Nasby & Crosh è una band new folk milanese. Il loro tour doveva iniziare a febbraio 2020 per presentare il loro nuovo EP "Hush beyond the storm", ma a causa di questo periodo delicato che l'Italia sta vivendo, è stato posticipato.


Com'è nata la vostra band? Che musica fate?

Tutto nasce quasi per gioco a fine anni Duemila, nelle sembianze di un duo acustico di cover folk/rock. Col tempo abbiamo raggiunto la formazione attuale e abbiamo contaminato tutto con del sano pop.

Quali sono state le tappe più importanti del vostro percorso musicale?

Dopo aver pubblicato quasi per gioco il nostro primo EP "Quiet Before The Storm" nel 2014, nel 2017 qualche momento importante lo abbiamo vissuto, in versione quartetto, sui palchi milanesi dell'Ostello Bello e del Memo Restaurant. Lì ci siamo resi conto del nostro potenziale live, riuscendo anche grazie a un contest a finire sulle pagine di Classic Rock Italia e arrivando poi a pubblicare il secondo EP "Here Comes The Storm" nel 2018. Il 2019 è stato infine l'anno fondamentale della produzione di questo ultimo capitolo della nostra trilogia.

E' uscito il vostro nuovo EP “Hush beyond the storm”. Ce ne volete parlare?

Hush (come siamo soliti abbreviarlo affettuosamente) rappresenta ciò che abbiamo imparato di noi stessi e del mondo che ci circonda nel corso di questi 7 anni di musica. È un disco sincero e quasi saggio, con cui abbiamo voluto mostrare quanta fatica ci vuole per raggiungere un equilibrio tra ciò che dalla vita si desidera e ciò che si può ottenere. Studiato col cervello, suonato con la pancia e prodotto col cuore.

Qual è il messaggio che volete comunicare attraverso le vostre canzoni?

Onestamente non abbiamo mai pensato a un vero e proprio messaggio da lanciare a chi ci ascolta, le nostre canzoni sono dei dipinti di emozioni, sensazioni e sentimenti. Ma, soffermandoci sui testi, probabilmente una cosa importante viene fuori: nessuno di noi su questo pianeta è solo ed ogni sua parola e azione ha un effetto sulla vita di chi gli sta accanto. Dobbiamo ricordarcelo sempre, perché vivere non è altro che giocare a shanghai tra le conseguenze delle proprie scelte.

Cosa pensate della situazione attuale riguardante i concerti?

Siamo dell'idea, a nostro discapito, che lo stop imposto a situazioni di aggregazione come i concerti sia sacrosanto in virtù del rischio che stiamo affrontando e che soprattutto stanno correndo le persone più deboli. Questa epidemia è piombata proprio nel momento cruciale per noi, l'uscita di Hush, ed è brutto non sapere quando potremo tornare sul palco a divertirci e divertire. Tra le incertezze e le paure vogliamo però meditare su come tutto questo, una volta finito, possa trasformarsi in una opportunità anziché un ostacolo. Ci piacerebbe che la gente, dopo il sacrificio di chiudersi in casa per il bene comune, si renda conto quanto per un particolare settore, quello della musica dal vivo e dell'arte emergente in generale, questo sacrificio sia stato enorme. Che ripopoli club musicali, concerti in piazza, mostre e teatri. Facendo rinascere un mondo che era già in difficoltà perché ci si stava dimenticando di quanto renda la nostra vita migliore.

Ci sono degli artisti a cui vi ispirate per la vostra musica?

Beh, la nostra "ragione sociale" ovviamente dà già un'idea di quanto possano ispirarci artisti come David Crosby e Graham Nash, senza dimenticare Stephen Stills e Neil Young.Sempre dal passato poi ci lasciamo influenzare da James Taylor, Eagles e Simon & Garfunkel, mischiando il tutto con qualcosa di più attuale come Kings of Convenience, Blackfield e Mumford and Sons.

Quali sono i pro e i contro dell'era digitale?

I pro sono indubbiamente legati a internet, alla distribuzione e alla facile fruibilità di contenuti: potenzialmente facendo un click da casa puoi fare in modo che la tua musica arrivi ovunque nel mondo. Non solo: l'era digitale ha anche reso più accessibile a tutti la possibilità di produrre musica: i nostri primi due EP li abbiamo registrati e prodotti noi stessi, cosa impensabile una trentina di anni fa. I contro sono legati in realtà alle stesse cose, sono il rovescio della medaglia: troppa fruibilità genera bulimia di contenuti, è un continuo ascolto "usa e getta", di un progetto musicale colpisce solo la sua viralità. Ed è un peccato, perché rimane ogni giorno senza ascoltare musica emergente davvero di grande valore.

Come vedete il futuro della musica?

È davvero difficile farsi un'idea. Ma una cosa, qua in Italia, è certa: alla musica non viene dato il giusto valore culturale e sociale. Ad esempio, non è giusto che nei licei italiani si studi chi ha dipinto la Gioconda e non i Beatles. Ascoltiamo musica tutti i giorni ed è parte integrante della nostra vita, ma per tanti è come guardare "un film cecoslovacco con sottotitoli in tedesco". La musica va capita, altrimenti non può emergere la qualità. E se la qualità non emerge, la crisi attuale peggiorerà sempre più.