Abbiamo avuto il piacere di intervistare gli artisti Duende Duo e Moonday Quartet dell'etichetta discografica Ipogeo Records. Ci hanno parlato dei loro nuovi progetti.
Iniziamo da Duende Duo che hanno pubblicato il loro album "Ondivago".
Come è nato il Duende Duo e come avete deciso di collaborare insieme?
Il progetto nasce inizialmente dall’idea di presentare attraverso trascrizioni e arrangiamenti, brani che dal repertorio cameristico più classico, ci dessero la possibilità di esplorare momenti di improvvisazione e rielaborazioni di vario tipo. Di volta in volta, a brani di autori come Piazzolla, Villa-Lobos e Leo Brouwer, abbiamo cominciato ad aggiungere composizioni nostre, con l’intento di approfondire le possibilità di questo organico, ancora poco esplorato.
Ondivago è il vostro primo album. Potete spiegarci cosa rappresenta per voi?
Per noi questo album rappresenta un primo punto di arrivo del lavoro di ricerca e scrittura di questi anni. È stato l’occasione per far confluire tutte le possibilità musicali che abbiamo sempre indagato, cercando di far dialogare le caratteristiche espressive di chitarra, marimba e vibrafono.
Le otto composizioni dell'album abbracciano diversi linguaggi musicali. Come avete affrontato la sfida di mescolare così tanti stili differenti?
Entrambi arriviamo dagli studi classici in conservatorio, ma abbiamo sempre coltivato e approfondito lo studio di altri linguaggi altrettanto esigenti (jazz, contemporanea, pop etc..) tenendo sempre vivo un interesse trasversale per la musica. Siamo convinti che la classificazione per generi, così come proposta dal mercato, sia in realtà superata e limitante e che fra i vari linguaggi ci siano molti più elementi in comune rispetto a quelli divisivi. Quando il contesto in cui ci si trova a fare musica è libero da condizionamenti, viene abbastanza naturale lasciare confluire gli stili, gli ascolti fatti e le esperienze musicali vissute.
Ipogeo Records ha in catalogo grandi nomi del jazz nazionale e internazionale, punta allo stesso tempo su giovani promesse e nuovi gruppi jazz. Come è nato il rapporto con l'etichetta?
Dopo avere sondato diverse possibilità di pubblicazione discografica, ci ha colpito molto l’attenzione, la cura e la serietà che lo staff di Ipogeo Records ha avuto nei confronti di un progetto particolare come il nostro. Durante le chiacchierate con Filippo Cosentino (compositore e produttore Ipogeo Records), ci siamo subito accorti che poteva essere il contesto ideale dove coltivare e dare spazio alle nostre idee musicali.
Proseguiamo con Moonday Quartet che hanno pubblicato l'album Traveling Light.
Come vi siete conosciuti e come è nato il progetto Moonday Quartet?
Il progetto nasce da un’idea di Thomas Rosenfeld ed Emiliano Candida, spiriti affini che hanno scelto di unire le loro idee musicali e sociali in una band che proponesse la loro musica; ai loro strumenti, rispettivamente pianoforte e chitarra elettrica, hanno deciso di aggiungere basso elettrico e batteria, per ricreare la classica formazione in quartetto dei gruppi di jazz moderno dagli anni ’80 in poi, dove gli strumenti armonici si scambiano fluidamente il ruolo di solista e di accompagnatore. Dopo vari cambi di formazione si sono aggiunti al gruppo Matisse Berg al basso elettrico e Patrizio Balzarini alla batteria, ed è con loro che, dopo anni di lavoro di composizione, arrangiamento, e di live, si è deciso di registrare il primo lavoro in studio di registrazione.
Come descrivereste il vostro sound?
La principale ispirazione artistica è lo storico sodalizio musicale formato da Pat Metheny e Lyle Mays, ma con contaminazioni più moderne, con echi della musica di Omer Avital, Aaron Parks e Bill Frisell. La sonorità spazia tra il suono elettrico dei due strumenti a corda e la dimensione acustica di pianoforte e batteria, ed esplora proprio questo contrasto, senza rinunciare all’utilizzo di sintetizzatori o del contrabbasso in alcuni brani. Queste esplorazioni musicali rispecchiano la ricerca emotiva dei musicisti, che con la loro musica riflettono su temi sociali ed etici.
Traveling Light è il vostro primo album. Qual è stata l'ispirazione principale dietro a questo progetto?
L’ispirazione maggiore per il progetto è stata sempre la Luna; lo si vede dal nome ‘’Moonday quartet’’ e di fatto la vita del MoonDay Quartet è stata segnata dalla luna; era piena il giorno del primo incontro, la notte dell’esordio dal vivo, quando è stato registrato il primo demo, quando è iniziata la produzione del primo disco. Dietro la Luna c’e’ chiaramente tutto ciò che riguarda la sua connessione con la Natura ed il pianeta, il suo ciclo fondamentale che ogni mese si rinnova, tra crescere e decresce, inspirare ed espirare. Possiamo definire in parte che il progetto trae ispirazione dagli elementi creatrici e dalla bellezza naturale che ogni giorno ci circonda.
Il disco è composto da otto tracce. Potete spiegarci il processo creativo?
Il disco è formato da otto tracce equamente divise tra i due fondatori del progetto. Queste esplorazioni musicali rispecchiano la ricerca emotiva dei musicisti, che con la loro musica riflettono su temi sociali ed etici, sulla ricerca interiore in relazione alla società degli ultimi anni, al tempo ed alla solitudine. Poi c’è tutto il processo della creazione musicale, dalle composizioni, che vengono proposte al gruppo e poi elaborate collettivamente, con le idee di tutti che entrano nell’arrangiamento e poi nella registrazione dei brani.
State già pensando a nuovi progetti o collaborazioni future? Potete darci qualche anticipazione?
Per il momento l’intento maggiore e’ quello di poter portare il nostro progetto in vari festival jazz nazionali ed internazionali, stiamo cercando in questo periodo di lavorare al meglio sulla sua diffusione e promozione. Ci sono buone aspettative che ci spingono a pensare già ad un disco futuro, dato che diverse composizioni sono rimaste fuori dalla pubblicazione, ma per adesso e’ troppo presto per dare una realistica progettualità a questa idea, per ora vogliamo portare dal vivo questo disco.
Ipogeo Records ha in catalogo grandi nomi del jazz nazionale e internazionale, punta allo stesso tempo su giovani promesse e nuovi gruppi jazz. Come è nato il rapporto con l'etichetta?
Prima del disco abbiamo registrato una demo promozionale, proponendola a varie etichette. Ipogeo Records è stata l’etichetta che ha più apprezzato il nostro lavoro, e proposto un progetto serio e concreto, ideale per un disco d’esordio come il nostro. Essendoci riconosciuti nel loro catalogo musicale e onorati di poterne far parte, in Ipogeo Records abbiamo anche trovato collaborazione artistica e professionale, basata sull’onestà a sulla giusta attenzione al progetto. Questo sono stati i punti cardini che ci hanno convinto e che ci fanno dire soddisfatti dell’aver pubblicato il disco con loro.