E' uscito il video del nuovo singolo “Respirare" del cantautore Erricorù, tratto dal suo primo EP.

Quali sono state le esperienze che ti hanno maggiormente formato?

Vengo da una lunga gavetta, fatta di serate, cover band, eventi vari e più in generale qualsiasi esperienza possibile nel mondo della musica. Credo che ognuna di loro, ogni musicista con cui ho suonato, ogni maestro che ho incontrato, mi abbiamo lasciato qualcosa o meglio da ognuno di loro credo di aver preso qualcosa che uso poi nella scrittura dei miei brani.

È uscito il tuo nuovo singolo “Respirare”, accompagnato da un videoclip. Ce ne vuoi parlare?

“Respirare” è il mio primo singolo ed è un brano frutto di contrapposizioni. È lo scontro da cui si genera la vita, il respiro. Tempo fa, più in generale, cercavo di esprimere queste contraddizioni chiudendole in compartimenti stagni. Fino a quanto mi hanno detto: “ma perché non metti tutto a sistema”. La parola sistema è molto importante per me. È la struttura che tiene assieme il tutto. E quella struttura siamo noi stessi. Ad un certo punto ho deciso che era giusto metterci la faccia e non era più il tempo e non era più giusto tenere separata l’anima rock dalla melodia, la chitarra dalla voce. Il video è girato da Atelier Multimediale tra Ischia e Bagnoli, con Leonardo Bilardi e la partecipazione di Alice Valentino, Alessandra Bovino e Francesca Impagliazzo. È girato con un ritmo frenetico che poi, piano piano, rallenta. Per dirla con gli autori, a cui ho lasciato ampia libertà interpretativa, “le relazioni tra i personaggi vivono un senso di continuità che intreccia passato, presente e futuro attraverso un gesto, uno sguardo o attraverso il mare stesso, che nelle sue infinite trasformazioni rende corpo unico isole e terre lontane”.

Fa parte del tuo nuovo EP. Ci puoi raccontare qualche aneddoto?

Ho scelto 5 brani che mi rappresentano particolarmente e strettamente connessi ma tuttavia registrati in periodi differenti e con amici musicisti diversi, tutti provenienti da mie precedenti esperienze. Ho iniziato a suonare e scrivere canzoni poco più che adolescente, verso la fine degli anni 90. E da allora ho accumulato testi, melodie e armonie che hanno assunto poco alla volta la forma di canzoni. Costruzioni Terapeutiche vol. 1 è dunque la mia personale antologia. Un’antologia di brani venuta fuori dallo scontrarsi tra la parte sinistra e quella destra del mio cervello.

Quanto conta secondo te la passione, la costanza e la motivazione per avviare una carriera musicale?

Oggi credo che siano caratteristiche importanti in tutti gli ambiti di lavoro non solo per la musica; il mondo è cambiato e dobbiamo adattarci spesso rispetto a prima, i percorsi vanno al contrario non è sempre tutto conseguenziale come ci si può aspettare ed una dose di casualità nel successo è determinante.

Qual è il messaggio che vuoi comunicare attraverso le tue canzoni?

Più che un messaggio una missione. Ovvero ricercare le note giuste, l’armonia perfetta, il testo autentico. Scrivere canzoni come costruire edifici: scegliere con cura le note, il contrappunto delle voci, le parti degli strumenti, le cadenze armoniche. Scrivere canzoni come una seduta di terapia: in cui le parole escono dall’inconscio, nella lingua in cui trovano sfogo, per giustapposizione di sentimenti, per sciogliere nodi.

Com’è il tuo rapporto con il web e i social?

Credo che i social ed il web a volte siano troppo veloci ed immediati per approfondire dei pensieri, degli ascolti. Credo molto nella riflessione ma comprendo che oggi non si possa prescindere dall’immediatezza della comunicazione. Pertanto, dal primo momento ho chiesto l’aiuto a persone competenti e del mestiere per essere aiutato a districarmi nel complesso mondo dei “like” e dei “post”. Ho una squadra fantastica che ringrazio in continuazione soprattutto per la pazienza nei miei confronti e delle mie insofferenze social.

Cosa dobbiamo aspettarci per il futuro?

A breve uscirà la ri-edizione dell’unico disco, ad ora, del progetto in cui suonavo in precedenza e a cui tengo di più, i Metaverso. L’album, un concept intitolato “Oneness” e formato da 7 brani, era già stato diffuso “clandestinamente” nel 2014 in poche copie e su youtube, ma senza promuoverlo. Poi da lì a poco ci siamo allontanati ma è sempre rimasto un rimpianto per quelle canzoni che abbiamo fatto conoscere poco. Pertanto, con l’etichetta con cui collaboro attualmente, la Monkey Records e con Diego Olimpo, abbiamo scelto di rimettere mano a quel prodotto e di remixarlo e rimasterizzarlo, per poi pubblicarlo su tutti i canali. Successivamente inizieremo a lavorare sul secondo volume di “Costruzioni Terapeutiche”, con l’avvio delle fasi di preproduzione. Spero di poter far sentire qualcosa di nuovo entro la fine di quest’anno.