Francesca Giordanino e Marco De Masi fanno parte del Duo Max Planck. La sperimentazione e la ricerca di molteplici modi espressivi sono fattori importanti nel loro progetto "Il quinto elemento".

Come è nato il vostro duo? Che musica fate?

Il Duo Max Planck ha avuto origine dalla forte esigenza di esprimere un valore culturale e umano attraverso la musica. Il proposito madre che ha spinto me e il M° De Masi a creare questo sodalizio artistico ha dunque molto a che fare con ragioni coscienziali ed etiche prima ancora che professionali. Credo che in un periodo storico così controverso, dare voce allo spirito e alle sue molteplici espressioni sia la chiave con cui poter accedere nuovamente ad un mondo in cui l’empatia e il rispetto tornino ad essere i valori centrali intorno a cui costruire la società. E’ in quest’ottica che il Duo Max Planck ha preso forma ed è sempre in quest’ottica che si è dato un nome così atipico per il mondo musicale. Max Planck, fisico tedesco vissuto a cavallo tra il XIX e il XX secolo, è stato il fondatore della fisica quantistica, una scienza che ad oggi non viene insegnata nelle scuole ma che di fatto sovverte la visione materialistica del mondo in cui viviamo. Essa ci dice che la coscienza umana - per quanto incredibile ciò possa sembrare - ha un impatto sulla realtà, non solo di carattere meramente psicologico ma materico, fisico. In qualche modo complesso e ancora in via di definizione, ci suggerisce che i nostri pensieri e le nostre emozioni creano l’universo in cui ci muoviamo. Ecco perché - in quanto musicisti - noi ci poniamo l’alto obiettivo di portare un messaggio fatto di armonia e bellezza, consci che - in qualche misura - il nostro operato avrà una risonanza nelle anime e nelle vite degli spettatori, anche al di là della sala da concerto. Per esprimere appieno questi valori, oltre ad esibirci in concerti di stampo classico in cui eseguiamo brani di repertorio per violino e violoncello, abbiamo creato uno spettacolo intitolato “Il Quinto Elemento”: esso prevede, oltre al duo strumentale, la presenza in scena di un attore che si fa voce narrante di un testo da me interamente composto per questa rappresentazione. La narrazione delle gesta del Quinto Elemento - un eroe trascendente che si incarna lungo il percorso nei quattro elementi che danno forma al nostro mondo - prevede la proiezione di immagini evocative, effetti sonori e l’esecuzione di brani per violino e violoncello di autori classici quali Bach e Ravel e di autori contemporanei quali Astor Piazzolla, grazie agli arrangiamenti composti in esclusiva per il Duo Max Planck dal M° Stefano Cabrera. Attraverso l’utilizzo di forme artistiche differenti, lo spettacolo offre dunque allo spettatore la possibilità di vivere un viaggio esperienziale unico e multiforme che andrà a catalizzare una visione interiore del proprio personale cammino sulla Terra.

Quali sono state le esperienze che vi hanno maggiormente formato?

A livello individuale, sia io che il M° De Masi abbiamo avuto la fortuna di vivere straordinarie esperienze professionali di altissimo livello. Entrambi abbiamo fatto parte dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e del Teatro dell’Opera di Roma, con cui nel 2014 ci siamo recati in tournée in Giappone diretti dal M° Riccardo Muti. Per quanto mi riguarda, i momenti formativi per eccellenza sono stati: il mio debutto a 20 anni come solista presso la Sala Verdi di Milano accompagnata dall’orchestra “I Pomeriggi Musicali”, ricoprire il ruolo di primo violino nell’Orchestra Sinfonica di Roma durante un memorabile concerto avvenuto presso la prestigiosa Sala Conciliazione accompagnando il celebre violinista Shlomo Mintz nel concerto per violino e orchestra di Mendelssohn, ricoprire sempre il ruolo di primo violino per “Roma Sinfonietta” in un evento diretto dal M° Ennio Morricone a L’Aquila per le vittime del terremoto e infine affrontare venti giorni di una meravigliosa ed estenuante tournée in Giappone nel 2012 con un gruppo di 12 archi con cui abbiamo calcato le sale più belle del paese in presenza di un pubblico numerosissimo (più di 2500 persone a concerto) e caratterizzato da un rispetto e un’attenzione davvero ineguagliabili. Ricordo perfettamente come, alla fine di ogni esibizione, il pubblico ci inseguisse per gli autografi, che noi elargivamo tra commozione e stupore. Marco De Masi dal canto suo sarà sempre grato all’Orchestra Toscanini di Parma e al suo direttore, il M° Lorin Maazel, grazie a cui ha potuto letteralmente girare il mondo ed esibirsi fianco a fianco a strumentisti d’eccezione, facenti parte di enti famosissimi quali l’orchestra dei Berliner Philarmoniker, i Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks e la Mahler Orchestra. Per sempre ricorderà con affetto e commozione il concerto avvenuto presso l’Avery Fisher Hall di New York in collaborazione proprio con la New York Philharmonic, una delle orchestre più celebri al mondo. Sempre sotto la bacchetta di Lorin Maazel ha avuto il privilegio di esibirsi nel concerto avvenuto durante la notte di Natale trasmesso in Mondovisione dalla Chiesa della Natività di Betlemme. Un altro evento di grande suggestione è stato per lui prender parte al concerto per la Pace organizzato dal M° Riccardo Muti in collaborazione con l’Orchestra del Teatro alla Scala di Milano - di cui Marco allora faceva parte - che ha avuto luogo sotto le Piramidi del Cairo in Mondovisione. In quanto Duo Max Planck, certamente il nostro momento formativo più importante è stata la première del Quinto Elemento, in cui le emozioni si sono susseguite violente e meravigliose, in un magico turbinio che difficilmente potremo dimenticare.

Quali sono i vostri progetti attuali e per il futuro?

Attualmente siamo in piena fase di promozione dello spettacolo “Il Quinto Elemento” dopo circa 3 anni di elaborazione e preparazione. In futuro stiamo già meditando di comporre uno spettacolo analogo, comprendendo anche il senso dell’olfatto durante la rappresentazione. Il soggetto sarà incentrato sulla vita di Dante. Ma occorreranno tempo e lavoro prima che veda la luce.

Siete aperti alla sperimentazione?

La sperimentazione è il nostro primo motore. E credo fermamente sia ciò che spinge in avanti il settore musicale, al di là di qualsiasi discorso di convenienza economica e di successo commerciale. Siamo talmente “contaminati” dalla sperimentazione che di recente abbiamo formato un ensamble chiamato CroXsound formato da quattro strumenti ad arco (violino, viola, violoncello e contrabbasso) in cui io svesto i panni di violinista e indosso quelli di cantante. Lirica? Assolutamente no! Pop. Più sperimentali di così!!!

Cosa pensate del panorama musicale attuale? La musica originale di oggi può essere considerata di qualità?

Il discorso sulla musica originale è molto controverso. Nel settore della musica classica - come in quella leggera - siamo dominati da leggi di mercato alquanto spietate e inibenti per l’artista che vuole esprimere davvero se stesso e portare avanti un’idea originale. Tuttavia il nostro compito come musicisti credo sia proprio quello di non arrendersi, di andare al di là della logica del portafoglio per dare voce a ciò che siamo in profondità, senza tradire noi stessi. Forse se Van Gogh e Beethoven fossero scesi a compromessi, oggi non avremmo “La notte stellata” e l’Ode alla Gioia. Non dobbiamo mai dimenticarlo.

Com'è il vostro rapporto con il web e i social?

Il nostro rapporto con la rete è un rapporto che definirei equilibrato. Abbiamo un sito internet dove il pubblico può consultare la nostra storia professionale in modo dettagliato, informarsi sul progetto dello spettacolo che ha una pagina dedicata, ascoltare alcune nostre performance in video registrati da concerti dal vivo (a cui presto se ne aggiungeranno altri effettuati di recente) e “sbirciare” tra le nostre foto ufficiali. Sulla nostra pagina Facebook invece offriamo una versione più giocosa della nostra formazione, descrivendo con foto e brevi video i viaggi che compiamo per recarci sui luoghi del concerto, cercando di rendere partecipe il pubblico della vita di un musicista “dietro le quinte”. In ogni caso non desideriamo fare dei social il nostro unico mezzo di comunicazione : il vero rapporto tra un artista e il suo pubblico prende vita in sala da concerto, senza filtri, in quel luogo quasi mistico dove la connessione avviene su più livelli, spesso invisibili.

Come vedete il futuro della musica?

Vorrei qui citare le parole della protagonista di Contact, uno dei miei film preferiti, che in questa delicata situazione mi sembrano alquanto appropriate: “Ho sempre pensando che il mondo sia come noi lo facciamo”. Questo per dire che il futuro della musica - e dell’arte in generale - sarà così come ciascuno di noi si impegnerà a farlo diventare. Senza se e senza ma. La responsabilità è nostra, a dispetto delle scuse che spesso ciascuno nel proprio intimo usa raccontarsi. Michelangelo era praticamente cieco quando ha terminato la Cappella Sistina. Nel nuovo millennio, forse noi saremo chiamati a fare come lui per dare una vera chance alla futura umanità.

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