I Jester Society sono una band dalle sonorità Indie Pop/Synth Pop. Il loro ultimo lavoro, uscito il 10 gennaio 2020, s'intitola ¡HEIL DRAMA!

Com'è nata la vostra band? Che musica fate?

I Jester sono nati inizialmente come band pop punk nel 2014, con una line up diversa da quella attuale eccetto Alessandro e Marco. Dopo una pausa tra il 2017 e il 2018 ci siamo trovati con delle demo che cambiavano decisamente direzione e nell’estate abbiamo trovato un batterista “Heil” e un bassista “Drama”. Da quel momento abbiamo cominciato un processo di scrittura durato circa un anno con sessioni in studio divise tra Londra e Brescia. La direzione intrapresa è stata quella di un electro pop con influenze indie rock britanniche mischiate a strumentali che richiamano il pop rap americano. Le referenze più importanti sono TwentyOne Pilots, Arctic Monkeys, BROCKHAMPTON ,Gorillaz e Daft Punk.

Quali sono state le esperienze che vi hanno maggiormente formato?

Sicuramente l’esperienza in studio è stata la prima tappa di crescita. Per quanto riguarda l’Italia, Paolo “Blodio” Fapanni ci ha aiutati a trovare una direzione coerente al progetto in mezzo alla miriade di demo che avevamo accumulato nel tempo. A Londra con The Orbalist (David Fernandez) abbiamo allargato ulteriormente gli orizzonti aprendo la ricerca musicale in maniera più radicale.

E’ appena uscito l’EP di debutto ¡HEIL DRAMA. Ce ne volete parlare?

!Heil Drama! Il nostro primo ep è nato, come detto prima, dopo una lunga fase di labor lime, infatti venivamo da un periodo di transizione tra due progetti, con demo a volte molto diverse tra loro. Nonostante ciò abbiamo cercato comunque di mantenere dei piani diversi di narrazione all’interno dello stesso disco senza snaturare le innumerevoli influenze che rendono il nostro progetto peculiare. La storia raccontata nel disco è coerente a ciò che siamo e siamo stati nell’ultimo anno. L’apertura del disco è più “savage”(“Viet-Snatch”) e ribelle alla ricerca di dinamismo (“A.B.S.O.D”) e movimento come sintomo di fuga dall’ordinarietà . La seconda parte cerca di rifugiarsi nell’illusione di un amore misterioso (“Camille”), istantaneo (“Mars Argo”) che si rivela essere una trappola per una vita piatta e apatica (“+39”).

Avete fatto un tour Europeo. Avete riscontrato differenze rispetto all’Italia?

La differenza principale consiste principalmente nella partecipazione. Abbiamo suonato un weekend a Londra riempiendo inaspettatamente in entrambe le serate i locali che ci ospitavano. Ci ha fatto impressione in particolare l’affluenza avuta ad un concerto Domenicale alle sei del pomeriggio con ingresso a pagamento. La scena emergente viene vissuta come un’ orgoglio della città.

Se doveste descrivere con tre parole la vostra musica, quale usereste?

Contaminazione. I nostri pezzi sono quello, una continua contaminazione di generi, dovuto al continuo sperimentare le influenze personali di ogni membro nella scrittura dei nuovi pezzi.

Quali sono i pro e i contro dell'era digitale?

Il pro è l’usufruibilità. Il fatto che gli ascoltatori in base ai propri gusti siano indirizzati su nuovi contenuti non necessariamente mainstream. Di contro c’è la perdita di veri e propri guadagni in base al proprio merito concreto (numero di ascolti etc).

Come vedete il futuro della musica?

Il futuro della musica è luminoso perché ci sono tanti giovani artisti che senza alcun tipo di barriera si stanno mettendo in gioco portando il proprio messaggio senza distinzione di genere.