Komatsu San è un cantante, produttore e modello italiano. E' stato ''Artista della settimana'' su MTV New Generation e tra le sue esperienze future vi è sicuramente un viaggio all'Estero.
Com'è nata la tua passione per la musica?
Sono cresciuto in una famiglia in cui la musica era una parte molto importante del tempo passato insieme. I miei genitori non erano catturati dalla musica moderna, così ho passato l’infanzia assimilando i grandi del cantautorato italiano e i classici del rock, gustando nei primi le sfumature poetiche e i testi, mentre nei secondi l’energia guidata dalle sonorità più aggressive. Poi ho scoperto MTV e niente, il resto è storia.
Quali sono state le esperienze che ti hanno maggiormente formato?
Il primo concerto ti cambia la vita. Ho una formazione da DJ e in quel frangente hai sempre, per le emergenze, la killer track che fa saltare in aria la dancefloor. Quando però l’esecutore fisico della suddetta traccia sei tu, non esiste un piano B. Devi lasciarti pervadere dal sangue freddo di un samurai e dalla passione di una geisha. Anche la composizione e l’arrangiamento di nuovi pezzi cambiano radicalmente dopo il primo live. Quando sei in studio pensi continuamente al pubblico e a come reagirebbe al pezzo che stai producendo.
E' uscito il tuo nuovo album dal titolo ''Venjeance''. Ce ne vuoi parlare?
Venjeance è un puro e semplice manifesto delle mie origini culturali (musicalmente parlando) post-infanzia. Durante la mia adolescenza le mie orecchie rimbalzavano fra molti generi diversi, ero nella fase della ricerca identitaria e tutta la musica era una scoperta, come lo è oggi dopotutto. Ad un certo punto però mi sono chiesto: ok, ma io chi sono? Così nacque Venjeance.
Progetti per il futuro?
Nel 2020 rilascerò un singolo e andrò all’estero. L’Italia mi ha cresciuto sotto molti punti di vista e glie ne sono grato, ma ho bisogno di nuovi stimoli.
Sei aperto alla sperimentazione?
Se rispondessi negativamente non potrei definirmi un musicista.
Ci sono abbastanza opportunità live per gli artisti?
Ci sono molte iniziative interessanti come contest e gare di vario genere che permettono, passando le varie eliminatorie, di suonare in locali molto conosciuti. Io stesso ho beneficiato parecchio (in termini di visibilità) di questi eventi. Il concerto nell’accezione classica del termine, invece, è una realtà molto difficile. Bisogna essere in grado di garantire un fatturato minimo al locale e quindi di essere molto competitivi sul piano del marketing.
Quali sono i pro e i contro dell'era digitale?
L’era digitale ha portato con sé una quantità di nuovi artisti inimmaginabile, ma ciò è senza dubbio un pro: la musica autoprodotta, distante da logiche di mercato, è sempre quella artisticamente più longeva. La semplicità di diffusione moderna ha aiutato questo processo: la goffaggine degli industry plants non può niente contro la dinamicità di chi è senza vincoli e detta la vera moda.
Come vedi il futuro della musica?
Se dovessi puntare su un genere specifico direi che la prossima grossa tendenza sarà il baile funk brasiliano. Molti produttori hanno intercettato questo astro nascente e hanno cominciato a studiare il genere. Anche la trance potrebbe ritagliarsi un piccolo spazio nella musica pop nei prossimi tempi.