Cioko Alessandro è un cantautore italiano. "Angeli nella gabbia" è il suo nuovo EP.

Cos’è la musica per te?

Quando ho iniziato a studiare canto e scrivere canzoni (8 anni fa n.d.r) la musica rappresentava la finalizzazione del mio percorso artistico iniziato con la danza e proseguito con la recitazione. Negli anni e con l’esperienza raccolta, scrivere canzoni è diventata un’esigenza personale di espressione e pensiero.

Quali sono state le esperienze che ti hanno maggiormente formato?

La musica ha sempre rappresentato per me il mio angolo di paradiso. Dapprima con i vinili poi i cd e infine con i file digitali. La mia vita è sempre stata scandita da note, ritmo e melodia che hanno fatto da colonna sonora ai miei ricordi. Le esperienze in teatro dove ho potuto esprimermi al 100% come ballerino, coreografo, attore e cantante sono state sicuramente quelle più formative. Essere stato scelto per interpretare il ruolo che ho sempre ammirato da bambino (lo spazzacamino di Mary Poppins) in uno spettacolo della mia compagnia teatrale ha rappresentato per me la realizzazione di un meraviglioso sogno e un’importante obbiettivo raggiunto.

E' uscito il tuo EP “Angeli nella Gabbia”. Ce ne vuoi parlare?

“Angeli in gabbia” è il primo di una trilogia di EP che usciranno durante questo 2021. Fanno parte del progetto musicale che ho chiamato “CK ULTRA”, un concept album che affronta il tema della resilienza in tutte le sue forme e fasi. È il primo progetto dove firmo anche la musica e quindi lo sento mio al 100%. Ho curato totalmente la produzione e le canzoni che sono uscite da questo periodo di pandemia sono arrivate sul foglio come da un’altra dimensione. La copertina sarà uguale per tutti e tre gli ep con la sola differenza del colore degli occhi e della farfalla posta a livello della bocca che ha una simbologia in natura: Farfalla Arancione: ("Angeli in gabbia", EP uscito a maggio) simboleggia l’ottimismo. Farfalla Blu: ("Summer lockdown", EP in uscita a giugno) simboleggia la realizzazione dei sogni e non arrendersi di fronte alle difficoltà. Farfalla Verde: ("Non dire no", EP in uscita a settembre) è un presagio di buona fortuna, crescita e abbondanza.

Quanto conta secondo te la passione, la costanza e la motivazione per avviare una carriera musicale?

Oggi creare e proporre musica è diventato più semplice che in passato. Prima in mancanza di una casa discografica di supporto, l’obbiettivo di poter pubblicare una canzone era solo un’utopia irraggiungibile. Oggi con internet e l’arrivo dei negozi digitali anche un cantautore senza nessun supporto con un pò di impegno, un piccolo budget e tanta passione e costanza può realizzare qualcosa di personale e competitivo. Ovviamente occorre come in tutte le cose un pò di sacrificio, molto studio e tanta dedizione. Il segreto è quello di non perdere mai la voglia di sorprendere e sorprendersi.

Qual è il messaggio che vuoi comunicare attraverso le tue canzoni?

Nelle mie canzoni ho affrontato temi importanti e a volte scomodi come l’omofobia, il bullismo, la violenza sulle donne, guerra, povertà, sempre cercando di non cadere nel patetico o nello sfruttamento della causa. Ho un’esperienza di vita tale da poter raccontare in modo positivo la realtà cercando di sensibilizzare e abbracciare i cuori di chi avrà la voglia di ascoltare la mia musica.

Com'è il tuo rapporto con il web e i social?

Lavorando nell’ambito dell’advertising in rete, i social sono fondamentali sia per il servizio di pubblicità dei miei progetti, sia per mantenere contatti con i miei follower. Credo sia importante utilizzare la tecnologia a proprio vantaggio senza eccedere nell’ossessione e nella mania.

Cosa dobbiamo aspettarci per il futuro della musica?

Per quanto riguarda la mia musica sicuramente finché avrò qualcosa da dire e le possibilità per farlo, continuerò questa avventura; quando un giorno non avrò più ispirazioni e idee da esprimere, molto probabilmente mi rimarranno tanti bei ricordi e canzoni che rappresentano pezzi della mia vita. Riguardo alla musica in generale mi aspetto sempre più sperimentazione e l’abbandono della figura del cantante vista come irraggiungibile e “divistica”, ma molto più alla portata di tutti, con storie da raccontare che rappresentino sempre di più le persone.