Tommaso Napoli è il Presidente di AIMA, un associazione culturale - musicale che ha l'obiettivo di valorizzare il musicista in quanto appassionato, in primis, di musica. Quindi, dando rilievo al piacere di suonare insieme, di fare musica per il gusto di farlo. E oggi l'associazione è divenuta una grande famiglia di "Musicisti amatori".


Ci parli dell’Associazione Italiana Musicisti Amatori. Com'è nata e qual è la sua finalità?


L’idea di un’associazione italiana di musicisti amatori (AIMA) nasce da un piccolo gruppo di amici musicisti, 30 appassionati in uno scantinato a Milano, con un obiettivo comune: diffondere e sostenere la dignità della pratica musicale anche al di là dei suoi aspetti professionali, come fattore di crescita individuale e sociale. Il nostro obiettivo è dare la possibilità a chiunque pratichi la musica di incontrarsi e suonare, proporre progetti, estendere i propri orizzonti musicali, in Italia e all’estero. Per il puro piacere di farlo e senza obiettivi economici.


In che modo bisogna tutelare la musica e i musicisti?

Per promuovere la musica e tutelare i musicisti stessi serve un pubblico colto, raffinato, amante della musica. Tutti dobbiamo diventare musicisti, solo così aiuteremo la musica. I due grandi problemi della musica, in particolare della musica classica, sono infatti la carenza di pubblico da un lato e quella di carenza di opportunità per i giovani di talento dall’altro. I musicisti appassionati, gli amatori (e in particolare gli adulti) sono invece il pubblico, gli allievi, i primi sostenitori dei bravi professionisti: vanno ai concerti, comprano i cd. I musicisti amatori sono anche quelli che più sostengono il mercato musicale di strumenti. La nostra risposta a questi problemi è dunque la diffusione della musica, in particolare di quella amatoriale. Suoniamo tutti e aiuteremo la musica e i musicisti con la nostra energia e la nostra passione.


La musica è prima di tutto una passione. Come può un musicista metterci la passione, senza scoraggiarsi e mollare alle prime difficoltà?


Siccome non possiamo avere tutto dobbiamo rassegnarci a non avere niente? Impossibile. Se è vera passione lo facciamo innanzitutto per noi stessi. Parafrasando De André, non per denaro, non per amore né per il cielo. Dunque rilassiamoci e riproviamo con calma! Se invece è qualcun altro a dirci di smettere ricordiamo sempre che tutti meritano di suonare o cantare Beethoven o Rossini almeno una volta nella vita (e vale lo stesso per i Led Zeppelin, John Coltrane o Bob Marley, perché chi ama la musica e la suona riconosce la bellezza ovunque essa sia). Forse bisogna cambiare strada, ma potersi esprimere attraverso la musica è un diritto umano. Quando si fa musica insieme, si respira insieme nel gruppo, in orchestra o in banda o si canta in un coro, anche se si hanno 40 anni ed è la prima volta, si cambia il proprio modo di vivere. Suonare, fa bene, scatena emozioni, libera l’anima e allena il cervello, fare musica insieme è un’esperienza che resta per sempre e cambia il tuo modo di vivere e di condividere qualcosa con gli altri. E tutti meritano di vivere questa esperienza.


Ci sono abbastanza opportunità di esibirsi? O dovrebbe esserci un miglioramento riguardo l’organizzazione dei live?


Il problema è sistemico. Come nel calcio, più il pubblico degli appassionati domenicali è ampio e colto della materia, più il livello sarà alto per i professionisti e il mercato florido. TUTTI MUSICISTI significa anche spettatori competenti che ascoltano e sono anche in grado - per aver suonato - di comprendere le reali sfumature tecniche di quel che accade e di apprezzare veramente l’esecuzione dal vivo (imparagonabile a qualunque registrazione). Le sole orchestre amatoriali in UK generano un indotto di oltre 80 milioni di sterline l’anno (dato https://www.makingmusic.org.uk/) tra affitti sala, stipendio del direttore o dei tutor, affitto strumenti ecc… In Italia questo indotto semplicemente non esiste. Va stimolato questo indotto, in ogni settore musicale.


Quali sono i "vantaggi" che la tecnologia di internet ha portato nella musica?


Internet ha reso più facile condividere e accedere alla musica, basta pensare non solo a youtube e alla musica ascoltata, ma anche all’immensa quantità di spartiti, metodi di studio, lezioni online, programmi per comporre o arrangiare. E ha anche reso anche più facile condividere mettere in contatto le persone, i musicisti appassionati nel nostro caso, favorendone anche l’incontro reale. Infatti sito internet di AIMA - www.aimamusic.it - è di fatto un’enorme community online di oltre 350 musicisti reali, contattabili e disponibili a suonare. Anzi, desiderosi di essere contattati per fare musica insieme. Tanto che anche all’estero riusciamo a tenere contatti regolari e a far suonare insieme a noi musicisti da tutta Europa, a dire il vero da quasi tutto il mondo.


Come vedi il futuro della musica?


Vedo un futuro in cui si suona in casa e nella vita quotidiana, per stare insieme, per tenersi culturalmente attivi, per il piacere di godere con altri appassionati le meraviglie più grandi del patrimonio musicale mondiale suonando, non solo ascoltando. E’ infatti noto alla sociologia che lo studio di uno strumento dipende fortemente dall’esistenza in famiglia di qualcun altro che suona. Nella sola Londra le orchestre e le bande amatoriali sono più di 200 (4.000 in UK). In Germania ci sono 1.500 orchestre sinfoniche amatoriali, 21.300 cori, 18.440 bande di ottoni, 720 orchestre a plettro. E ci sono eccellenze anche anche in Venezuela (la patria del Sistema di Abreu) e in Giappone, dove è nata la World Federation of Amateur Orchestras. Purtroppo in Italia siamo un po’ indietro da questo punto di vista, però tutti noi soci dell’Associazione Italiana Musicisti Amatori siamo certi di lavorare nella direzione giusta quando diciamo che il mondo migliore è il mondo in cui siamo TUTTI MUSICISTI, anche se non siamo tutti dei professionisti eccelsi.