Dagli studi di musica a quelli di didattica, dall'apertura di un blog alla pubblicazione di un libro, Davide Donelli si dedica alla sua passione, quella per la musica a tempo pieno. La reperibilità di informazioni online? non è cosa scontata, ma è una grande fortuna.
Ci approfondisci i tuoi studi musicali?
Ho iniziato a studiare musica a dieci anni sullo strumento musicale che più mi affascinava, la chitarra, quella classica con le corde di nylon, era quel suono ad affascinarmi e di conseguenza tutte le musiche ad esso pertinenti, senza distinzione di genere. In sostanza ho avuto una formazione accademica, con tutti i pro e contro che ciò comportava, almeno in quegli anni. Era una didattica che da insegnante ho sempre evitato, cercando nuovi approcci e metodologie basate su una visione della musica più ampia e al passo coi tempi. A distanza di anni ho poi rivalutato anche quegli aspetti più accademici tipici di un percorso lineare e progressivo, anche se monodirezionato in quanto limitato ai repertori scritti. Crescendo mi sono poi avvicinato ad altri generi e prassi esecutive, e la svolta è stata la chitarra bossa nova, forse ancor oggi la porta di ingresso alla popular music per un chitarrista classico, almeno secondo me. Completato il diploma di chitarra avevo già iniziato ad interessarmi di didattica e animazione musicale, quindi il diploma in didattica della musica rappresentò per me il coronamento del mio desiderio di far musica che per me, ancor oggi, significa far divulgazione: suonando, scrivendo e insegnando. Insomma i titoli accademici li ho tutti, anche se non li ho mai ostentati, ma sono stati ben equilibrati, completati e potenziati da molti altri corsi, incontri, letture ed esperienze.
Hai da poco pubblicato un libro. ''Saltellando qua e là. Intorno all'ukulele''. Ce ne vuoi parlare?
È il frutto di un centinaio di puntate di INTORNO ALL’UKULELE, format radiofonico in onda da più di due anni su DeejayFox Radio Station e interamente dedicato a questo strumento poco conosciuto. Si tratta del primo libro in italiano a raccontare dei personaggi che hanno fatto la storia dell’ukulele: da Cliff Edwards a Ohta San, da Jesse Kalima a Roy Smeck, da Eddie Kamae a Andy Eastwood e la lista sarebbe lunga quanto le curosità e le considerazioni intorno a uno strumento sempre sull’onda delle mode ma, come detto, ancora poco conosciuto. SALTELLANDO QUA E LÀ prende spunto dal significato della parola hawaiana "ukulele", ossia "la pulce che salta", e si sviluppa saltellando a zig zag con un percorso ritmato e imprevedibile, proponendo una panoramica veloce, ma non per questo superficiale, fra i nomi che hanno fatto grande l’ukulele. L’idea è quella di incuriosire e stuzzicare il lettore a conoscere e andar ad ascoltare queste musiche. Mi rivolgo agli ukulelisti italiani, ma non solo, cercando di offrire loro una lettura piacevole, fantasiosa e stimolante. La cosa che mi piace di più è la possibilità di ascoltare i podcast di alcune puntate monografiche o tematiche di INTORNO ALL’UKULELE così da completare la lettura.
Sei un insegnante. Qual è il messaggio che vuoi trasmettere ai tuoi allievi durante le tue lezioni?
Bella domanda. Cerco di risponderti in modo sintetico. Intanto dipende dagli allievi e dalla loro età, ovvero dal contesto in cui lavoro: bambini, ragazzi o adulti, scuola di musica o scuola dell’infanzia e primaria. Iniziamo con ordine: alla scuola dell’infanzia e primaria direi che tutto si può sintetizzare, ma non vorrei semplificare troppo, nella frase: la musica comunica messaggi, emozioni e stati d’animo e perciò vale la pena di viverla, conoscerla e condividerla. Con i ragazzi e adulti c’è una componente culturale più evidente, un respiro più ampio fatto non solo di emozioni e sensibilità da far emergere ma di riflessioni e pensieri da stimolare: la musica è un linguaggio universale nel senso che tutti i popoli ne hanno una propria, culturalmente e linguisticamente circoscritta, capace di veicolare una propria visione della realtà. Il motto potrebbe essere: l’adulto, di questi tempi, ha bisogno di volare e viaggiare con la musica, diamogli le ali per farlo.
Didattica online. Qual è la tua visione?
Sono di un’altra generazione quindi osservo con interesse e cerco di capire di cosa si tratta, anche se francamente ho qualche perplessità sulle nuove didattiche online. Sembra che l’interazione insegnante - allievo venga circoscritta in modo limitante più che ampliata e potenziata. Mi spiego. Non so quanta “vibrazione” passi in una lezione ad esempio su skype: chitarristicamente ho bisogno di stare accanto all’allievo, poter toccare il polso, il gomito, la spalla, se necessario. Si parla di fisicità quando si insegna uno strumento, non bastano parole e occhi, i grandi maestri che ho avuto la fortuna di conoscere mi hanno fatto capire l’importanza del respiro quando si fa musica. È espressione, è relazione, è umanità: la didattica online ne tiene conto? Non saprei, penso di no ma accetto di essere contraddetto. D’altro canto la didattica oggi si avvantaggia di tutte quelle informazioni reperibili online che un tempo si cercavano faticosamente, penso a libri e spartiti che da studenti cercavamo in qualche libreria del centro in cui però dovevi andare fisicamente, penso agli spartiti che trovavi nei cassetti spesso disordinati della Ricordi o che riuscivi a fotocopiare da qualche amico. Insomma la sete di sapere ti faceva ingegnare moltissimo, era una caccia al tesoro faticosa ma molto appagante. Con i miei amici della Scuola Musicale facevamo i pendolari fra Ricordi e Messaggerie Musicali, ci intrufolavamo in scantinati sconosciuti ai più che si rivelavano negozi di dischi usati gestiti da qualche appassionato cultore del vinile. In quel modo ci siamo formati, abbiamo alimentato la nostra curiosità e passione per la musica, anche quella è stata parte importante della mia formazione. Per contro ho l’impressione che le giovani generazioni non sappiano quanta ricchezza hanno a portata di mouse. Hanno una grande fortuna!
Curi anche un blog. Di quali argomenti tratta e com'è nato?
“Intorno all’ukulele” nasce come blog perché avevo voglia di dir la mia sull’ukulele, raccontando ciò che scoprivo o facevo: inserendo materiali didattici, trascrizioni, brevi riflessioni. Insomma, ho sempre amato scrivere di musica e documentare anche il mio lavoro di insegnante. Quello era il posto deputato a ciò. Il progetto era molto ampio ma occupandomi di molte cose non mi sono mai dedicato a tempo pieno, inoltre l’ampliamento di “Intorno all’ukulele” a format radiofonico ha parzialmente mutato l’impostazione del blog che ora è prevalentemente spazio online per i podcast della trasmissione radio.
Ci sono abbastanza opportunità live per i musicisti?
Assolutamente no. Non vorrei ripetere quanto è già stato evidenziato su www.musyance.it (ti seguo e apprezzo il tenore delle tue domande, attuali e scottanti). Le opportunità live sono sempre difficili da inventare, trovare e realizzare, vogliamo parlare di quanto è difficile organizzare un concerto?
Come vedi il futuro della musica?
Sono un ottimista quindi penso che la musica abbia tutte le caratteristiche per sopravvivere alle difficoltà che si incontrano oggi, anzi è un valido strumento, del resto come tutti i linguaggi artistici, per aiutare il genere umano a vivere meglio. Come vedi ci sono due dimensioni che con alterne fortune cercano un equilibrio: le difficoltà concrete di fare musica e vivere con la musica, da un lato, e la spinta interiore, gli ideali e le passioni che ti muovono, dall’altro. Penso che questo difficile equilibrio unisca un po’ tutti coloro che hanno scelto di dedicarsi alla musica come professione.