Davide Correra è un giovane musicista che sta frequentando il corso di chitarra jazz presso il Conservatorio di Napoli “San Pietro a Majella”. Nel digitale vede le potenzialità per farsi conoscere come musicista e non solo. Tra le sue prime esperienze importanti, vi è il primo album autoprodotto con la sua band Aftersat.

Cosa ti ha spinto a fare musica? Che studi musicali hai fatto?

Ho iniziato a suonare quando avevo 13 anni perché volevo imitare i miei idoli. In casa avevo una chitarra classica che mio padre mi regalò parecchi anni prima, quasi senza motivo, ero piccolo e non immaginavo nemmeno lontanamente di poter fare il musicista. Ho così iniziato a suonare e non ho mai smesso. Ho scelto di farne un lavoro quando ho scoperto quanto mi emozionasse suonare dal vivo. Successivamente ho scoperto anche una passione per la registrazione, ma sono consapevole di essere ancora molto giovane e di avere molta strada da fare. Per quanto riguarda gli studi, ho studiato chitarra elettrica con il maestro Andrea Palazzo, adesso frequento il corso di chitarra jazz presso il Conservatorio di Napoli “San Pietro a Majella”. Sono determinato a continuare gli studi al fine di realizzare me stesso e coltivare questa mia passione.

Da cosa è composta la tua strumentazione per i live?

Per i live mi affido sempre alla mia Epiphone Sheraton II Pro in coppia con una pedaliera digitale BOSS ME-80. L’amplificatore lo scelgo in base alla situazione, ma in genere con il Peavey Bandit 112 riesco ad adattarmi ovunque. Se proprio non c’è spazio nel locale vado diretto al mixer, anche per questo sono molto a favore del digitale!

Fai parte della band ‘’Aftersat’’. Com’ è nata e che musica fate?

AfterSat nasce da un’idea di Salvatore Pone che ha coinvolto diversi artisti della zona flegrea. Dalla Sessione RicreAttiva (jam session) alle prove il sabato pomeriggio il passaggio è stato breve. Da qui deriva il nome AfterSat, dove “after” sta per “afternoon” e “sat” sta per “Saturday”. I protagonisti di questa avventura sono lo stesso Salvatore Pone dei Doppiomalto, Gianluca Di Bonito (cantautore) e Davide Correra, Alessia Torinelli, Mirko Di Bello e Giuseppe Passeri dei The Charliest. Dietro alle quinte alle prese con i testi c’è Tuarì. AfterSat è quindi la fusione tra vari stili e generi che trova una soluzione univoca che soddisfa i nostri gusti musicali.

E’ uscito il vostro album. Ci vuoi anticipare qualcosa?

Il nostro primo album è già disponibile su tutti i digital store, a breve saranno disponibili le copie fisiche. Quest’album per noi è sia un punto di arrivo che un punto d’inizio. Proviamo a realizzarci professionalmente, mettendo in questo cd tutte quelle che sono le nostre esperienze passate. Come già detto in precedenza lo stile è caratterizzato dalla fusione di diversi stili e generi, non riesco quindi a descriverlo nominando un singolo genere. Spazia dal country al rock, ci sono parti dance, altre funky, altre “pinkfloydiane”, sono presenti assoli di chitarra. Che dire: ce n’è per tutti i gusti!

Autoproduzione oggi. Qual è la tua visione?

Parto dicendo che il nostro album è interamente autoprodotto, quindi direi di esserne pienamente a favore. Oggi si possono raggiungere ottimi livelli di qualità senza spendere per forza capitali in strumentazioni altamente professionali, o comunque senza rivolgersi a studi di registrazione. Ritengo comunque fondamentale il lavoro di professionisti dal momento in cui una registrazione è rivolta ad un pubblico mondiale, destinata quindi ad ascolti tramite diverse piattaforme quali anche tv e radio.

In che modo il web e i social possono essere utili per farsi conoscere come band?

Inutile negarlo: il web ha impiantato ormai radici nella nostra quotidianità. Quindi cosa c'è di meglio di questo, e in particolare dei social, per farsi conoscere?! È un ottimo strumento per qualsiasi ambito, dalla moda alla musica.
Per quanto riguarda la musica, i social permettono in un certo senso di bypassare il supporto pubblicitario e la promozione offerte dalle etichette. Ovviamente è sempre un concetto abbastanza relativo, si parla sempre di artisti con pretese regionali, più che nazionali o internazionali. In questi casi è quasi d'obbligo la presenza di figure professioniste, come produttori ed etichette discografiche.
Nel nostro caso, poiché non puntiamo ancora ad essere ascoltati in tutte le radio italiane e non, ci siamo affidati al potere dei social e devo dire che i risultati ci hanno anche sorpresi. Inizia tutto con un passaparola, con una cerchia ristretta, e ci si ritrova ad essere ascoltati da gente che non ci conosce minimamente. È davvero una grande soddisfazione.

Come vedi il futuro della musica?

È difficile immaginare come sarà la musica in futuro. La scena musicale si sviluppa velocemente e in maniera continua. Cambiano i generi, cambiano gli strumenti, le piattaforme, i modi di comporre. Nonostante si svilupperà ancora la musica commerciale, sono sicuro che esisterà ancora la musica suonata. I musicisti avranno ancora ruoli fondamentali sia live che in studio. Sarà il buon orecchio dell’ascoltatore ad apprezzarne il talento.