Penso che si tornerà prima o poi ad un suono meno elettronico/digitale.
Ho la sensazione che le generazioni future inizieranno ad apprezzare di più le strumentali create con la registrazione degli strumenti fisici e le esibizioni live degli artisti; probabilmente la maggior parte della musica ascoltata verrà prodotta in homestudios, vista la sempre crescente accessibilità e qualità di microfoni, schede video, mixer, e tutti gli altri "strumenti del mestiere".
Non vedo l'ora di assistere alle prossime evoluzioni della musica e di tutto il mondo che la circonda.
Una cosa che spero, ma di cui non sono sicuro, è che i ragazzi dedicheranno più tempo alla studio della teoria (me compreso).
Non penso sia necessaria per creare della buona musica, com'è stato provato più volte dal mercato negli ultimi anni, però sarebbe un peccato perdere l'istituzione accademica musicale.