Stefano Pavone è chitarrista e insegnante. Dopo esperienze in varie formazioni, live e il suo lavoro da turnista, continua il suo percorso musicale con l’uso sempre maggiore di nuovi strumenti portati dal web.

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Quali sono i musicisti che ti hanno influenzato? E cosa ascolti oggi?

Mi sono avvicinato alla chitarra intorno ai 15 anni ispirato dai chitarristi hard rock/metal: su tutti Dave Murray degli Iron Maiden e John Petrucci dei Dream Theater. Gli anni di studio a Bari con Alex Milella e quelli qui a Parma con Luca Colombo e Diego Donati mi hanno invece fatto conoscere un fantastico mondo musicale come la Fusion. Attualmente i chitarristi che ascolto maggiormente e ai quali provo ad ispirarmi sono Greg Howe, Guthrie Govan, Frank Gambale, ma anche la scuola Fusion italiana capitanata da Umberto Fiorentino.

Hai seguito due strade differenti di formazione: Sei laureato in Chitarra Jazz (ind. Popular Music) presso il Conservatorio Statale di Musica "Arrigo Boito"e sei laureato in Scienza e Tecnologia per la Diagnostica e la Conservazione dei Beni Culturali presso l'Università degli Studi di Bari. Come mai la scelta di due indirizzi differenti? Come hai coniugato entrambi gli studi?

Li ho coniugati seguendoli in momenti diversi: dopo il diploma espressi la volontà d’intraprendere un percorso di studi di stampo musicale ma, un po’ la scarsa offerta formativa presente all’epoca nella mia città e un po’ lo scetticismo della mia famiglia verso le mie ambizioni da musicista, mi fecero scegliere un percorso di studi scientifico con la speranza di riuscire a portare avanti anche i miei obiettivi musicali. Intanto, a Parma, stava aprendo il triennio Pop diretto da Luca Colombo, uno dei miei riferimenti per quel che riguarda la professione del session-man. A giugno 2013 ho sostenuto l’esame di ammissione, il 23/10 dello stesso anno discutevo la mia tesi di laurea a Bari e, dieci giorni dopo, ero già in aula a Parma per le prime lezioni.

Sei anche docente di chitarra. Cosa pensi della didattica on line? Ti sei mai cimentato in questa direzione?

Credo sia un aspetto della didattica con il quale chiunque insegni deve necessariamente fare i conti. I potenziali studenti passano sempre più ore a scuola tra lezioni, laboratori e progetti. In più la recente crisi economica ha destato serie preoccupazioni nei genitori al punto da indurre molti di essi ad iscrivere i propri figli ai più svariati corsi per far si che arrivino quanto più preparati all’appuntamento con il mondo del lavoro. Questo ha anche però drasticamente ridotto il tempo dedicato al normale svago. Ecco, in questo la didattica online gioca un ruolo utile ed è una realtà con la quale sono entrato in contatto grazie al portale Yalp.io sul quale sono presente come insegnante e attraverso il quale, con una connessione internet e una webcam, si può apprendere stando in casa.

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Qual'è la tua attuale attività di musicista?

Collaboro con diverse formazioni (dai “Dodimatto”, una party-band anni 70/80 e 90 ai "Viva Liga", tributo a Luciano Ligabue) e, da qualche mese, anche con un’orchestra di musica da ballo (Orchestra Marco & Alice) che, oltre alle numerose date in giro per il nord-Italia (60 solo da gennaio a fine agosto), mi sta dando l’opportunità di crescere sul profilo professionale grazie alla varietà di generi che si suonano in una serata e ai ritmi della stessa che richiedono una spiccata capacità di problem solving (dal calcolare il tempo necessario per un cambio chitarra a quello, quando capita, che serve a sostituire una corda spezzata), e all’elevato tasso attenzione per quel che si esegue e per i suoni utilizzati.
I ballerini sono molto esigenti e se qualcosa non va non lo mandando a dire.

Come vedi il futuro della musica?

Vorrei vederlo roseo, ma non è esattamente così. La mia principale ambizione è ancora quella di diventare un session-man ma, ahimè, è bene misurarsi con la realtà: il lavoro in studio è calato a causa dello sviluppo di nuovi plugin che, con il passare del tempo, acquistano sempre maggiore realismo. Quello live è fortemente condizionato dai budget sempre più risicati che favoriscono l’uso di sequenze al posto di una band completa sul palco retrocedendo questa, in alcuni casi, ad essere parte dell’arredo. A far da contorno ci sono anche le mode musicali attuali e l’abitudine di non comprare i dischi: perchè una major dovrebbe investire sulla qualità nel registrare un disco quando il target medio è il soggetto che ascolta musica in mp3 super-compresso dall’altoparlante dell’iPhone? Da musicista e nel rispetto del mio percorso di studi continuo ad essere speranzoso su una futura maggiore considerazione per chi fa musica e chi la suona.

In che modo usi il web e i social per il tuo lavoro di musicista?

Da un anno ho aperto un canale You Tube sul quale carico delle video-dimostrazioni di alcuni dei suoni che si possono ottenere con Helix, il processore multi-effetto di casa Line6, al termine delle quali condivido il preset gratuitamente. Attualmente conta 1200 iscritti ma, per fortuna, il trend è in crescita e questo significa che il format proposto piace. Parallelamente alle demo, realizzo (sempre per Helix) preset su commissione che è possibile trovare in vendita sulla mia piattaforma di e-commerce. Il web è importante anche per stringere collaborazioni, per la musica suonata e non solo, come quella che porto avanti con Live Ready Sound, azienda americana che sviluppa Impulse Response, ovvero delle “fotografie” che riproducono la risposta di una cassa per chitarra (o basso) racchiuse in file audio utilizzabili sui nostri processori digitali. Insomma, il web è fondamentale, così come i social che sono la nostra "vita 2.0” e che hanno permesso l’escalation di nuovi guitar hero e di nuove figure legate al mondo della chitarra. Basti pensare a Marco Fanton e Alessandro Barbetti (The Gas Tube82) per restare in Italia o a Glenn DeLaune, e Jason Sadites guardano oltreoceano.

Sei iscritto su soundfeat. Cosa pensi di questa piattaforma musicale?

Penso che in un momento storico nel quale la cultura, perché di cultura si parla, non trova spazi che ne consentano l’espressione e la fruizione, uno spazio come SoundFeat si rivela vincente, perchè permette a tanti musicisti di essere in contatto condividendo performance e stringendo collaborazioni. In più l’integrazione con Facebook fa si che questa vetrina sia globale e non limitata agli utenti iscritti, garantendo massima diffusione e visibilità. Davvero una bella trovata!

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