Maurizio Amato attraverso le sue canzoni tocca temi molto delicati, come il suicidio, la lotta contro lo sfruttamento della manodopera straniera, ma anche temi come l’amore e l’amicizia. L’autoproduzione? Oggi è una valida via percorribile dal momento che un artista è sempre più orientare ad essere lui stesso promotore della sua attività.

Ci parli dei tuoi studi musicali?

Il mio percorso formativo è iniziato intorno all’età di 12 anni circa, quando insieme mio padre, grande appassionato di musica classica e lirica, ero solito trascorrere interi pomeriggi ad ascoltare le sue opere preferite. Successivamente  frequento un corso privato di “Teoria musicale e solfeggio” e inizio a studiare “Clarinetto. All’ età di 14 anni inizio ad ascoltare ed apprezzare il rock di band come Led Zeppelin, Deep Purple, Rush, Iron Maiden, Ac/Dc, Black Sabbath  Whitesnake ecc.. che diventano i miei riferimenti musicali, quindi inizio a suonare basso elettrico come autodidatta attraverso dei “metodi per basso”per principianti. Nel corso degli anni ( da adulto ) frequento il CPM di F. Mussida a Milano  e l’AMM ( Accademia della musica moderna) a Modena dove attualmente risiedo.

E’ uscito il tuo nuovo album “From hell to a state of grace”. Com’è nato e quali sono i temi trattati?

Immediatamente dopo l’uscita del primo album “Victim & Maker” nel 2016, ispirato e colpito dai fatti di cronaca che scuotevano l’opinione pubblica di quel periodo e non solo,  inizia la scrittura dei primi testi di quello che diventerà il secondo album “From hell to a state of grace”, pubblicato il 20 gennaio 2019 attraverso la piattaforma multimediale  “spinnup.com”e disponibile sui principali digital store ( Spotify, Deezer, Apple music..ecc).12 tracce in cui vengono trattati temi come il terrorismo internazionale” di “Spread the terror” (ispirato agli attentati di Parigi nel 2015 alla sede del giornale satirico “Charlie Hebdo” e al teatro Bataclan), la lotta contro lo sfruttamento della manodopera straniera in “ 4 o’clock in the morning”, la lotta contro il cancroin “ Fight”dedicata ad un amico musicista, il suicidio assistito in “From hell to a state of grace” (ispirato allastoria di “Dj Fabo” e ad una personale”), ma anchel’amore in “A night in Trogir”, l’amicizia in “People in my world” e un tributo personale al grande David Bowie in “ My muse goes away”.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Il mio futuro inizia da una forte proiezione nel presente e nel quotidiano, in cui la “MUSICA” è elemento trainante. Quindi conto di continuare a scrivere la mia musica ( ho iniziato ad editare alcune tracce del prox album) attraverso la quale esprimermi e continuare a sperimentare, ma soprattutto conto di trovare la strada giusta per poter arrivare al grande pubblico.

Autoproduzione oggi. Qual è la tua visione?

Credo che sia una delle poche strade percorribili in un mondo discografico totalmente rivoluzionato. Non esiste più chi investe nei nuovi talenti come una volta, per cui ogni musicista è obbligato a conoscere o a imparare tutto ciò che riguarda l’home recording e tanto più è bravo, tanto più riesce a creare produzioni di qualità e originali senza impiegare grosse risorse. Per cui l’artista diventa anche produttore, editore e promotore di se stesso.

Riguardo la diffusione della musica inedita. Quali sono le difficoltà per un cantautore che vuole proporre la propria musica ai locali, club, eventi live?

Le difficoltà sono più che altro legate alla mentalità purtroppo diffusa da parte di alcuni gestori, non tutti per fortuna, ma ancora troppi, che preferiscono organizzare i propri eventi live con cover band di vario tipo e più o meno sempre le stesse, che garantiscono risultati certi in termini di guadagni. Organizzare eventi live con band sconosciute è sempre un rischio. Ne consegue che anche le band con progetti inediti spesso sono costrette ad inserire delle cover. Tuttavia, rimango del parere che i propri obbiettivi e le proprie aspirazioni vanno perseguiti lo stesso con tenacia e determinazione. Ma non è affatto semplice.

Com’è il tuo rapporto con il web e i social?

La vera sfida oggi è come ci si presente sui social e sul web. Chi ha un progetto non può non esserci, se non ci sei non esisti, non hai grandi opportunità di farti conoscere e anche quando hai l’opportunità di suonare e fare tante date, il consolidamento della tua pseudo popolarità avviene sui social attraverso i “Like”, i commenti, le discussioni ecc… Quindi anche io sono molto presente e cerco di curare i social al meglio che posso. Ma anche il mio sito (dimhproject.com) dove pubblico tutto quello che riguarda la mia attività, album ,video, bio, recensioni varie, live.

Come vedi il futuro della musica?

Credo e spero che si torni il più possibile alla musica “suonata” non creata in studio esclusivamente per massimizzare i profitti. Ovviamente sono di parte !!!