Lyre è una cantautrice italiana. Oggi 22 gennaio 2021 esce il suo Debut Ep Queer Beauties.

Quali sono state le esperienze che ti hanno maggiormente formato?

E’ una domanda che richiederebbe moltissimo tempo, cerco di selezionare il più possibile tra le varie esperienza importanti della mia vita. Non parlerò però da un punto di vista “tecnico” e cercherò di focalizzarmi solo sulle esperienze più importanti per la creazione della mia musica, anche se facenti parte del mio percorso teatrale. Sono molto dipese da incontri importanti. Ad esempio l’aver avuto alcuni insegnanti di piano classico e teoria con sensibilità incredibili, sicuramente l’essere entrata a 18 anni in un progetto della compagnia di teatro Valdoca che mi ha molto segnata, sia per l’incontro con la poetessa Mariangela Gualtieri e col regista Cesare Ronconi, che con tutte le personalità artistiche che ci hanno affiancato in quel lungo periodo di formazione e creazione di uno spettacolo, tra cui soprattutto Danio Manfredini che poi ho seguito per anni, dopo la Paolo Grassi. Li ho iniziato ad entrare in contatto con una parte di me molto profonda e anche spaventosa per certi versi, ma potentissima e ho vissuto con persone incredibili ed essendo allora la più piccola, per me è stato come un battessimo di fuoco. In effetti lo spettacolo e il progetto si chiamavano “Imparare è anche Bruciare” c’era inoltre un gruppo rock di ricerca meraviglioso , gli “Aidoru” e due cantanti attrici da brivido. Morena Tamborrino e Mariella Melani. Io ero ipnotizzata dalla loro musica che accompagnava tutto lo spettacolo e ho iniziato a desiderare sempre di più di diventare una rocker in un certo senso. Ho continuato a suonare e a cercare timidamente di cantare durante gli anni avvenire, spesso portando una chitarra in tournée , sempre in privato, ma solo dopo 10 anni, quando ho avuto una sorta di breakdown che mi ha costretta a fermarmi, a fare ordine e a sostare su molte domande, e mi sono anche rotta un piede (il che ha aiutato molto, costringendomi a mancare a provini e facendomi perdere possibili altri lavori) solo allora, dopo varie ricerche, ho incontrato la fantastica vocal coach Eloisa Francia che mi ha aiutata tantissimo a far uscire la mia voce più vera, in tutti i sensi. Ho dovuto fare molta strada e trovare la giusta pace interiore, soprattutto grazie ad un lavoro intenso e necessario fatto con uno psicoterapeuta bravissimo insieme appunto alla la giusta vocai coach, per permettere alla mia voce incastrata per vari blocchi profondi e psicosomatici di uscire. Mi ricordo ancora la commozione incredibile che ho provato, la prima volta che l’ho sentita “libera”. E’ stata la motivazione per continuare ad andare avanti. Era La parte più fragile e vera di me. Trascurata e maltrattata per anni.Mai ascoltata davvero. Questa è stata una tra le esperienze più importanti senz’altro, forse l’esperienza fondante che ha generato il resto. Infatti poco dopo ho iniziato a organizzare il mio viaggio in UK. Gli ascolti sono e sono state altre esperienze importantissime e fondamentali. Da quando ho 13 anni. Ho sempre passato ore ad ascoltare le artiste che amavo di più. Per me PJ Harvey ,Bjork e Beth Gibbons sono state delle specie di voci guida con la loro musica. Soprattutto PJ Harvey quando avevo 18 anni. Quando infatti, ascoltando artiste come loro, ho sentito che il luogo in cui mi sentivo meglio e sentivo più mio in assoluto era il mondo creato dai loro brani e dalle loro voci e, in un certo senso, le ho “invidiate” perchè erano riuscite a creare il loro luogo centrale, con l’atmosfera giusta in cui immergersi e poter fare uscire la propria voce più intima. Cosi ho sentito la necessità di doverne creare uno mio, in cui poter sostare all’infinito, nel respiro, immergermi e attendere, sperimentare, scoprire, portare anche le esperienze della vita e vederle trasformarsi ed evolvere in un linguaggio nuovo, che si creava pian piano con molto lavoro, molta pazienza e molte attese. Infatti dopo questo sono partita per gli UK, per immergermi completamente nel mondo musicale a cui sentivo di appartenere, per indagare questa appartenenza più a fondo, per ricercare sempre di più e poter infine “ restituire” la mia esperienza, creando un mio mondo musicale personale. Sono stata prolissa, mi dispiace, è una domanda molto complessa.

E' uscito il tuo singolo d'esordio “Broken Flowers”. Ce ne vuoi parlare?

E’ un brano che ho scritto svariati anni fa e che poi ho riarrangiato con Giuliano Pascoe. Broken Flowers in un certo senso parla di un rito di passaggio fondamentale, di una rinascita attraverso l’esperienza dell’innamoramento, o meglio, di un desiderio cosi violento e nuovo che fa crollare il proprio mondo e la propria concezione di sé. Come quello dei primi veri amori o le prime rivelazioni.. Per me è stato il desiderio e l’ossessione verso certe bellezze femminili un pò spietate e potentissime. Fragilissime e fortissime allo stesso tempo. Racconta del loro rifiuto, di uno sguardo che seduce, poi pietrifica e infine manda in mille pezzi. Dell’impossibilità di fermarsi, dell’impossibilità di fermare questa ricerca in quanto quell’istante in cui la bellezza si svela tutta nel suo contrasto, la vertigine di quella rivelazione, è l’unica cosa che da un senso al proprio vissuto. La voce narrante infatti si arrende a questa sorta di incantesimo, a questo destino di caccia impossibile dettata da un desiderio profondo che comporterà cadute necessarie. In realtà però questa sorta di ricerca infinita mai soddisfatta e questa resa infinita è ciò che le permette di avvicinarsi sempre di più alla sua parte più pura, è il fondamento della ricerca artistica più autentica. Uno stato costante di innamoramento.

Progetti per il futuro?

Sicuramente concentrarmi moltissimo sul live, infatti vorrei poter esibirmi il più presto possibile via streaming nello studio della mia etichetta Pitch The Noise Records, continuare sicuramente a scrivere e a produrre i nuovi brani e ritornare anche a lavorare sulla recitazione, con calma, gentilezza e attenzione. Ora sento, infatti, in concomitanza anche con il voler suonare live, un desiderio nuovo, quasi un bisogno del mio corpo di ritornare anche sul palco di un teatro, di ricercare attraverso la recitazione e lo farò presto. Avverto finalmente il profondo legame tra le due cose, mentre per un certo periodo ho sentito come se la musica fosse stata anche un rifugio dagli strattoni della vita difficile da attrice di teatro. Ma ora, probabilmente il mio prepararmi per un concerto ha risvegliato il mio amore verso la performance e la recitazione. Mi manca molto infatti, e sono pronta, con calma, a riiniziare.

Quanto conta secondo te la passione, la costanza e la motivazione per avviare una carriera musicale?

Sinceramente penso che siano fondamentali. Conta tantissimo anche il sapersi organizzare bene e quanto si è disposti a sacrificare e investire (anche economicamente all’inizio). Ovviamente è un discorso molto ampio perchè ognuno è diverso e desidera cose diverse e ha diversi limiti e diverse potenzialità, oltre che diversi destini. Gli incontri sono anche molto importanti, così come trovare gli ambienti più giusti per poter mettersi in gioco e la capacità di processare le critiche. Ecco, se potessi esprimere un desiderio rispetto a tutto il lavoro che un artista indipendente deve portare avanti da solo, vorrei con tutta me stessa che non esistesse tutto il frastuono dei social e il modo in cui ora viene richiesto agli artisti di ottenere più visibilità, spingendoli per forza vendersi in mille modi, sfornando contenuti a caso ogni secondo. O perfino, di sputar fuori brani mensilmente, brani usa e getta, da playlist di sottofondo, come richiedeva Daniel Ek, CEO di Spotify, attaccato fortemente per fortuna da migliaia di artisti e artiste di tutto il mondo che hanno tentato di spiegare che non siamo appunto venditori di merce da fabbrica. Questo mi fa molta paura e trovo che assomigli più a un mestiere di venditori ambulanti e non di artisti e riduce molto lo spazio dell’attenzione, del silenzio, del respiro e quindi della creazione della condivisione autentica, rischiando di trasformare l’arte e la cultura sempre di più in mera distrazione.

Qual è il messaggio che vuoi comunicare attraverso le tue canzoni?

Non ho nessun messaggio in particolare , ma spero che la mia musica possa attraversare chi ascolta, portarli a perdersi con me, nel mondo che ho creato e fargli vivere un’esperienza. Non vorrei mai che fosse una distrazione, ma un’immersione. Il mio sogno sarebbe, come hanno fatto le artiste e gli artisti che amo di più con me, riuscire ad arrivare, attraversando, far si che si esca da un ascolto diversi da come si è entrati. Vorrei tantissimo farlo anche attraverso il live, dando il meglio che posso, donandomi al massimo. Perchè quando io ho vissuto questo da ascoltatrice o spettatrice, ho sentito, nel profondo, la mia vita arricchirsi. Ho sentito la passione per la vita accendersi un pò di più insieme al suo mistero e insieme alla forza della condivisione ed è una delle ragioni principali per cui sento la necessità di dovermi dedicare ogni giorno a questa ricerca.

Com'è il tuo rapporto con il web e i social?

Purtroppo non dei migliori, come si è potuto intuire da una delle mie risposte precedenti. Cercherò però di fare del mio meglio per condividere anche attraverso questi strumenti, la mia passione per la musica.

Cosa dobbiamo aspettarci per il futuro della musica?

Che domanda enorme! Sinceramente non lo so, anche perchè in ogni paese la situazione è diversa. Ma una domanda così mi invoglia a rispondere in modo spropositato! Il mio sogno totalmente utopico sarebbe una mega rivolta internazionale, organizzata dagli artisti e dalle artiste che come me non sopportano proprio più questa direzione sempre più estrema di pura mercificazione dell’arte, il ritorno totale a una fruizione completa delle opere e non frammentata da playlist e streamings via ig stories, etc e una rivoluzione culturale (questo soprattutto in Italia) che faccia capire che la cultura deve essere considerata tra gli elementi fondanti e fondamentali di una società e non un hobby da non prendere sul serio, a cui dover rinunciare subito, nei momenti di crisi!