Il fisarmonicista Pietro Roffi ha coniato molto bene la fisarmonica con la composizione dimostrando che la fisarmonica può assolutamente essere uno strumento adatto alla composizione e capace di emozionare. Il suo ultimo disco ''1999'' contiene 10 brani per fisarmonica ed elettronica.
Com'è nato il tuo amore per la fisarmonica? Ci approfondisci i tuoi studi?
Mi sono innamorato della fisarmonica in una sera d’estate a Valmontone, il mio paese. C’era un fisarmonicista che suonava il liscio e ne rimasi abbagliato a tal punto che qualche settimana dopo iniziai a prendere lezioni. Era il 1999, come il nome del mio primo album. Ho studiato per anni privatamente la musica folk, il jazz, il musette, finché, finito il Liceo, ho intrapreso gli studi al Conservatorio Santa Cecilia di Roma dove ho avuto modo di approfondire il repertorio classico.
Quali sono state le esperienze che ti hanno maggiormente formato?
Impossibile contarle, sono davvero tante. Fra tutte mi torna in mente però il giorno del mio debutto con l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia all’Auditorium Parco della Musica di Roma: ho suonato per Ennio Morricone davanti a 2800 persone con l’orchestra dei miei sogni. È stato un vero e proprio spartiacque per la mia carriera e il mio approccio con la musica.
Quanto è importante lo studio e la costanza per imparare a suonare uno strumento?
Questi due elementi, insieme al talento, credo siano imprescindibili se si vogliono ottenere dei buoni risultati tecnici. Ma ci sono altri due elementi che non si compramo e non si applicano a comando se non li hai dentro: la passione e la capacità di sacrificare.
E' uscito il tuo disco di inediti qualche gorno fa. Ce ne vuoi parlare?
“1999” contiene 10 brani che ho scritto negli ultimi due anni per fisarmonica ed elettronica. È a tutti gli effetti una raccolta di storie; alcune provengono dalla mia infanzia, altre da viaggi che ho fatto nel mondo, altre raccontano esperienze che mi hanno cambiato letteralmente la vita. E poi, non poteva chiamarsi in un altro modo, quest’anno ricorrono i miei venti anni di musica.
Hai suonato in giro per il mondo. Quali sono i vantaggi di suonare all'Estero rispetto all'Italia?
Non credo ci siano vantaggi particolari. Penso piuttosto che confrontarsi con un pubblico sempre diverso sia formativo per un musicista. Spesso mi sono trovato a suonare per persone che non avevano mai assistito ad un concerto per fisarmonica e questo può solamente che essere motivo di esperienza. Forse, in Italia, c’è ancora un po’ di “pregiudizio” o di “razzismo” (passatemi il termine!) su questo strumento ma sto lavorando ogni giorno per abbattere questi muri. E la musica, ve lo garantisco, è una forza che non si può contrastare.
Quali sono i pro e i contro del web e i social nell’attività di un musicista?
Io credo che il mondo dei social e più in generale quello del web rappresenti un grande vantaggio per chi fa musica. Spesso sento dire che i social hanno abbassato la qualità e penso che questo sia la cosa più inesatta che si possa dire: è il pubblico che decide, sempre. È il pubblico che decide cosa ascoltare e chi ascoltare. I tempi sono cambiati, una volta per poter ascoltare un artista dovevi andare a teatro, oggi metti le cuffie e te lo porti anche in aereo! E questa è una grande opportunità, anche perché ancora oggi si può andare ai concerti!
Come vedi il futuro della musica?
La musica un giorno lontano si autodistruggerà. O forse salverà il mondo. Non ho un’idea precisa al riguardo e mi piacerebbe avere il tempo di assistere alla seconda ipotesi.