Ormai è risaputo che nel mondo dei musicisti produrre le proprie canzoni e farle ascoltare ai più, è diventato sempre più facile e veloce.

Al di là della qualità degli arrangiamenti e delle proprietà sonore, la possibilità di far ascoltare la propria produzione è ormai alla portata di tutti. L’artista con un semplice clic può diffondere i propri lavori grazie ai vari social network e alle varie piattaforme streaming.

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La produzione di una canzone nell'era digitale

A differenza, solo di 10 anni fa, c’è stato un grande passo avanti a favore degli artisti emergenti; spendendo qualche centinaia di euro possono provare a cimentarsi nella produzione di una canzone.

I nuovi strumenti digitali come pedaliere per chitarra elettrica e tastiere midi “low cost” godono di una qualità che agli inizi del nuovo millennio erano impensabili. Da menzionare anche il gremirsi dei vari tutorial che si possono trovare sul web, con 10 minuti di video si può accedere con semplicità alle prime linee guida per l’utilizzo delle “DAW” (digital audio workstation).

Certo, non tutto è oro ciò che luccica, gli ingegneri del suono fanno indiscutibilmente un lavoro migliore di quello di un amatore che cerca nel web le risposte su “mix”, “master”, “eq”, “compressore” e via dicendo… ma ciò non toglie che l’era digitale che stiamo vivendo ha portato ad una rivoluzione sostanziale alla produzione di musica emergente.

Oggi ci si può mettere in una stanza di casa e arrangiare i propri pezzi, riascoltandoli e modificandoli a piacimento, nulla a che vedere con il rovinare una musicassetta dei “girasoli” con il registratore della mamma, che dopo una giornataccia di lavoro, torna a casa, accende lo stereo e nel bel mezzo di “quel mazzolin di fiori” si sente partire la versione più trash di “crazy little thing called love”. La smorfia di agonia sul viso di tua mamma nel sentirla, non curante del fatto che sia la tua prima ascoltatrice, ti sveglia dal sogno di diventare una rock star.

Musica dal vivo e internet

Il digitale ha dato la speranza alle nuove leve della musica, anche solo per diletto. Se qualcosa non funziona o suona male nel mix, c’è modo di sistemarla senza rovinare il resto, il nastro usurato di “quel mazzolin di fiori” ne è la conferma.

Tutto davvero bellissimo…. se non si pensa che le povere band emergenti che si fanno forza dei loro inediti, potrebbero non avere luce al di fuori della sala prove o dell’home studio. Purtroppo se si cerca di suonare in una realtà che non lo permette, sarà difficile uscire dal garage. Non tutte le band nascono in città dove vi sono locali che propongono musica live o che valorizzano le band emergenti perché “non portano gente”.

La costante ricerca di cover band e tribute band da parte dei locali che propongono musica dal vivo è un dato di fatto. Questa non è assolutamente una critica, ognuno fa quello che vuole ed il padrone del locale dovrà pur mangiare.

Ma come può una band farsi l’esperienza? Come può una band farsi ascoltare?

Semplice… grazie ad Internet!

Sembra il solito “consiglio da bar”, ma non è così. Come detto all’inizio dell’articolo, riuscendo a prodursi da sola una band può provare la strada dell’intrattenimento digitale. Può mettere le proprie canzoni su una grande tavola imbandita dove i grandi chef hanno sfornato succulenti manicaretti e tanti altri aiuto cuochi ci hanno provato, sperando che più persone riescano a mangiare le sue pietanze.

Streaming musicale

La piattaforma streaming sul quale caricare il pezzo va pensata prima ancora di registrare e l’uscita dell’album anche se registrato nel capanno degli attrezzi, va pianificata!

Ci vuole un filo diretto tra inizio produzione e spamming sui social. Si deve creare una sorta di attesa, anche se gli unici followers sono “la nonna” e “il gatto di Mario”, ci sono delle funzioni all’interno dei social network che con le dovute attenzioni e alcuni stratagemmi, possono diventare armi vincenti, questo non amplierà il bagaglio d’esperienza della band sul palco, ma forse potrebbe dare vita al primo ingaggio e magari anche ad un secondo e così via…

Citando i “Ministri”, una band italiana, la rete di streaming musicale “È una questione di gusti….”, in riferimento alle molteplici playlist mirate che in alcune piattaforme vengono create in base ai generi musicali degli ascolti che una persona ha fatto nel mese precedente.

Con i tempi che corrono, senza mollare, qualcosa si può fare, anche solo un album da far ascoltare ai nipoti, mantre blateri per ore come “Abe Simpson”.

Mattia Signorelli