Cecilia Crisafulli è una violinista che ha girato il mondo grazie alla musica. Ora vive a Berlino, ma ogni tanto ritorna nel suo bel Paese, l'Italia. Oggi vive della sua più grande passione, quella per la musica, ma è merito anche delle tante ore di studio che ha dedicato fin dall'infanzia.

Michael Enders
Michael Enders

Che studi musicali hai fatto?

Mio padre, Pierluigi Crisafulli, è violinista, ha lavorato 38 anni al Teatro La Fenice di Venezia. Di conseguenza ha scelto per me di volta in volta gli insegnanti per ogni materia che riteneva più adatti alla mia età e al mio livello. Mi spostavo dopo la scuola da un maestro all’altro. Un giorno avevo lezione di pianoforte, un altro quella di violino, un altro ancora teoria e solfeggio. Ho frequentato il Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia, in cui mi sono diplomata nel luglio 2002, solo gli ultimi due anni perché il mio professore, Stefano Zanchetta, vi aveva ottenuto la cattedra. Dopodiché mi sono trasferita a Berlino dove mi sono perfezionata con il Prof. Axel Gerhardt (ex spalla dei secondi dei Berliner Philharmoniker). Con lui ho studiato privatamente un anno per prepararmi agli esami di ammissione all’Università delle arti (Universität der Künste) e poi all’interno dell’UdK appunto in cui lui è tuttora Professore di violino. All’UdK ho preso due lauree. Nel 2006 quella a indirizzo pedagogico, nel 2008 la specializzazione che in Italia definiremmo orchestrale.

Quali sono state le esperienze che ti hanno maggiormente formato?

Tutto nella mia vita è servito a formarmi. Ho frequentato un liceo classico alquanto impegnativo e parallelamente dovevo dedicarmi ore e ore allo strumento, senza sconti a scuola e senza che i professori ne tenessero conto, a volte anzi ero penalizzata per questo impegno a loro avviso extra scolastico e quindi secondario. D’estate ho frequentato diversi corsi di violino all’estero e ritrovarmi ragazzina in un Paese straniero con insegnanti e ragazzi con gli stessi miei interessi che non conoscevo mi ha fatto crescere non solo musicalmente. Poi il vivere da sola in Germania, un Paese straniero, lontano dalla famiglia e dagli amici. Frequentavo una scuola privata di tedesco, 5 giorni su sette, tra le 6 e le 8 ore al giorno, tornata nella mia stanza studiavo il violino e poi mi dedicavo a ripetere vocaboli e fare esercizi per raggiungere il più velocemente possibile il livello C1, indispensabile per studiare all’università. Affiancavo agli studi lezioni di italiano a studenti di lirica o bambini bilingue per guadagnare qualcosa e aiutare i miei genitori che sostenevano spese importanti per permettermi di vivere fuori casa, insegnavo violino e pianoforte privatamente ma anche in diverse scuole di musica. E poi non dicevo mai no (o quasi) alle richieste in qualità di violinista da band anche rock o pop, orchestre, musica da camera così come playback in programmi televisivi. Tutto è servito.

Quali sono i tuoi progetti attuali e per il futuro?

Sono la violinista di Max Raabe, il nostro cantante, e della Palast Orchester, suoniamo musica anni 20 e 30, ma anche arrangiamenti nello stile di quegli anni di musiche conosciute pop e brani scritti da Raabe in collaborazione anche con altri musicisti. Viaggiamo molto, suoniamo circa 90 concerti l’anno oltre che in Germania in Svizzera, Austria, Scandinavia, Inghilterra, Russia, Stati Uniti (Carnegie Hall di New York compresa) e Canada. Siamo stati anche in Israele, Cina, Libano e Giappone. Il 22 novembre uscirà il nostro nuovo cd/dvd MTV Unplugged con ospiti davvero notevoli. Il 25 e il 26 dello stesso mese suoneremo finalmente in Italia, dopo 6 anni di assenza. Il 25 al Teatro dal Verme di Milano, il 26 al Kursaal di Merano. Dal gennaio 2020 partiremo con un nuovo Tour “Guten Tag liebes Glück” (Buongiorno cara felicità) tratto dal singolo che ha scritto il nostro cantante Max Raabe e che in MTV Unplugged canta in duo con LEA, una cantante tedesca. Io sono una musicista ma sono anche una moglie e una mamma. Vorrei essere brava in tutto ma a volte conciliare queste cose che richiedono tutte grande impegno non è facile. Sto puntando sulla carriera, cercando di non rinunciare a godermi la mia famiglia. Non per niente, i miei bambini viaggiano con me quando è possibile e a volte sfruttiamo un tour per fare una piccola vacanza tutti e quattro insieme. In futuro vorrei essere ancora più brava a trovare il giusto equilibrio tra carriera e famiglia. E vorrei poter suonare di più nel mio Paese. Sogno il giorno in cui finalmente da veneziana potrò esibirmi al Teatro La Fenice di Venezia, tra le cui arie d’opera mi sento un po’ di essere cresciuta ed essendo di origini siciliane al Teatro greco antico di Taormina che ha un fascino unico.

Sei italiana, ma vivi da molti anni a Berlino e suoni in giro per il mondo. Hai mai suonato in Italia? Ci sono differenze rispetto agli altri Paesi dove hai suonato?

Ho suonato in Italia certo, ma non abbastanza da poter fare paragoni. Posso dire che mi dispiace che il pubblico italiano non ci conosca. Mi piacerebbe essere più presente nel mio Paese, anche perché nemmeno ai miei colleghi dispiacerebbe venire più spesso in Italia per i teatri certo, ma anche per l’atmosfera di accoglienza che si respira nel nostro Paese, e non da meno, il buon cibo e il vino.

Quanto è importante lo studio e la costanza per imparare a suonare uno strumento?

Domanda che potrebbe sembrare semplice ma non lo è. Io credo che l’impegno che ci vuole sia così tanto che solo se la costanza è accompagnata da una buona dose di passione si può continuare. Ricordo che le mie amichette passavano davanti al mio cancello il pomeriggio e mi chiedevano di uscire a giocare. Quante volte ho dovuto rinunciare perché dovevo studiare il violino. La quantità di studio è certamente anche adeguata all’età e al livello a cui si aspira. Ma lo studio quello fatto bene, concentrato, permette anche di “risparmiare” in tempo e promette dei progressi. Io sapevo che se mio papà quel pomeriggio si dedicava a me e mi aiutava, nonostante i litigi a volte anche animati, lo studio sarebbe stato anche 10 volte più proficuo che se avessi studiato da sola. Gli sforzi hanno sempre portato risultati. E lui che era violinista sapeva con quale metodo superare una difficoltà e come potevo imparare più velocemente un brano a memoria etc. Tutti trucchi che specialmente ad un ragazzino in genere mancano. Sono stata fortunata.

Com'è il tuo rapporto con il web e i social?

Hm, non semplice direi. Il web è ovviamente molto utile: mi ritrovo a cercare una ricetta all’ultimo minuto semplicemente elencando gli ingredienti che ho nel frigo dopo giorni in cui non abbiamo avuto il tempo di fare la spesa, o a inserire una parola per saperne immediatamente la traduzione o ancora a cercare una canzoncina che vuole sentire la mia bambina… è uno strumento che offre molte possibilità. I social non mi piacciono tanto. Postare qualcosa mi costa fatica, sono insicura e mi chiedo che cosa ne penseranno quelli che mi leggeranno o vedranno quella mia foto o video. Ma sto imparando ad apprezzarli. Sono diventati fondamentali, un mezzo veloce e pratico anche per farsi conoscere, per raggiungere altri musicisti ma anche “il pubblico” che potrebbe magari apprezzare la propria musica. Danno anche la possibilità di farsi degli agganci preziosi per poter proporsi lì dove non si saprebbe altrimenti come e a chi presentarsi. Io avrei bisogno di qualcuno che se ne occupa per me. Incredibile quanto tempo si impiega per un post, per scegliere gli hashtag, mi hanno detto che ci sono anche orari prestabiliti in cui si raggiungono più persone etc. Ancora sono una principiante.

Come vedi il futuro della musica?

E’ una domanda con infinite possibilità di risposta, eppure fatico a trovarne una sensata. Io non so cosa ci sarà nel futuro, ancor meno in quello musicale. Gli ottimi cantanti e gli autori brillanti così come i compositori geniali ci sono tuttora, manca però purtroppo l’educazione alla musica, a partire dalle scuole in cui la materia Musica non viene contemplata. Quindi prima di parlare del suo futuro forse bisognerebbe cominciare a ricordare e studiare la sua storia, quello che c’è stato, quello di cui ci vantiamo nel mondo.

Gregor Hohenberg
Majid Moussavi