Stefano Fanini è uno di quei musicisti che ha dato molto valore allo studio e alla conoscenza. ‘’La fame di conoscenza era veramente forte’’ ha affermato, studiando la musica sia dal punto di vista pratico dello strumento che dal punto di vista teorico, tanto da laurearsi con una tesi sul rapporto musica – politica.

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Quali musicisti ti hanno maggiormente influenzato nella tua carriera musicale?

Sono cresciuto ascoltando voracemente i dischi dei Pink Floyd, dei Dire Straits, dei Jethro Tull. Mi affascinava la cura del suono e "il peso" qualitativo attribuito ad ogni singola nota da chitarristi come David Gilmour e da Mark Knopfler. Il basso poi dei Pink Floyd mi ha sempre fatto sognare: assaporavo ogni nota di basso del grande Roger Waters, prima, e di Guy Pratt dopo. Un altro musicista che mi ha sempre molto affascinato, sia come bassista che come cantante e autore, è stato Sting: incredibile la sua capacità di creare musica "essenziale" ma allo stesso tempo estremamente ricercata e raffinata. Ovviamente, da bassista, è inutile dire che abbiano esercitato su di me una grande influenza i grandi esponenti dello strumento come Jaco Pastorius e John Patitucci.

Quali sono le esperienze formative maturate?

Il mio percorso musicale è iniziato ad 8 anni da fisarmonicista: ancora ringrazio il mio primo insegnante Roano Pollini che mi ha saputo trasmettere fin da bambino l'amore per la Bellezza, l'importanza dello studio della teoria e dell'armonia, oltreché la volontà di restituire dignità ad uno strumento come la fisarmonica che (ora molto meno) spesso veniva relegata a mero strumento per l'esecuzione di brani di musica da ballo. Solo da grande sono riuscito ad apprezzare, con consapevolezza, il dono dell'essermi avvicinato alla musica classica con lo studio di brani di Mozart, Beethoven, ecc. Dopo il diploma di teoria e solfeggio (avevo circa 14 anni) ho avviato un percorso formativo sul basso da autodidatta facendo tesoro delle conoscenze e dell'esperienza che il mio primo Maestro mi aveva trasmesso. Ho iniziato quindi ad ascoltare e trascrivere musica dai dischi: ogni assolo di chitarra, di basso, di sax, di tastiere era l'occasione buona per apprendere il linguaggio e gli stilemi dei vari generi musicali: conservo molto gelosamente il book con tutte le trascrizioni. Sembrerà strano, ma fino a non molti anni fa, non era così facile come ora trovare tutorial, spartiti, lezioni on-line, ecc. La "fame di conoscenza" era veramente forte: ricordo ancora l'entusiasmo e lo stupore di quando per puro caso (forse avevo 16/17 anni) trovai un book con tutti i brani di Pastorius e spesi le 50.000 lire guadagnate la sera prima suonando in una piazza per comprarmelo! In seguito il mio percorso formativo, intorno ai 20 anni, è proseguito con i più grandi esponenti dello strumento in Italia e all'estero: ho studiato con Massimo Moriconi, Cesare Chiodo, Pippo Matino, Marco Siniscalco, Paolo Costa. Ho inoltre preso lezioni di armonia e improvvisazione jazz dal grande Ramberto Ciammarughi, ho frequentato le clinics delle Berklee Summer School at Umbria Jazz, ho partecipato a seminari tenuti da John Patitucci, Stefano Bollani, Mirko Guerrini, ecc. Intorno ai 25 anni ho iniziato a suonare il contrabbasso con i Maestri Graziano Brufani e Daniele Mencarelli. Nel 2006 ho conseguito il titolo di "Esperto dell'esecuzione musicale" a seguito di un corso di alta formazione (250 ore) tenuto da Dick Halligan (Blood Sweet and Tears, autore di colonne sonore e vincitore di molti grammy awards negli Usa) e Salvatore Corazza.

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E quelle professionali maggiormente significative?

Ho iniziato a suonare quando avevo 14 anni. Da lì la musica non è mai mancata nella mia vita. Ho suonato in tantissime band i generi musicali più disparati: dal blues al rock, dal pop al jazz, dalle colonne sonore alla world music. Sicuramente le esperienze più significative le ho vissute condividendo il palco con musicisti di grande valore soprattutto in ambito jazz: Manuel Magrini, Sade Mangiaracina, Gianni Coscia, ecc. Molto bello è stato essere finalista al Jazz Up Festival di Viterbo nel 2008 in qualità di compositore con il mio brano "Jazz song for a japanese girl". Come altrettanto bello è stato suonare con Manuel Magrini e Francesco Speziali (Capolinea Trio) alla Casa del Jazz di Roma ed essere presentati come uno dei gruppi emergenti del jazz italiano. Attualmente sto avendo delle belle soddisfazioni grazie alla collaborazione con due bravissimi chitarristi. In duo con il chitarrista Fausto Perticoni eseguiamo standard jazz rivisitati in chiave lounge. In duo con il chitarrista acustico Fabrizio Fanini (mio fratello) eseguiamo sia brani originali che rivisitazioni in chiave acustica/fingerstyle di brani che hanno segnato la storia della musica. Nel Giugno 2017 ho suonato nel disco di Fabrizio registrando 4 tracce del suo disco "Jerusalem": a breve uscirà il video di una nostra rilettura del celeberrimo brano dei Weather Report "Birdland".

Sei laureato in Scienze politiche, con una tesi sul rapporto musica - politica. Ce ne vuoi parlare?

La tesi di laurea ha rappresentato un momento molto entusiasmante del mio percorso musicale e di vita: una sorta di sintesi tra due mondi (quello degli studi universitari e quello della musica) che convivevano in me, ma che attendevano di parlarsi. Il lavoro svolto per l'elaborazione della tesi mi ha imposto di interrogarmi sul senso e sul significato della musica nel suo rapporto con la società. E' stato un approfondimento molto arricchente che ha cambiato il mio approccio alla musica. Capire che la musica è "specchio di verità" (Marx), "espressione dello spirito oggettivo" (Simmel) non può lasciarti indifferente. E a ben riflettere nulla come musica ti cala nella realtà delle cose: la musica più di ogni altra arte riesce a parlare direttamente al cuore, basta vedere un film per rendersi conto di quello che dico. La musica, ben prima delle immagini, riesce a calarti nell'atmosfera che il regista intende creare. Ascoltare la musica del '500, del '600 o di qualsiasi altra epoca storica ti fa entrare nel clima, nel mood, prima delle parole scritte nei libri di storia, prima delle immagini fissate in un quadro. Quindi è un linguaggio diretto, immediato (nel senso di non-mediato) che trasmette direttamente l'essenza di un'epoca, di un popolo, di una situazione. Pertanto ascoltare musica non è solo rilassarsi, distrarsi, contemplare la bellezza, ecc. ma significa anche entrare in contatto con la realtà delle cose in via "non mediata". Nella mia tesi ho affrontato le musiche nelle sottoculture giovanili. Sulla base di ciò che ho appena detto, le espressioni musicali di ogni tempo devono essere ascoltate ed interpretate da chi all'interno di una società detiene il potere in quanto possono essere lo specchio di un pezzo di verità, il sintomo di un malessere sociale, il campanello di allarme di un problema sociale.

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Qual'è la tua visione della musica attuale?

La musica per me deve esprimere bellezza ed energia. A prescindere dal genere che si suona. Concepire la musica come "espressione dello spirito oggettivo" ti impone di mettere da parte il proprio ego: mettere da parte te stesso per esprimere quel pezzo di verità e di bellezza di cui ognuno di noi è portatore. In questa fase della mia vita mi piace curare il suono del contrabbasso, esercitarmi per far uscire il suono, per far sentire ogni vibrazione dello strumento: il legno, il metallo delle corde, lo sfregamento delle dita, il "corpo" della cassa armonica; quando suono in gruppo mi piace cercare una sintonia, un'equilibrio con i musicisti, cercare una miscela sonora appagante, stabilire un feeling.

Che consigli daresti a un giovane musicista?

Di studiare. Ma soprattutto di curare gli aspetti "intangibili" della musica. Gli direi quello che i miei grandi insegnanti hanno detto a me: "non suonare per far vedere quanto sono bravo...ma suona per far emerge quanto di bello c'è nella musica".

Hai suonato in diverse formazioni, hai alle spalle molti concerti, quali sono i tuoi progetti futuri?

Sicuramente continuare a suonare con Fausto Perticoni e con Fabrizio Fanini. Come tutti i musicisti, penso, il mio sogno è quello di suonare con grandi musicisti: il mio sogno è di condividere il palco con musicisti che hanno la straordinaria capacità di "innalzarti".

Qual'è il tuo rapporto con il web e i social?

Come dicevo prima i social e il web hanno messo a disposizione di tutti noi una quantità di conoscenze e di informazioni che quando ero bambino io non erano disponibili. Ritengo che a fronte di tale sovrabbondanza di informazioni e conoscenze, bisogna imparare da un lato ad essere selettivi cioè essere capaci di isolare ciò che è falso da ciò che è vero, ciò che è buono da ciò che non vale nulla (o, peggio, può essere dannoso). Dall'altro i social sono capaci di offrire, a poco prezzo, momenti di celebrità o occasioni di promozione della propria attività: tuttavia se a fronte di un'ottima promozione non c'è una preparazione culturale e personale e un prodotto valido alla base tali mezzi possono farti "bruciare" molto velocemente e trasformarti in una meteora.

Cosa pensi di una piattaforma musicale come soundfeat?

Penso che sia un'ottima vetrina per un musicista, un ottimo strumento di promozione e di networking. Un luogo di confronto, un posto "virtuale" dove incontrare musicisti e dove far crescere relazioni che, spero, possano diventare gruppi musicali veri e non solo virtuali!

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