La band Keemosabe ha una grande esperienza di live a Londra e in altre città all'Estero. L'ultimo singolo s'intitola ''How Long''.

Com'è nata la vostra band? Che musica fate?

Nasciamo sul Lago Maggiore ma siamo nati come band a Londra. Ci piace definire la nostra musica come Modern Rock. Musica di stampo Rock ma con tante influenze Funk, Indie, Electro... Ti risparmieremo la solita pantomima del “noi non ci possiamo etichettare in nessun genere”, semplicemente amiamo tanti lati diversi del mondo musicale ed il nostro obiettivo è di  incorporare più influenze.

Quali sono state le esperienze che vi hanno maggiormente formato?

Sicuramente l’occasione di nascere musicalmente a Londra è stata una grande fortuna per noi. È giusto aprirsi al mondo e osservare da vicino le culture che non ci appartengono per poterle inglobare nel nostro modo di essere. Londra e le altre città in cui abbiamo suonato all’estero hanno un’incredibile varietà di culture ed anche influenze musicali che ci hanno permesso di imparare tanto, per poi trasferirlo in musica. Inoltre Londra ha un’industria musicale molto ben strutturata, dalle scene universitarie ed emergenti ai grandi nomi internazionali. È più facile per un musicista seguire un iter ed è quello che ci ha permesso di crescere sempre di più e registrare i primi Sold Out.

Ci parlate del vostro nuovo singolo HOW LONG?

È un piccolo viaggio negli anni ‘80 e in tutta la sua esagerazione.  Abbiamo preso una vecchia hit come How Long degli Ace e l’abbiamo immaginata in tutt’altro modo. È stata una bella esperienza, soprattutto perché è una live session con i nostri amici Malstrom e Luis Tesso, registrata nel nostro studio in mezzo ai boschi. Non è sicuramente un  sound che perseguiremo con il primo disco ma più che altro una deviazione di percorso.

Cosa pensi della musica attuale? Può essere considerata di qualità?

La scena musica attuale è più vasta che mai. Siamo ad un punto massimo di globalizzazione ed accesso ad ogni angolo del mondo mai visto prima. Quindi sicuramente esistono prodotti di massima qualità. Questo non è il  sinonimo di massima visibilità, quindi per certe cose, ora più che mai, è importante scavare a fondo e cercare gemme musicali, non affidandosi solo ad algoritmi e classifiche. La grande polemica è che la musica che oggi vende di più è qualitativamente più bassa rispetto ad altri  decenni. Teniamo però conto che le scene attuali vanno a colpire molto più specificamente alcune fette della popolazione (basti pensare al cambio netto di scrittura nei testi Indie e Trap rispetto alla scena Pop  Italiana) e si legano indissolubilmente a mode e trend, così come a  materiale videografico che va a braccetto con la canzone. È secondo noi  il sinonimo di una musica a tutti gli effetti globalizzata. Probabilmente ci sono alcuni generi e stili che non la fanno più da padrone proprio perché stanno sbagliando qualcosa: il Rock è sempre stato sinonimo di ribellione ed evasione, da ormai parecchi anni si è svuotato di significato e soprattutto continua a ripetere sé stesso. È chiaro che servirebbe un cambio di rotta in questo senso.

Riguardo la diffusione della musica inedita. Quali sono le difficoltà per una  band che vuole proporre la propria musica ai locali, club, eventi live?

Sicuramente la difficoltà è arrivare a più persone possibili e assicurare ai gestori dei locali una buona affluenza. Consideriamo anche la massiccia presenza di eventi live di artisti che sono già sotto etichette, booking ecc. e che naturalmente hanno un bacino di utenza maggiore. Spesso la domanda che ci facciamo è se la buona e vecchia promozione “porta a porta”  passando da un locale all’altro, costruendo una vera fan base, sia più o meno efficace di una promozione tutta rivolta all’online. La difficoltà ulteriore per tanti artisti emergenti è spesso l’impossibilità di trovare il denaro da investire in entrambe, o  l’incapacità di raggiungere dei risultati tangibili con solo le proprie forze.

Com'è il vostro rapporto con il web e i social?

Siamo cresciuti nell’era primordiale dei primi social quindi è innegabile affermare che sono parte di noi. Ci teniamo ad avere materiale online di qualità e a tenere le nostre pagine aggiornate, anche se farlo bene richiede lo stesso tempo di un lavoro part-time!

Come vedete il futuro della musica?

C’è una bellissima frase di Mauro Corona che recita “il futuro non si  pensa, viene da solo, come vuole lui”, e condividiamo questo modo di  vedere le cose. La musica è sempre uno specchio del progredire della società, sarà interessante vedere se diverrà sempre più liquida e mutevole, o se continuerà a rifarsi a tradizioni e suoni del passato.