La scala capovolta, il nuovo disco del compositore veneziano Enrico Brion, è un viaggio sonoro che trasforma l’ascolto in un’esperienza quasi tattile. Liberamente ispirato a Le Cosmicomiche di Italo Calvino, il lavoro è una celebrazione dell’immaginazione, sospeso tra le pieghe del tempo e dello spazio, dove il grottesco, il lirismo e l’improvvisazione si incontrano per dar vita a un universo orchestrale unico.
L’ascolto evoca un senso di meraviglia e di straniamento, come trovarsi in bilico tra una galassia lontana e un vecchio teatro di provincia. L’orchestra AstroCo(s)micOrk, con la sua formazione ricca di legni, ottoni, archi e percussioni, costruisce paesaggi sonori che si alternano tra evocazioni descrittive e improvvise fratture grottesche. I giochi ritmici, intrecciati ai temi ricorrenti, danno una struttura narrativa all’album, mentre gli episodi di improvvisazione libera offrono un respiro anarchico, quasi un’eco del caos cosmico di Calvino.
Tra i momenti più incisivi, le incursioni del duo fagotto-percussioni (Mingotto e Michieletto) regalano sprazzi di comicità surreale, spezzando la tensione lirica e conferendo un’impronta teatrale alla narrazione musicale. Il trombone di Giulio Tullio, con la sua improvvisazione libera, sembra quasi dipingere figure astratte nello spazio, mentre la voce di Franca Pullia dona una dimensione umana e malinconica al tutto.
Dal punto di vista delle influenze, La scala capovolta si muove con eleganza tra la scrittura orchestrale del Novecento, le armonie jazz e le libertà dell’improvvisazione. I flauti di Beppe Costantini e la tromba di Sean Lucariello emergono come voci soliste di straordinaria espressività, capaci di dialogare con l’ensemble e di creare momenti di intensa poesia sonora.
L’album riflette la profonda esperienza di Brion come compositore e arrangiatore, capace di integrare in modo naturale mondi apparentemente distanti. Ogni brano sembra un tassello di un mosaico, in cui il compositore ha sintetizzato trent’anni di esplorazioni musicali, dai seminari jazzistici ai più recenti studi orchestrali.
In definitiva, La scala capovolta è un’opera che emoziona e sorprende, portando l’ascoltatore a interrogarsi sul confine tra musica e narrazione. È un disco che invita a un ascolto attento e ripetuto, per cogliere la complessità di un progetto che, pur nelle sue radici intellettuali, riesce a toccare corde profonde e universali.