Vintage Violance è una band italiana. L'ultimo disco pubblicato s'intitola "Mono".

Quali sono state le esperienze che vi hanno maggiormente formato?

Ogni concerto è stata una grande esperienza formativa: dal 2001 a oggi abbiamo sempre cercato di mantenere prioritaria la dimensione della live performance, aspetto imprescindibile del fare musica dal nostro punto di vista. Gli incontri, con il pubblico e con gli artisti su tutto il territorio nazionale, ci hanno aiutato a riconoscere i confini del mondo in cui stavamo muovendoci e nel quale ancor oggi orbitiamo. Differentemente, la preparazione e la stesura delle canzoni per i dischi (2004, 2007, 2011, 2014, 2018, 2022) ha rappresentato una dimensione privata, certosina, allenante. Un riconoscimento significativo è stata la vittoria del contest del festival Arezzo Wave nel 2005, dove abbiamo potuto sperimentarci in una dimensione di più ampio respiro.

È uscito il vostro nuovo disco “Mono”. Ce ne volete parlare?

Le dieci canzoni di Mono sono nate a partire già dal 2014 mentre eravamo in tour con “Senza paura delle rovine”. Negli ultimi due anni abbiamo lavorato molto sugli arrangiamenti, fino al punto di non ritorno rappresentato dall’entrata in studio di registrazione. “Mono” per noi rappresenta non solo una celebrazione dei 20 anni di carriera, ma soprattutto una necessità e una liberazione.

È previsto un tour?

Stiamo programmando le date per la primavera e l’estate, seppur con estrema difficoltà nel pianificarle, dovuta principalmente agli eventi degli ultimi due anni e all’attuale gestione complessa delle manifestazioni musicali. A breve confidiamo di promuovere e pubblicizzare i concerti primaverili, con l’obiettivo di far conoscere il nostro disco in tutta Italia ed anche all’estero.

Quanto conta secondo voi la passione, la costanza e la motivazione per avviare una carriera musicale?

Crediamo siano tre ingredienti fondamentali per mantenersi vivi all’interno di un universo che talvolta risponde a leggi che sfuggono a logiche conosciute ai più. Ne aggiungo un quarto: la perseveranza, considerando ogni esperienza come un tassello ulteriore nella coesione di gruppo. Se non ci fossero ancor oggi questi tratti, non potremmo proseguire sul nostro cammino.

Qual è il messaggio che volete comunicare attraverso la vostra musica?

Ogni disco è stato un veicolo di significati legati al nostro status esistenziale, che negli anni è andato modificandosi: le nostre canzoni non cercano solamente di raccontare o descrivere la realtà, ma soprattutto di scolpirla (vedi “Dicono di noi” cit. Majakovski).

Com’è il vostro rapporto con il web e i social?

Un rapporto da cui, nel mondo attuale, non si può prescindere. Cerchiamo di essere presenti su tutte le piattaforme a livello promozionale, al fine di farci conoscere il più possibile.

Cosa dobbiamo aspettarci per il futuro?

Siamo alla pianificazione del tour primaverile ed estivo di “Mono”: l’intento è appunto di suonarlo il più possibile, in Italia e all’estero: il nostro desiderio è di riuscire ad arrivare a più gente possibile con le nostre parole e i nostri suoni. Nel contempo abbiamo già iniziato a riarrangiare in acustico le nuove canzoni per eventuali set più intimisti.