Enrico Cipollini è un cantautore molto particolare. La sua musica esce dai confini italiani, e come ritiene lui stesso è giusto conoscere e confrontarsi con musicisti provenienti da ogni parte del mondo, e uscire dalla propria ''comfort zone''. Per il suo prossimo album? Oltre al cd, sta pensando di puntare anche al vinile.

Quali sono le esperienze che ti hanno maggiormente formato?


Sicuramente una delle cose che mi ha formato di più è stata poter suonare in contesti anche al di fuori del mio paese e quindi conoscere e confrontarmi con musicisti stranieri. Ho sempre cercato di ragionare in maniera allargata e vedere come funzionano le cose anche fuori dalla mia città o dall’Italia mi ha insegnato tantissimo, sotto diversi punti di vista. Suonare o fare musica in generale credo che sia qualcosa di molto più complesso che semplicemente imparare uno strumento, e per farlo al meglio credo sia essenziale il confronto con gli altri e l’esporsi anche al di fuori della propria “comfort zone” sia geografica che mentale.


Cosa ti ispira per la composizione e la scrittura di una canzone?


Possono essere diverse cose, esperienze che ho vissuto, persone conosciute, eventi e notizie di attualità o del passato. Non c’è davvero una regola, alle volte basta anche una frase che mi colpisce e la canzone cresce attorno ad essa. In sostanza non ho ancora capito granchè del processo creativo, rimane abbastanza un mistero per me e in fondo mi piace che sia così.


Stai lavorando a un nuovo album. Ce ne vuoi parlare? Progetti per il futuro?


Sì, sto lavorando al mio nuovo album che spero uscirà entro quest’anno. So che si dice sempre così ma tengo molto a questo disco per diverse ragioni e spero davvero di riuscire a completarlo nel modo migliore. Rispetto al precedente (Stubborn Will) ci sono molti più brani suonati con tutta la band al completo (Iarin Munari: batteria / Roberto Catani e Nick Muneratti: basso / Fabio Cremonini: violino) anche se non manca qualche brano più intimista. Diciamo che ci sono un po’ tutte le mie influenze.


Quali cantautori consiglieresti di ascoltare a un artista emergente?


I miei riferimenti cantautorali sono principalmente anglofoni dal momento che tutta la mia scrittura è in inglese, anche se comunque apprezzo molto alcuni cantautori italiani. Se dovessi consigliare un cantautore da ascoltare, esclusi i mostri sacri come Dylan, Cohen, Springsteen, Jackson Browne, etc. consiglierei John Martyn e in particolare il suo disco Solid Air. Ovviamente ce ne sarebbero tantissimi altri.


Oggi ci sono abbastanza opportunità per chi propone musica originale?


Io credo che il problema non sia se ci sono abbastanza opportunità. La vera domanda credo che sia a quante persone interessa la musica originale? Perché le opportunità derivano da quanto interesse c’è attorno a una cosa. Il vero problema secondo me è che per mille ragioni in questo paese la musica è trattata come un intrattenimento di serie B se non C. E’ una questione prima di tutto culturale che bisogna cercare di cambiare poco alla volta, le opportunità arrivano di conseguenza.


In che modo usi il web e i social per far conoscere la tua musica?


Utilizzo i social e il web per far conoscere quello che faccio, come credo sia abbastanza comune. La cosa che però apprezzo di più è la facilità con cui, se usati in modo corretto, questi mezzi consentono di instaurare rapporti e collaborazioni. Uno degli esempi più belli per me è stato un house concert che ho fatto a Bruxelles nato semplicemente da una recensione del mio disco Stubborn Will su una webzine. L’autore della recensione mi ha contattato tramite i social e da lì abbiamo organizzato il tutto.


Come vedi il futuro della musica?


Domanda da un milione di dollari! Sinceramente non sono la persona più adatta a fare questo genere di previsioni. Ho una mia visione e cerco di portarla avanti ma mi muovo assolutamente in direziona opposta a quella che sembra essere la strada principale dell’industria musicale. Per esempio in questo momento la priorità è che i formati musicali siano “comodi” , facilmente accessibili e a basso prezzo. Da qui il successo delle principali piattaforme musicali online. In nome di questo però si è sacrificata la qualità e anche la “ritualità” dell’ascolto. Possiamo ascoltare tutto in qualsiasi momento, ma lo facciamo velocemente e con una scarsissima qualità e questo spesso equivale a non ascoltare niente veramente. A dispetto di tutto quindi continuo a credere in un certo tipo di ascolto della musica, stampo i miei dischi su CD e probabilmente dal prossimo anche in vinile, non perché sono nostalgico ma perchè credo che questi supporti siano il modo migliore di apprezzare quello che faccio. Potrà anche essere una battaglia persa ma non riuscirei a fare diversamente.