L'attuale emergenza sanitaria globale ha messo in luce vari aspetti del complesso mondo della musica e di conseguenza le sue difficoltà. Ogni decisione presa nei confronti del settore ha sempre accontentato una parte e scontentato un'altra.
Da una parte ad esempio si lamentano le ingenti perdite economiche (e da qui l'esigenza di non annullare importanti momenti come il Festival di Sanremo) e dall'altra, ad esempio, la proposta di concerti in diretta streaming di teatri lirici anche allo scopo di sostenere le spese di mantenimento dei teatri e la regolare retribuzione degli orchestrali.
Per quanto, seppur è sicuramente un aspetto importante, si tende sempre a parlare dell'aspetto economico che caratterizza tutti gli ambienti del settore musicale (fino ad influenzare persino la clientela di altri settori). Tuttavia va ricordato anche l'impatto che la musica ha sotto l'aspetto sociale e culturale.
Come abbiamo avuto modo in precedenza di parlare su questo blog (https://musyance.com/la-musica-puo-essere-una-forma-di-riscatto-sociale) la musica può ad esempio costituire una forma di riscatto sociale che, in sua assenza, l'attuale situazione può contribuire a generare un'emergenza educativa. Ma, in generale, può contribuire nello sviluppo del benessere del cittadino e nello sviluppo della società.
Tuttavia nell'ultimo periodo sono sorti diversi interrogativi, ad esempio sulla correttezza nello svolgere la kermesse sanremese mentre tanti altri del settore affrontano enormi difficoltà o sul perché ai teatri è stata preclusa la possibilità di far presenziare una parte di pubblico mentre negli spettacoli televisivi no e via dicendo.
La tendenza che sembra prevalere è che eventi tendenzialmente legati al business siano, proprio per questo motivo, favoriti di più. Probabilmente non è una contraddizione giacché, come sempre, il fine di certi eventi è appunto la ricerca del profitto. Di conseguenza ci si può domandare come allora la musica possa avere un impatto culturale e sociale se l'obiettivo è la ricerca del profitto. Ma questa è appunto la dimostrazione che la musica, per quanto abbia sempre un valore, ha modi diversi di esprimersi e di conseguenza punta ad obiettivi diversi. Per cui credo che sia opportuno favorire una netta evidenza delle differenze che caratterizzano i vari aspetti della musica. Intrattenimento, cultura, riscatto sociale, commercio, hobby e via dicendo.
Solo allora sarà di conseguenza dato il giusto valore ai diversi contesti musicali. Come possiamo allora far sì che la musica abbia un impatto culturale sulla società? Proviamo a ricordare il pensiero di grandi uomini del passato. Dostoevskij ci diceva che "la bellezza salverà il mondo", Nietzsche invece "senza la musica la vita sarebbe un errore", Churchill (secondo un racconto) si oppose al taglio di fondi artistici per sostenere gli sforzi bellici trovando nella cultura uno degli obiettivi per cui combattere, Paolo VI nel Messaggio finale del Concilio Vaticano II ci ricorda, invece, rivolgendosi agli artisti, che "questo mondo nel quale viviamo ha bisogno di bellezza per non sprofondare nella disperazione" e nella Lettera agli artisti Giovanni Paolo II scrive che "chi avverte in sé questa sorta di scintilla divina che è la vocazione artistica avverte al tempo stesso l'obbligo di non sprecare questo talento, ma di svilupparlo, per metterlo a servizio del prossimo e di tutta l'umanità".
In genere per musica "colta" si fa sempre riferimento alla musica classica e ultimamente si comincia a considerare come tale anche il jazz. Per quanto riguarda l'intrattenimento si considera come tale in genere la musica leggera. Tuttavia, per quanto la musica classica ci ha lasciato immensi capolavori del patrimonio culturale mondiale possiamo sempre considerare il genere come "cultura"? Come dimenticare il famoso duello tra Mozart e Clementi o i numerosi duelli di Beethoven, una pratica largamente diffusa all'epoca.
Come possiamo considerare "cultura" a prescindere dei geni che in questi contesti più che condividere la propria arte hanno dovuto indossare l'abito di "intrattenitori" per allietare la nobiltà dell'epoca? Allo stesso tempo consideriamo "intrattenimento" la musica leggera ma, ad esempio, possiamo considerare "intrattenitori" nomi come De André, Gaber, Guccini, Gaetano? D'accordo che musicalmente parlando non sono neanche lontanamente paragonabili a Mozart o Beethoven e che sicuramente possiamo considerarli "cantautori", ma forse non è grazie alla musica che le loro poesie sono passate alla storia portando dopo anni ancora a rifletterci su finendo anche per diventare materiale didattico nelle scuole dell'obbligo?
E allo stesso tempo la musica classica trova solo esponenti geniali o ci sono anche diversi compositori "minori" che, magari perché meno dotati, non sono passati alla storia ma ci hanno ugualmente lasciato interessanti pagine musicali?
Per farla breve: di Beethoven non ricorderemo mai che vinceva duelli di corte ma per ciò che ci ha voluto trasmettere attraverso la sua arte, non per la genialità in sé ma per ciò che ha voluto lasciarci attraverso la sua genialità.
Si dice che la storia ha avuto numerosi geni che abbiamo dimenticato perché non ci hanno lasciato nulla. Si pensa ad esempio che la sorella di Mozart o la moglie di Rossini fossero grandi musiciste mancate (forse per il contesto storico in cui hanno vissuto). Oppure Brahms pensava che Bach fosse tutto ciò che un musicista debba studiare (e aveva ragione). Eppure, pur ritenendosi inferiore a Bach, ha saputo lasciarci anche lui grandi capolavori. E il jazz che ha sicuramente dato voce alla cultura afroamericana trovando in esso una forma di riscatto in un periodo della storia profondamente buio come quello delle segregazioni razziali non assume alle volte aspetti da "intrattenimento"?
Detto questo giungo alla conclusione che la musica può essere considerata "colta" se un musicista fa 'parlare" la propria arte per condividerla lasciando da parte egocentrismi vari e in diversi modi contribuisce allo sviluppo della società. Solo mettendo la musica e il pubblico al centro si può contribuire ad una crescita della società e, perché no, anche personale. Allora potrà influenzare la vita comunitaria, il benessere psicofisico, la politica, l'economia. Tutti hanno da imparare da un settore che non pone l'uomo al suo servizio ma si pone al servizio dell'uomo.
Luca Mozzillo, Sassofonista