Allen Centeno non ha paura di esprimere in versi tematiche sociali, come l’omofobia, la discriminazione e il razzismo. Temi forti, che narrati attraverso una canzone sono ancora più d’impatto. E lui li ha racchiusi in album dal titolo ‘’Better’’.
Com’è iniziato il tuo percorso musicale?
Il mio percorso musicale è iniziato nel 2014 quando ho finito il primo anno di scuola di musica a Milano. Non avendo più i soldi per pagare l’iscrizione, ho mollato gli studi dopo un anno e nel mentre spammavo a tutti sui social con un mio demo intitolato “Who Are You?” Un giorno, un ragazzo che poi è diventato il mio manager mi ha risposto su Facebook dicendo che gli piaceva la canzone e mi ha chiesto se fossi già sotto un’etichetta. Nel 2015 è uscito il mio primo album sperimentale chiamato “Touch Ground” sotto un’etichetta indie. E il resto è storia.
Qual è il messaggio che vuoi trasmettere attraverso i testi delle tue canzoni?
Più che messaggio, voglio trasmettere le mie emozioni che ho sentito vivendo le difficoltà nel diventare adulti e le ferite che l’amore lascia nel cuore, canzoni in cui gli ascoltatori possono trovarsi.
Scrivi testi in inglese. Come mai?
L’inglese è la seconda lingua nel mio paese natale, le Filippine, in cui scrissi i miei primi pezzi nella suddetta lingua. In più, sono cresciuto ascoltando principalmente gli artisti americani e britannici che davano su MTV e alle radio. Ho provato a scrivere sia in filippino sia in italiano ma non mi sono mai trovato. Scrivere in inglese mi da la possibilità di raggiungere gli ascoltatori all’estero con più facilità.
E’ da poco uscito il tuo secondo album ‘’Better’’. Ce ne vuoi parlare?
“Better” tradotto vuol dire meglio. Questa parola rappresenta personalmente diversi aspetti. Prima di tutto, questo album musicalmente è un’evoluzione rispetto al precedente in termini di sonorità e di vocalità. Secondo, è una liberazione dalle mie paure sociali, per esempio, il primo singolo “Dark Water” è una canzone contro omofobia, discriminazione e razzismo, mentre nel secondo singolo “How to Forget a Fucker”, ho raccontato una storia d’amore tra due ragazzi nel video per dimostrare che qualsiasi genere sia, il dolore dell’amore è uguale per tutti. La pubblicazione del singolo “Better” che porta il titolo dell’album, invece, è un’ironia. Il testo racconta come mi sento meglio adesso che il ragazzo che mi ha ferito sia fuori dalla mia vita ma musicalmente, questo pezzo è struggente e strizza il cuore. Ciò vale infatti per tutto l’album, le melodie e il tempo sono più verso il pop rispetto al primo album ma il suono rimane oscuro, struggente e ironico.
Com’è il tuo rapporto con il web e i social?
Il web e i social sono i miei unici canali per diffondere la mia musica. Con la libertà tecnologica di oggi, è più facile arrivare alle persone senza dover per forza passare in TV o alle radio. Tornando anche al discorso estero, internet è il modo più facile per raggiungere gli ascoltatori fuori dal nostro paese.
Riguardo la diffusione della musica inedita. Quali sono le difficoltà per un cantautore che vuole proporre la propria musica ai locali, club, eventi live?
Purtroppo non è semplice proporre la propria musica senza l’appoggio di una promozione che costerebbe un fegato (oppure senza essere sotto un’etichetta major o senza essere famoso) e ai locali ovviamente interessa guadagnare e far suonare gli artisti che potrebbero portare clienti. Non tutto è negativo comunque, all’inizio suonai un po’ di volte ad un open mic che un ostello famoso a Milano organizzava per dare spazio esclusivamente agli inediti. Per adesso, per questo album, sto promuovendo solo esclusivamente online.
Autoproduzione. Qual è la tua visione?
L’autoproduzione è la cosa più bella che la tecnologia abbia regalato ai musicisti, specialmente ai cantautori come me. Ho scritto, suonato e prodotto completamente da solo ogni nota e ho scelto dei suoni in questo album con il mio pc. Non a costo zero ovviamente, dopo tutto bisogna investire per la propria passione. L’autoproduzione permette anche di poter essere libero artisticamente, un fattore importante per un cantautore indie; nel mio caso, il mio obiettivo è di poter esprimere tutto me stesso senza pensare ai limiti come essere “radio ready” o pensare solo al successo. Per i mixing e mastering, non avendo lo skill di post produzione, mi sono fidato ad un amico/sound engineer.
Come vedi il futuro della musica?
Secondo me, il futuro sarà molto pieno di musica bella. La mia generazione è già stata influenzata dai grandi artisti dal passato e del presente e credo che anche la generazione futura prenderanno spunto migliorando sempre di più. Spero che gli artisti del futuro non avranno più paura di essere se stessi subito all’inizio della carriera e che gli artisti lgbtq come Sam Smith e Sia, si facciano avanti facendosi amare per la loro musica e nel frattempo essere liberi.