1. "GLITCH I" è il tuo secondo album in studio? Raccontaci la genesi di questo lavoro.
Ciao a tutti, vi ringrazio per lo spazio. Non una vera e propria genesi ma è nato con il tempo da dopo l'uscita del mio primo disco e qui mi collego subito alla seconda domanda.
2. Com'è avvenuto il percorso creativo di questo disco, e cosa è cambiato rispetto a "Origami" (2021)?
Diciamo che Origami era più un patchwork di brani e scritti in momenti molto diversi e parecchio lontanio tra loro e produzioni a più mani poi raccolti in un disco, mentre la scrittura dei brani di GLITCH è avvenuta in un lasso di tempo più breve, circa due anni e mezzo, dove sia testi che produzione risultano più coesi e le idee più a fuoco. Non c'è stato un percorso vero e proprio nel senso che dietro non c'è un concept da disco ma i brani li ho scritti in frangenti e periodi diversi e tassello dopo tassello l'idea di GLITCH è nata.
3. Sembra evidente che "GLITCH I" preveda un secondo capitolo.
Raccontaci perchè hai deciso di dividere il lavoro in due parti, e quali sono, se ci sono, differenze.
Si ci sarà una seconda parte. Ho deciso di dividerlo in due parti prima di tutto per la quantità di materiale da pubblicare, avendone molto mi ha permesso di “spalmare” i tempi di pubblicazione e avere più tempo per preparare contenuti e raccontare il disco. E poi perchè ci sono brani dai toni più cupi e oscuri e altri più ottimisti e positivi, da qui l'idea di fare due parti una prima parte più light e una seconda più dark ma restando comunque coerenti con sonorità e produzione.
4. Quali sono gli artisti e la musica che ti hanno maggiormente ispirato nella stesura del disco?
Nell'ultimo periodo ho ascoltato parecchia musica elettronica come Moderat, Burial, Thom Yorke e altro, ciò sicuramente ha influito su alcuni brani specialmente nella seconda parte che uscirà più avanti, ma anche artisti dallo stampo synthpop come JoJi , Frank Ocean o Chiild per la parte più pop del disco. Musica italiana invece ne ascolto poca, specialmente di quella attuale, che può sembrare un controsenso per uno come me che la musica in italiano la fa, però è un dato di fatto.
5. Che cosa rappresenta per te questo album?
Un punto d'arrivo, uno step per passare in un certo senso oltre a quello che ho già fatto, chiudere un capitolo pubblicando brani che hanno fatto parte di un ciclo di scrittura che mi hanno permesso di evolvere come artista e come persona. Diciamo che rappresenta un passaggio al testimone tra il vecchio e il “nuovo” me, specialmente sul piano artistico e musicale. Ho necessità di altri stimoli.
6. Sei artista che non ama molto il pubblico dominio. Come ti confronti in questo senso con l'era egocentrica in cui viviamo?
Male. No scherzo, sdrammatizzo dicendo solo che la piazza “social” dei numeri, la bassissima soglia d'attenzione e la tendenza all'omologazione (musicale) non aiutano gli artisti emergenti che magari escono un po' fuori dalle righe e parlano con la propria musica e la propria arte piuttosto che con i trend del momento e i viral effect a cui oggi purtroppo tanti si aspettano invece di crearsi un percorso proprio.
7. Pensi che porterai dal vivo questo disco?
Mi piacerebbe, vediamo come andrà con l'uscita della parte due.
8. Cosa auguri all'artista che sarai tra cinque anni?
Forse la domanda più difficile. Credo di volergli augurare di vivere di musica, portarla in giro e continuare a realizzarsi ogni giorno.
Se fai le cose in cui credi davvero e le fai bene tutto il resto che verrà sarà una conseguenza.