É uscito venerdì 26 aprile 2024 su tutte le piattaforme digitali il nuovo singolo di Angelo Romano, musicista e cantautore itinerante che ha dedicato un brano al sentimento della noia, una canzone che parla di noia, ma che non vuol essere noiosa. Un nuovo capitolo che ci avvicina alla pubblicazione di un nuovo disco, e che ci svela uno spaccato di vita autobiografico dello stesso Angelo che racconta che "La noia" è stata ispirata "... da una relazione nella vita reale con una partner che trovava molte cose nella vita "noiose", me compreso probabilmente."

Angelo Romano è un cantautore dalle numerose influenze, poliglotta ed eclettico, canta in inglese quando vuole farsi capire da tutti, per rifugiarsi nel "suo" siciliano quando non ha voglia di esporsi, mentre l'italiano è una sentita via di mezzo che vedremo anche nel disco in uscita. La sua è una vita in movimento, e la sua musica si bassa su elementi di folk e post-punk, ricordando artisti come Tom Waits o Nick Cave, passando per Rino Gaetano.

Il brano, che anche se si intitola come il brano vincitore del Festival di Sanremo, con quest’ultimo ha davvero poco a che fare: forse parla di una storia personale di Angelo, ma non troppo, e forse è una critica velata al consumismo. Noi volevamo saperne di più.

1. Cosa fa di te un “cantautore itinerante”?

Intanto grazie per l’intervista! Penso che la definizione di cantautore itinerante sia legata al fatto che, come una spugna, non mi limito ad assorbire esperienze da un posto a caso, quanto piuttosto da tutti i luoghi possibili, inclusi quelli dell’anima. Non a caso questo pezzo, come tutto l’album del resto, è nato tra Berlino e Barcellona pur proveniendo in italiano da un artista come me che comunque fino ad adesso aveva sempre composto in inglese e siciliano.

2. E cosa possono avere in comune Nick Cave e Rino Gaetano?

Non molto. Nick Cave è una storia a sé artisticamente e mi considero suo umile e modestissimo discepolo; Rino Gaetano è una associazione che suppongo mi viene fatta più per uno stile nel cantare. In ogni caso, il ruolo di un artista è anche quello di prendere e rielaborare quello che è già stato fatto prima di lui, quindi niente è naturalmente in contraddizione quando si tratta di arte.

3. Dici che l’italiano è una sorta di punto di incontro. Un modo per farti capire dall’ascoltatore, senza il filtro dell’inglese o del dialetto. Quando hai iniziato a scrivere in italiano? Ti ricordi ancora la tua prima canzone scritta in italiano? Com’era?

Non avevo mai realmente scritto canzoni intere in italiano prima dell’estate del 2022; in quel periodo avevo deciso dentro di me che era ora di rientrare dopo 15 anni all’estero e pertanto avevo ritenuto opportuno che tale processo richiedesse anche l’iniziare a comporre in italiano. Da lì ho preso un appartamentino in affitto a Berlino per un mese, ho prenotato lo studio di registrazione per un paio di giorni e i pezzi sono nati tutti naturalmente. Credo che il primo pezzo in italiano ad essere nato in assoluto sia stato un pezzo dove spiego come le canzoni nascono dentro di me; sicuramente farà parte del prossimo album, anche perché ci abbiamo fatto pure un videoclip che aspetta di uscire da diversi mesi!

4. Quando hai capito che la musica avrebbe fatto parte per sempre del tuo modo di esporti?

Fin da ragazzo avevo la passione per la musica, e già da adolescente scrivevo testi e poesie, poi durante gli anni dell’università ho scoperto di avere una naturale predisposizione a suonare gli strumenti, quindi la transizione è stata naturale. La parte difficile è stata sicuramente il dover presentarmi su un palco e accettare di essere “giudicato”, ma con l’età e l’esperienza ho imparato ad apprezzare l’adrenalina del suonare pezzi propri per un pubblico di sconosciuti.

5. “La noia” è un brano “contro” la tua ex?

Come regola aurea, non scrivo mai pezzi su una persona in maniera esclusiva, anche quando è chiaro che vi è una protagonista o una “musa”. La noia del pezzo chiaramente origina da una relazione dove non ci riesce a mettersi d’accordo su dove e come andare avanti, e in questi casi si è sempre in due a fallire, che però nei fatti uso come leva per volgere uno sguardo, anche fuori dalla mia sfera sociale, dentro la superficialità crescente nelle relazioni umane, che quella sì mi trova apertamente contro.

Non a caso, il grosso del pezzo è spinto da una lista di immagini che elenco come noiose la cui interpretazione è libera per l’ascoltatore. È una canzone che, se letta da un’altra prospettiva, è persino interpretabile come una critica al consumismo, all’ostinarsi a scegliere il piacere effimero invece che apprezzarse il bello intorno a sé...