Il 2 febbraio 2024 è uscito il libro "Shane MacGowan & The Pogues. Fuori dalla grazia di Dio. Testi commentati" di Roberto Oliva.
Un libro che svela la complessa e affascinante figura di Shane MacGowan e la sua influente band, The Pogues. Attraverso una ricca analisi dei testi, l'autore Roberto Oliva ci guida in un viaggio emozionante attraverso la vita e la musica dell'artista, dalla sua infanzia fino alla scalata al successo come frontman di una delle band più iconiche degli anni Ottanta britannici.
Tra aneddoti esilaranti, profonde riflessioni e la discesa negli abissi dell'autodistruzione, questo libro offre una panoramica completa della parabola umana di MacGowan.
Intervista all'autore Roberto Oliva
Qual è stata la tua fonte principale di ispirazione per scrivere questo libro su Shane MacGowan e The Pogues?
Ho avuto questa idea l’estate scorsa, a Dublino. Un giorno, camminando, ascoltavo “If I Should Fall From Grace With God” dei Pogues e mi è venuto in mente che l’espressione “Fuori dalla grazia di Dio” fosse un gran titolo per un libro. Poi, visto che mi piace molto tradurre i testi delle canzoni e amo la musica dei Pogues (soprattutto la figura di Shane MacGowan, il suo songwriting, l’aura da “poeta ribelle” che da sempre lo circonda), ho iniziato a immaginarmi la struttura di questo nuovo progetto.
Qual è stato il momento più interessante o sorprendente che hai scoperto durante la tua ricerca su Shane MacGowan?
Scrivendo il libro, ho avuto modo di approfondire la storia dell’Irlanda e il conflitto quasi infinito con l’Inghilterra, durato più di 400 anni: mi sono appassionato al tema e ho deciso di dedicare un intero capitolo alla questione irlandese.
Come descriveresti l'impatto di Shane MacGowan sulla scena musicale folk e tradizionale?
Rivoluzionario: negli anni Ottanta le band che andavano di moda erano quelle del movimento New Romantic, dai Duran Duran agli Spandau Ballet: insomma, musica molto patinata e testi un po’ melensi. L’irruzione del personaggio MacGowan, con la sua strafottenza punk e i suoi testi crudissimi e molto realisti, ha dato alla scena musicale una scossa enorme. Allo stesso modo, i Pogues hanno avuto un impatto fortissimo sulla musica folk: hanno di fatto creato un nuovo genere, quello del punk-folk, portando la musica tradizionale dai pub alle classifiche.
Qual è stato il processo di selezione dei testi da commentare nel libro?
In pieno spirito MacGowan, il libro ha un andamento abbastanza disordinato e anarchico: le canzoni non sono presentate in ordine cronologico, ma raggruppate per tema: love songs, rebel songs, war songs e così via. Ci sono inoltre molti aneddoti biografici e tributi a due figure importantissime della musica contemporanea, due donne fondamentali nella vita di Shane: Kirsty MacColl e Sinéad O’Connor. Entrambe erano sue grandi amiche e hanno duettato con lui in canzoni stupende: “Fairytale of New York” e “Haunted”.
Ci sono canzoni specifiche di Shane MacGowan che hai trovato particolarmente significative o che hai approfondito maggiormente?
“A Pair of Brown Eyes” è una delle mie preferite: una canzone che nasconde molti significati sotterranei e che parla d’amore, di guerra, di quattro vite che si intrecciano, il tutto attraverso il racconto di un uomo anziano che sta seduto da solo in un pub. Nella mia top 3 ci sono anche “A Rainy Night in Soho” e “Fairytale of New York”, la canzone di gran lunga più famosa dei Pogues: il racconto di una vigilia di Natale passata in prigione, nella cella riservata agli ubriachi. Qui parte un flashback amaro e allo stesso tempo molto romantico di un amore passato e di una vita ormai andata in rovina. Ma c’è sempre una luce, una speranza, un grande romanticismo in mezzo a tutti quegli insulti, a quelle recriminazioni, a quella malinconia: è questo il bello dei testi di Shane MacGowan. Invece, se volete approfondire la questione irlandese, vi consiglio “Birmingham Six”.
Quali sono le principali lezioni o messaggi che speravi di trasmettere ai lettori attraverso la tua analisi dei testi e della vita di Shane MacGowan?
Shane MacGowan era un artista e un uomo incredibilmente libero, nel senso più profondo del termine. I meccanismi dello show business e dell’industria discografica lo annoiavano, ha vissuto la vita esattamente come voleva: assecondando e spesso sciupando il proprio talento, mostrando fieramente le sue debolezze al mondo e cantando finché ha potuto le storie degli ultimi, dei reietti, dei diseredati e dei ribelli in cui si è sempre rispecchiato. Ecco, questo credo sia il messaggio più importante.
Ci vuoi anticipare qualche progetto per il futuro?
Dopo due libri sulla musica (un mio lavoro sul Brit pop è uscito qualche mese fa, sempre per Arcana Edizioni), vorrei concentrarmi sulla mia prima passione, la narrativa: attualmente sto lavorando a un nuovo romanzo che è quasi finito e… insomma, speriamo bene!
Shane MacGowan & The Pogues. Fuori dalla grazia di Dio. Testi commentati di Roberto Oliva
Descrizione del libro: Un bambino nato in una fredda notte di Natale che trascorre un’infanzia idilliaca in una fattoria irlandese. Un punk di Londra Nord che a un certo punto decide di “salvare” la musica della sua terra, portandola dai pub al grande pubblico. Il frontman di una delle band più popolari degli anni Ottanta britannici, famoso in egual misura per i suoi eccessi e per la capacità di scrivere canzoni immortali come “Fairytale of New York” o “A Rainy Night in Soho”. Chi era davvero Shane MacGowan? Attraverso i suoi testi, carichi di volta in volta di amore oppure odio, inquietante violenza metropolitana e inaspettata tenerezza, ironia, rabbia e avventure alcoliche da Guinness dei Primati, il libro cerca di dipanare questo mistero, con particolare attenzione alla parabola umana di MacGowan, che tocca argomenti delicati del Novecento britannico come la grande Questione irlandese, l’epoca del terrorismo e il razzismo inglese nei confronti dei “fuckin’ paddies”. Tra aneddoti esilaranti e surreali, versi sublimi e terrificanti abissi di autodistruzione, “Fuori dalla grazia di Dio” segue tutti questi fili conduttori, commentando l’evoluzione di una delle figure più affascinanti della musica contemporanea, l’ultimo grande “poeta maledetto” che il rock ci abbia regalato.