Voglio sottolineare un importante riflessione da parte di Alessandro Alessandrini, membro e musicista della band 'E.Z. Riders'': ''La musica che arriva agli ascoltatori è molto orientata/imposta dai media (radio commerciali, talent shows etc.)''. E la musica originale, indipendente che direzione prenderà? Ci sarà meno spazio o si troveranno nuove strade?
Che studi musicali hai fatto?
Ho iniziato a suonare la chitarra all'età di 12 anni circa, come autodidatta; poi, due o tre anni più tardi, ho intrapreso un percorso di studio con l'amico e maestro Giuseppe Petrucci, musicista e autore che è stato uno dei "pionieri" del blues, blues-rock nel maceratese e nelle Marche in generale. Questa collaborazione dura tuttora dopo quasi trent'anni dal suo inizio e costituisce una parte importante del mio lavoro come chitarrista e autore.
Fai parte della band ''E.Z. Riders''. Che musica fate? E quali sono le esperienze più formative che avete fatto?
Gli E.Z. Riders nascono come "Power Trio", con salde radici nel Blues/Rock, nel solco della tradizione delle grandi bands del sud degli Stati Uniti degli anni '70 (Johhny Winter, Allman Brothers Band, ZZ Top, Lynyrd Skynyrd). In seguito la band si arricchisce del suono dell'Organo Hammond e recepisce influenze di generi musicali diversi, sviluppando un suono e un linguaggio musicale del tutto originali. Il primo album degli E.Z. Riders, "Experienced Zydeco Riders", ottiene ottime recensioni e un GrIndy Award, un premio per uno dei migliori album indipendenti del 2009. Del 2010 è "Long Way From Home", che compare nelle Playlists di molte importanti radio commerciali e "college radios" in Europa e in U.S.A. Il 27 novembre 2010 gli E.Z. Riders suonano dal vivo a New York City, all'"ARLENE'S GROCERY", un importante club nel Lower East Side di Manhattan, che ha ospitato anche Michael Styoe dei R.E.M. E Rich Robinson dei Black Crowes. Nel luglio del 2011 la band intraprende un mini tour a Londra, dove tiene tre concerti (al NAMBUCCA’S, al NEW CROSS INN e allo ZENITH). Dopo il mini tour londinese, nel 2013 gli E.Z. Riders realizzano il loro terzo album in studio, intitolato "Try Hard or Die Hard". Il noto mensile inglese “FIREWORKS” pubblica una recensione dell’album e un’intervista alla band. Segue un'intervista ad Alessandro Alessandrini da parte di Tom Mathers, pubblicata sul numero 22 della rivista americana “ROCK NATION”, nella quale il leader degli E.Z. Riders parla dell'uscita del nuovo e quarto album della band, intitolato “Wishing Well”, pubblicato nel giugno 2016. Il 15 luglio 2016 gli E.Z. Riders, con altri gruppi di supporto, suonano a Servigliano (FM), aprendo la terza ed ultima data italiana del Tour dei Deep Purple.
State registrando nuove canzoni per un nuovo album. Ce ne vuoi parlare?
Si stiamo lavorando su nuove canzoni che spero faranno presto parte di un nuovo album, in uscita nel 2019. I nuovi brani ripropongono il sound che ci contraddistingue. Sono più marcate le venature blues e l'uso del bottleneck torna a caratterizzare le parti di chitarra su diverse canzoni. A differenza dei dischi precedenti, vorremmo incidere i nuovi brani utilizzando poche sovraincisioni e privilegiando la dimensione dal vivo, in modo da ottenere un suono più vero, magari più ruvido, ma meno "asettico". Sul piano dei contenuti, i nuovi pezzi hanno testi meno introspettivi e, forse per la prima volta, sono orientati anche su tematiche sociali o socio/politiche.
Autoproduzione oggi: Qual è la tua visione?
L'autoproduzione oggi è un fenomeno molto diffuso, grazie anche alla tecnologia che permette di confezionare un prodotto di grande qualità pur lavorando con mezzi propri. Altro vantaggio dell'autoproduzione è la tranquillità di poter lavorare senza pressione e senza scadenze da rispettare; e questo permette agli artisti di esprimersi con la massima libertà e lavorando con grande accuratezza e con la possibilità di sperimentare. Il lato negativo è che poi risulta assai difficile, se non quasi impossibile, farsi ascoltare da pubblico e "addetti ai lavori". Il lavoro dell'artista spesso si perde nel mare globale del web e dei social, sempre più saturi ed abusati; molti di questi lavori finiscono per rimanere delle gemme perdute, relegate a realtà di nicchia.
Come vedi il futuro della musica?
Sono ottimista riguardo al futuro della musica. Credo che sia iniziata una rivalutazione della buona musica originale, della qualità dei suoni e degli strumenti con cui vengono prodotti. C'è una tendenza, è vero, verso la musica elettronica, soprattutto da parte dei giovanissimi. Questo, tuttavia, non è un male perchè trovo che ogni forma di espressione musicale abbia pari legittimità se in grado di trasmettere qualcosa a chi la ascolta. Ma soprattutto vedo con gioia che si va affermando sulla scena mondiale una nuova generazione di giovani artisti che ripropongono in chiave moderna, e con grandissima qualità, generi come il blues, il blues/rock e il il rock'n'roll, il southern rock e il country rock. Sto parlando di artisti come Christone "Kingfish" Ingram, Brendan Niederauer, Chris Buck, Larkin Poe, per citarne solo alcuni, e dei già famosissimi Derek Trucks, Joe Bonamassa, Kenny Wayne Shepherd, Johhny Lang, Lukas Nelson, Chris Stapleton; tutti artisti eccezionali, nessuno dei quali ha toccato i quarant'anni.
Purtroppo in Italia non c'è pluralità nella proposta musicale e nella possibilità di fruizione da parte di chi ascolta. La musica che arriva agli ascoltatori è molto orientata/imposta dai media (radio commerciali, talent shows etc.); i locali di musica dal vivo non danno spazio alla musica originale (vedi il monopolio delle tribute bands). Il grande pubblico apprezza solo quello che ha già sentito e che gli è stato propinato mille volte dai media; un po' come tanti polli in batteria, talmente assuefatti al mangime che, se venissero liberati e riportati in habitat naturale, morirebbero di fame.
Sei iscritto su soundfeat. Cosa pensi di questa piattaforma musicale?
Ciò che una piattaforma come soundfeat si propone di fare è qualcosa di molto importante: diffondere la musica originale, dare visibilità e voce agli artisti; liberare l'ascoltatore dalle catene della musica imposta e permettergli di scoprire per proprio conto le proposte che preferisce formando liberamente il proprio gusto musicale. In ambito musicale, come in qualsiasi altro, conoscenza e pluralismo significano cultura; diffonderli vuol dire fare formazione culturale. Credo fortemente in progetti come questo e sono contento di essere iscritto a questa piattaforma.