La musica e matematica possono essere un connubio perfetto? Certamente. E ce lo spiega lo scrittore e docente Paolo Alessandrini attraverso il suo libro "Matematica Rock".

Sei un appassionato di musica. Scrivi solo libri di musica o c'è anche una vena creativa?

Nonostante sia nato e cresciuto in una famiglia di musicisti (mio padre era un importante compositore, e anche le mie due sorelle sono musiciste), io ho scelto una direzione diversa, e sono un semplice appassionato di musica. Mi accontento di essere un corista dilettante e una persona curiosa nei confronti di (quasi) ogni genere di musica. La mia formazione è matematica e scientifica, e i miei libri sono libri che parlano di matematica. Tuttavia, dato che la matematica è capillarmente presente nella realtà, i miei libri parlano anche di realtà, e la musica è uno degli aspetti della realtà.

Come è possibile coniugare musica e matematica? Qual è il filo conduttore che le lega?

Gran parte della teoria musicale è matematica sotto mentite spoglie. Il filosofo e matematico G. W. von Leibniz diceva che la musica è il piacere che proviamo quando contiamo senza essere consci di contare. Ma già Pitagora, due millenni e mezzo fa, si era accorto che la musica e la matematica hanno molti punti di contatto. Aveva notato che percuotendo due incudini i cui pesi stanno tra loro in rapporti semplici (per esempio 2 a 1) si ottengono suoni che stanno bene insieme, mentre se il rapporto dei pesi non è legato a numeri così piccoli i due suoni risultano sgradevoli se suonati insieme. Da qui ha avuto inizio lo studio delle scale musicali e dell’armonia, su cui si fonda tutta la musica. Ogni musicista sa che la musica si cela anche negli altri aspetti della musica, per esempio nel ritmo. Come divulgatore, ma anche come docente di matematica, sono sempre stato affascinato da questi collegamenti e ho cercato di approfondirli attraverso i miei libri, i miei post sul mio blog “Mr. Palomar” e i miei articoli su diverse riviste (per esempio sulla rivista di matematica “Archimede”). Credo che scoprire la matematica che si nasconde all’interno della teoria musicale sia un ottimo modo per comprendere come la matematica sia presente nella nostra vita in modo molto più pervasivo di quanto siamo abituati a credere.

Hai scritto diversi libri, tra cui "Matematica rock", uscito quest'anno e "La matematica dei Pink Floyd". Già dai titoli si intuisce che sono libri molto interessanti. Ce ne vuoi parlare?

“La matematica dei Pink Floyd” è un e-book breve uscito nel 2014, che racconta alcune connessioni tra la matematica e la produzione dei Pink Floyd. Più che un saggio è un as-saggio, perché si può leggere tutto in una sera (o in una mattina, scegliete voi). “Matematica rock” è un viaggio molto più ampio e approfondito, per scoprire la matematica in un’insolita ambientazione rock. In questo percorso la musica è un ingrediente fondamentale, direi al pari della matematica stessa. Ho scritto questo libro partendo da due idee nelle quali credo profondamente. La prima è che la matematica non è affatto la disciplina noiosa e rigida che molti ricordano dai tempi della scuola, ma al contrario è fatta soprattutto di creatività, libertà, talvolta addirittura trasgressione: insomma è una materia molto rock, anche se di solito non ce ne accorgiamo. La seconda idea è che, viceversa, la storia del rock è piena di vicende “matematiche”, spesso poco conosciute ma molto interessanti e talvolta sorprendenti. Ogni capitolo del libro racconta alcune di queste storie, legate a rockstar, dischi, brani più o meno famosi, sessioni di registrazione e così via: tutte accomunate dal fatto che prima o poi la matematica entra in scena per “risolvere” la situazione. Ecco allora i numeri primi utilizzati da Brian May dei Queen per registrare il celebre e trascinante “stomp-stomp-clap” di “We Will Rock You”, ecco il mistero dell’accordo iniziale di “A Hard Day’s Night” dei Beatles che viene risolto da un’operazione matematica, ecco i numeri di Fibonacci che entrano nella splendida “Firth of Fifth” dei Genesis, ecco la geometria e la topologia legata ai misteriosi simboli del quarto album dei Led Zeppelin, ecco il pi greco cantato dalla voce di Kate Bush e la formula di Eulero spiegata dai Van Der Graaf Generator. E di storie ce ne sono molte altre.

Dove è possibile trovare il tuo ultimo libro "Matematica rock? A chi è rivolto?

Potete trovare il mio libro in tutte le librerie e in tutti i negozi online. Ho avuto l’onore e la fortuna di incontrare una casa editrice come Hoepli, tra le più prestigiose e importanti del panorama italiano, che crede profondamente all’importanza della divulgazione e lavora intensamente per offrire il meglio ai propri lettori. Anche nell’ambito musicale Hoepli propone titoli di grandissimo interesse. Il mio libro è rivolto a tutti. Non occorrono competenze matematiche particolari perché il mio intento è stato proprio quello di accompagnare per mano anche il lettore con poca dimestichezza con numeri e teoremi. Il taglio è informale e narrativo. Pochissime formule, molte storie e linguaggio semplice. “Matematica rock” sta riscuotendo notevole interesse e successo di vendite: è stato presentato al Festival della Statistica e della Demografia a Treviso, al convegno del Centro PRISTEM a Bologna. A novembre approderà anche al Festival della Scienza di Genova, e in molti altri eventi in giro per l’Italia.

Sei a favore della formazione. Hai mai fatto didattica online? Potrebbe rientrare nei tuoi progetti futuri?

Come insegnante credo che l’istruzione sia un elemento assolutamente fondamentale per formare cittadini responsabili e in grado di affrontare un mondo complesso come quello attuale. La matematica, in particolare, fa parte di un bagaglio culturale essenziale per ogni persona che vuole capire la realtà e avere successo nella vita. Mi sono occupato di didattica online attraverso vari progetti, e penso che possa rappresentare uno strumento efficace per affiancare le modalità tradizionali di insegnamento.

Cosa pensi del panorama musicale italiano?

Probabilmente non sono la persona giusta per rispondere in modo appropriato a una domanda del genere. Sono comunque convinto che la musica, in particolare quella di oggi, sia una galassia talmente sconfinata e complessa da rendere impossibile una risposta univoca: ogni genere presenta le sue specificità. Se poni questa domanda a un rapper ti risponderà, credo, in modo diverso da un jazzista o da un violinista diplomato al conservatorio. La mia sensazione, comunque, è che ogni genere musicale, ormai da qualche decennio, stia sperimentando una certa difficoltà di trovare nuovi spazi creativi. Nel mio libro analizzo a un certo punto lo stato di salute del rock: da più di mezzo secolo viene dato per spacciato, anche se poi questo genere ha (quasi) sempre saputo rinnovarsi e trovare nuove strade. Forse oggi la situazione è davvero critica. Ma sono d’accordo con Assante e Castaldo quando dicono che il rock non è morto, ma si è reincarnato e oggi vive in tutte le altre musiche: basta non chiamarlo rock.

Foto di Walter Criscuoli: