Alberto Polcini, in arte Peripezie, è un giovane cantautore. "Boomerang" è solo il suo primo singolo, ma presenta già una maturità musicale non indifferente.
Quali sono state le esperienze che ti hanno maggiormente formato?
E’ difficile per me individuare esperienze specifiche.
Ciò che secondo me forma di più una persona sono le altre persone: la famiglia, gli amici e gli amori.
Se sono la persona e il musicista che sono adesso è grazie alla somma del tempo che ho passato con loro.
Hai pubblicato il tuo primo singolo ‘’Boomerang”. Ce ne vuoi parlare?
Boomerang è nata circa 1 anno fa, in seguito alla fine di una storia.
E’ una canzone scritta di getto, alternando sentimenti e sensazioni contrastanti che penso molti di noi abbiano vissuto. E’ uscita soltanto adesso poiché avevo personalmente la necessità di poterla ascoltare con la maturità e la consapevolezza che soltanto il trascorrere del tempo possono darti. La mia speranza è che più persone possano riflettersi in ciò che ho scritto.
Autoproduzione oggi. Qual è la tua visione?
Oggi è sempre più facile produrre la propria musica a casa. In alcuni casi basta davvero soltanto un computer e un microfono per creare un prodotto di qualità. Ovviamente essendo ciò alla portata di tutti è molto più difficile emergere. Penso che la parte più complessa da svolgere in modo autonomo sia la promozione della propria musica. Spesso le case discografiche e le radio calcolano gli artisti solo se supportati da una casa discografica e questo va a discapito del puro talento e della musica stessa.
Mi rende sempre un po’ triste vedere decine di nomi citati come autori di una singola canzone, che è un qualcosa che dovrebbe essere un’espressione pubblica di un’idea intima.
E’ utopistico ma a mio avviso bisognerebbe tornare alla base, riscoprire la musica per ciò che è: pura emozione, non una macchina mirata a generare soldi.
Quanto conta secondo te la passione, la costanza e la motivazione per avviare una carriera musicale?
E’ tutto. Come in ogni ambito.
Se non ci credi non vai da nessuna parte. Questo discorso vale a maggior ragione per la musica, dove i “no” che un artista deve sentirsi dire sono ancora di più e le opportunità da cogliere sono sempre meno.
Sono convinto che il successo sia il risultato di un’equazione a molteplici variabili che devono essere in armonia nello stesso momento.
Non sempre questo accade ma è compito di colui che vuole fare musica presentare le variabili che sono sotto il proprio controllo nel miglior modo possibile.
Com'è il tuo rapporto con il web e i social?
Sono da sempre un appassionato di computer e tecnologia, mi considero un nerd, quindi ritengo il web un’opportunità immensa per un grande numero di attività, così come i social.
Ovviamente le facce di una medaglia sono sempre due: spesso sui social si tende a dare un’immagine fittizia, a mostrare perfezione e standard che poi nella vita reale non vengono rispettati e questo va a discapito dei più deboli e dei più giovani, che ricevono un’impressione non veritiera di ciò che è la vita e che spesso si ritrovano in difficoltà quando si trovano a dover vivere nel mondo al di fuori dei social.
Ci sono abbastanza opportunità live per gli artisti?
Purtroppo la musica originale non è ancora uniformemente vista di buon grado da tutti i gestori di locali. Spesso per chi fa solo cover è molto più semplice trovare date.
Fortunatamente non è sempre così e conosco molti locali che valorizzano i musicisti che propongono la propria musica.
Come vedi il futuro della musica?
In Italia stiamo riscoprendo sempre di più il potere dei testi.
Il cantautorato sta tornando in auge e ritengo sia un qualcosa di estremamente positivo.
In futuro vedo emergere ancora di più questo modo semplice, ma efficace di fare musica.
Meglio una musica essenziale ma prodotta con il cuore che una troppo elaborata ma priva di espressività.