Appassionato da sempre di musica, Luigi Farinaccio è immerso nella scena musicale indipendente, fuori dalle logiche del mercato discografico. Il suo futuro? Ricco di canzoni inedite che parlano della sua vita quotidiana, ma anche di tematiche sociali, come già ha affrontato finora.

Ci parli dei tuoi studi musicali?

Mi sono avvicinato concretamente allo studio della chitarra intorno ai 14 anni, prima attraverso dei corsi privati, poi sono riuscito ad accedere al Conservatorio di Campobasso che ho frequentato fino al V° anno, successivamente ho proseguito gli studi presso il Conservatorio di Benevento, dove mi sono diplomato in chitarra classica sotto la guida del M° Raimondo Di Sandro. A mio parere, sarebbe opportuno iniziare a studiare musica e canto già dalle scuole elementari, come avviene in molti paesi d’Europa, i bambini dovrebbero avere l’opportunità di poter sviluppare il proprio potenziale musicale, la pratica strumentale contribuisce validamente alla formazione della personalità, in quanto stimola le funzioni motorie e favorisce notevolmente i processi di apprendimento interdisciplinari.

Quali sono le esperienze che ti hanno maggiormente formato?

I ricordi dell’adolescenza sono senza dubbio i più importanti, poiché in qualche modo li portiamo per sempre con noi, sono il nostro “marchio di fabbrica”, hanno il potere di interagire con la nostra essenza, magari restano custoditi in un cassetto della nostra anima, per poi esplodere all’improvviso come un vulcano! Certe volte un’emozione, un ricordo, esaltato da un profumo particolare, salta fuori anche quando si scrive una canzone! Il mio legame con la musica si è consolidato gradualmente nel corso degli anni, da bambino mi soffermavo con molta ammirazione a guardare gli spettacoli dei cantanti e delle orchestre che venivano a suonare nella piazza del mio paese ( Gildone in provincia di Campobasso),  in occasione delle Feste Patronali estive. Di sicuro quelle emozioni, hanno fatto nascere dentro di me la curiosità di voler captare la bellezza delle note, poi anche grazie alla scoperta dei grandi cantautori italiani e del repertorio rock- blues, ho avvertito sempre più l’esigenza di cimentarmi nel creare qualcosa che fosse musicalmente mio. Comunque ogni esperienza è sempre una nuova tappa di un viaggio dell’anima! La cosa migliore è non aspettarsi mai nulla, così tutto ciò che ne scaturisce di positivo, lo vivi con serenità e te lo godi fino in fondo!

Hai pubblicato l’album ‘’Tempo imperfetto’’. Ce ne vuoi parlare?

L'album "Tempo imperfetto" è stato registrato e mixato da Primiano Di Biase al "TuscoRock Studio" , masterizzato da Fabrizio De Carolis al "Reference Studio" di Roma e stampato presso gli Studi “MouseMen” di Milano. L’album è stato pubblicato già da qualche anno come progetto indipendente, nonostante tutto, mi ritengo molto soddisfatto poiché le duemila copie prodotte sono andate sold out, attualmente è in corso una ristampa, quindi tornerà in circolazione nei principali store e naturalmente sarà possibile ordinarlo anche dal mio sito.La versione digitale dell'album è distribuita su tutte le piattaforme on-line e su Spotify. A prescindere da questi dati, ci tengo a dire che parto sempre dalle canzoni per parlare della vita e viceversa, in un continuo interscambio, a volte amaro a volte esilarante. Le canzoni per me rappresentano una valvola di sfogo per raccontare le mie piccole verità del quotidiano, nascono sempre chitarra e voce, la chitarra è un tramite, una sorta di ponte verso l’infinito. Attraverso le 11 tracce dell’album, ho cercato di esprimere un po’ del mio mondo, prendendo spunto da frammenti di vita quotidiana che poi hanno dato forma ai brani, i testi non parlano solo d’amore, ma affrontano anche tematiche legate all’attualità e al disagio sociale come ad esempio “Così va la vita” che parla dell’esodo di popolazioni in cerca di un futuro migliore; “Lacrime che non hanno colore” è dedicata a Gabriele Sandri, Stefano Cucchi, Giulio Regeni; ci sono riferimenti al modo del cinema  e della letteratura, come “Gocce d’emozione” in omaggio a Massimo Troisi; “Good night John”dedicata a John Fante; “Al sordo respiro del sonno” rielaborata da una poesia del poeta molisano Dominick Ferrante. Le canzoni sono dei piccoli contenitori di emozione e per questo devono necessariamente far veicolare dei contenuti … per questo ogni autore ha la missione di favorire l’apertura di porte immaginarie, affinché l’interlocutore possa rispecchiarsi e perché no in certi casi anche riappropriarsi di una parte della sua identità che aveva temporaneamente accantonato!

Quali sono i progetti per il futuro?

Per me la passione è una componente fondamentale, è la chiave della mia vita, un po’ come quei calciatori che indossano la maglia come una seconda pelle! Al momento sto registrando un nuovo album in studio, stiamo a buon punto, spero che possa vedere la luce dopo l’estate! Essendo indipendente sono totalmente fuori dalle logiche di mercato, a me non interessa più di tanto se una cosa funziona o non funziona, l’importante è che funzioni per me, che rifletta la mia essenza, che sia incline al mio spirito e non vado a tradire la mia onestà intellettuale. Si dice che si recita solo nella vita perché nell’arte si persegue la verità. Poi il destino ti mostra la strada … vedremo, incrociamo le dita!

Sei insegnante. Cosa vuoi trasmettere ai tuoi allievi durante le lezioni?

Nel mio piccolo, aldilà delle nozioni teoriche, cerco sempre di trasmettere innanzitutto la passione. Se a 13 anni scatta la passione e hai una chitarra … la provincia non ti inghiottirà! e poi la chitarra resta sempre lo strumento più immediato, più espressivo, più bello e più facile da trasportare al mondo … come si fa a non amarla?

Didattica online. Qual è la tua visione?

E’ come se un bimbo che ha appena imparato a leggere, lo lasci nella libreria più grande del mondo!!! Ovviamente su internet ci sono tutorial ben fatti da grandi professionisti, ma è fuori dubbio che puoi trovare anche tanto materiale che ti farà solo perdere tempo! Con la guida opportuna di un insegnate sarà più facile acquisire nuove conoscenze, comprendere l’armonia, l’evoluzione del fraseggio musicale, la tecnica, etc. etc. Poi dipende molto anche dal genere a cui ci si approccia, ad esempio la musica classica necessita di uno studio metodico e dell’impronta di un Maestro; nel campo del blues, rock, pop e jazz, se hai la fortuna di nascere con un particolare talento e un buon orecchio … anche da autodidatta si può trovare la propria strada e raggiungere risultati sorprendenti, poi se a questa marcia in più che madre natura ti ha donato, ci abbini anche lo studio, allora si può diventare veramente bravi!

Cosa pensi dei talent e dei concorsi canori, come il Festival di Sanremo? Danno opportunità concrete agli artisti emergenti?

Io credo che gli artisti che si affacciano ai  talent, vivono la musica senza quel sudore, quella rabbia, quell’amore, che invece si prova cercando di farsi strada piano piano, attraverso concerti e showcase in tanti locali famosi. Il talent ti restituisce il sogno in una dimensione più piatta, asettica, una realtà sicura ma scialba … e poi se proprio vogliamo dirla tutta, direi neanche tanto sicura, basti pensare che siamo invasi dai talent da circa 10 anni e gli artisti che sono usciti dai talent si contano  sulle dita di una mano! Io sono arrivato in finale in tanti concorsi nazionali e in base alla mia esperienza mi sento di dire che i concorsi canori spesso lasciano un po’ il tempo che trovano … a volte ti permettono di acquisire delle esperienze positive, conosci gente, rilasci qualche intervista, fai un po’ di promozione,  ma da qui a dare opportunità concrete agli artisti emergenti è un eufemismo! Naturalmente non voglio fare tutt’erba un fascio, ma non di rado mi è capitato anche di avere a che fare con dei veri e propri “avvoltoi dello spettacolo”, purtroppo in questi casi i concorsi servono più a loro … (in quanto l’obiettivo è quello di speculare sulla buona fede e sui sogni dei giovani artisti). Per quanto riguarda Sanremo, sicuramente parliamo di una grossa vetrina  mediatica, uno spettacolo televisivo dove la musica è tuttavia un contorno. Quest’anno a Sanremo quasi l’80% degli artisti, cantanti, presentatori e ospiti, venivano tutti dalla stessa agenzia, cosa vuol dire … “Festival dell’agenzia” ? Secondo me Sanremo dovrebbe essere semplicemente un concorso dove tutti possono inviare una canzone e ci dovrebbe essere una commissione che valuta la canzone … ma questo è solo un orpello, poiché la scelta delle canzoni è dettata esclusivamente da un accordo tra l’organizzazione e le poche case discografiche che sono rimaste, le radio di conseguenza sono parte integrante di questo conflitto d’interesse! Per quanto riguarda la categoria nuove proposte, affinché concretamente possa muoversi qualcosa, un giovane deve vincere, oppure portare a casa il “Premio della Critica”, gli altri vanno ben presto nel dimenticatoio. In questo contesto musicale, molti grandi cantautori degli 70, oggi giorno non avrebbero avuto nessuna possibilità di emergere … Personalmente sono contrario alla gara, come diceva De Andrè:  “Non si può fare una gara di sentimenti, non facciamo mica ginnastica”. Purtroppo ci sono delle lobby di potere che comandano tutto e alla fine il risultato è quello di essere guidati da un autista con una sola mano! Lo diceva anche Luigi Tenco, che già all’epoca aveva scoperto che dietro al Festival c’erano tutta una serie di combine, ma l’Italia è così, sin dal primo minuto dell’Unità d’Italia … In questi anni sono stato ospite in diversi programmi radiofonici in Belgio, alla luce di questo, mi son reso conto che gli speakers/deejay, sono entusiasti di trasmettere musica italiana, anche quella degli emergenti, cosa che da noi non esiste, poiché i grossi network che hanno realmente in mano il potere di far arrivare una canzone al grande pubblico, si sono trasformati in aziende che passano solo gli artisti con cui hanno già firmato in esclusiva contratti di edizione/produzione, il risultato è sotto gli occhi o meglio nelle orecchie di tutti … un bombardamento continuo dei soliti venti brani! Purtroppo se una canzone non va in radio, la gente non la sente e quindi non può sapere che tu esisti! Ormai la diffusione e la promozione della cultura musicale è affidata solo a chi lavora con tanta passione e ricerca all’interno di piccole Radio indipendenti, Web TV, Web Magazine e Music Blog, proprio come voi di “Musyance.com”

Come vedi il futuro della musica?

La musica (a prescindere dal successo) è un’esigenza espressiva imprescindibile, è fatta di vita;   qualsiasi aspetto creativo è dettato sempre da un impulso primordiale, magari per me questo impulso si trasforma in musica, per qualcun altro in un quadro, in una scultura o in un romanzo … Non c’è un percorso prestabilito, la musica è un po’ come il mare, puoi andare dove vuoi, non ci sono barriere e per fortuna non serve il permesso di soggiorno per fare musica! La musica è parte integrante della cultura e la cultura contribuisce a formare una coscienza storica. Nel momento in cui hai un coscienza storica, hai un’arma in più per difenderti e capire meglio ciò che ti circonda, è come avere una scorta di benzina in più per affrontare meglio la vita. Sono estremamente convinto che la musica sia il più potente antistaminico per combattere le storture del mondo!

Luigi Farinaccio