Retrolove è una rock band milanese. Dal 6 marzo, è disponibile in digital download e su tutte le piattaforme streaming, il nuovo album “Soundtrack”, autoprodotto.

Com'è nata la vostra band? Che musica fate?

Come in tanti casi, i Retrolove nascono dall’iniziativa di 4 amici che si ritrovano a jammare in saletta. Dopo pochi mesi arriva, per caso e inaspettata, la richiesta di tenere un concerto. Talmente inattesa che abbiamo dovuto scrivere delle canzoni apposta per poter reggere la durata del set che ci era stato richiesto, ma talmente fu buono il responso che decidemmo di investire più impegno e ancora più passione nella band. Sin dall’inizio l’idea sul genere che avremmo voluto suonare è stata molto chiara: rock ‘n’ roll, suonato con la formazione essenziale ma non per questo limitato in termini di creatività o sconfinamento in altri generi.

Quali sono state le esperienze che vi hanno maggiormente formato?

Le performance dal vivo, senz’altro: da quelle nei locali dove la gente voleva cacciarci ai palchi dei club con centinaia di persone e un moshpit vorticoso, come supporter di band più importanti di noi.

E' appena uscito il vostro album “Soundtrack”. Ce ne volete parlare?

Soundtrack nasce da tante ispirazioni, da esperienze diverse che ciascuno di noi ha vissuto negli ultimi anni. Quando il set di canzoni per l’album era pronto, ci siamo accorti che un filo rosso le univa: abbiamo allora provato a immaginare ogni brano come la colonna sonora di un episodio di un film e abbiamo orientato l’arrangiamento di conseguenza. Allora Soundtrack può essere anche la colonna sonora rock’n’roll di diversi momenti della vita di chi ascolta l’album.

Se doveste descrivere con tre parole la vostra musica, quale usereste?

Energia, eclettismo, amore.

Riguardo la diffusione della musica inedita. Quali sono le difficoltà per una band che vuole proporre la propria musica ai locali, club, eventi live?

Negli anni abbiamo visto il circuito live ridursi, principalmente per via del totale disinteresse delle persone. Si inasprisce di conseguenza l’atteggiamento di quei pochi gestori che ancora provano a fare musica dal vivo, che si trovano a dover pesare molto le proprie scelte e a dare meno opportunità. In secondo luogo, il fatto che la presenza social di un artista sia ormai fondamentale per la diffusione di musica inedita crea da un lato opportunità, ma anche un gravoso impegno in più per il musicista stesso, sempre più distolto da quello che dovrebbe essere l’oggetto della sua passione: suonare.

Quali sono i pro e i contro dell'era digitale?

I pro: l’accesso aperto potenzialmente a chiunque alla produzione musicale, di qualunque genere. I contro: il sopravvento dell’immagine sul contenuto, anche per i musicisti, tipico dell’era social.

Come vedete il futuro della musica?

La musica si evolve, come un fluido trova la sua strada sempre, muta ma porta sempre con sé le proprie radici, è generazionale. Nell’era dello streaming, ci auguriamo tuttavia che l’industria musicale trovi man mano un modo per remunerare equamente chi produce musica, così che essere un artista, specie agli inizi, non debba essere appannaggio di chi si se lo può permettere.