Dopo il diploma in ‘’Canto lirico’’ e la laurea in ‘’Discipline musicali – indirizzo tecnologico’’ presso il Conservatorio di musica "A. Corelli" di Messina, Simona Minniti ha deciso di portare avanti un progetto con la band ‘’Arcamiri’’.
‘’Contatto’’, il loro EP contenente 4 brani, è una scommessa, ha affermato la cantante.
Parliamo della tua formazione musicale: sei autodidatta o hai fatto degli studi?
Ho iniziato studiando pianoforte quando avevo cinque anni. In seguito mi sono dedicata alla voce, diplomandomi in canto lirico e successivamente laureandomi in discipline musicali - indirizzo tecnologico.
Quali sono i cantanti che ti hanno ispirato nel corso degli anni?
Non ho grandi punti di riferimento a livello vocale. Apprezzo molti musicisti e cantanti, ma difficilmente potrei individuarne uno, o pochi, dai quali sia legittimo dire che io abbia tratto ispirazione: ho sempre preferito sperimentare su me stessa, cercando di farmi inquinare il meno possibile da altre personalità.
Quali sono le esperienze live che ti hanno maggiormente formata?
Ho assistito a svariati live di grandi artisti e tutti, in qualche modo, sono stati per me “formativi”. A volerne citare alcuni,
direi la data romana del “Sound and Vision” tour di David Bowie, il live di Peter Gabriel al teatro antico di Taormina, il concerto milanese degli Yes per il “Magnification” tour.
Cosa pensi del panorama musicale canoro attuale?
Noto una certa standardizzazione nei modi espressivi: poca sperimentazione e ricerca, poca interiorizzazione a favore di una certa tecnica “moderna” che sceglie di privilegiare la precisione a discapito dell’espressione di un sé unico e riconoscibile.
Fai parte della band ''Arcamiri'' e avete da poco pubblicato un ep dal titolo ''Contatto''. Ce ne vuoi parlare?
“Contatto” è una scommessa, in realtà: quattro brani nati interamente in sala prove e registrati in home recording, più che altro per la voglia di veder concretizzati i nostri sforzi compositivi.
Puoi leggerci dentro un lavoro certosino volto a creare un sound quanto più personale possibile, attraverso l’inseguimento di una certa ricercatezza nelle scelte sonore, ritmiche, armoniche, melodiche e testuali. È ricco di contaminazioni eterogenee che, miscelandosi, creano quel che ci definisce come band al di là delle singole esperienze musicali e della crescita individuale.
Che rapporto hai con il web e i social?
Il mio è un rapporto di amore/odio. Trovo siano uno strumento che, se utilizzato a dovere, consente di potersi interfacciare con innumerevoli realtà molto pregiate a più livelli. Non ne tollero sicuramente gli aspetti ciarlieri, superficiali e pressappochisti da opinionismo e presenzialismo portati all’eccesso.
Di certo non ne sono dipendente.
Come vedi il futuro della musica?
A voler essere realisti, credo esistano realtà interessanti che meriterebbero di essere privilegiate a scapito della commercializzazione a tutti i costi: cosa che al momento non avviene affatto, costringendo quanto di meglio la musica ha da offrire ad ascolti di nicchia e produzioni tenute su con lo spago pur di concedere qualcosa di godibile alle orecchie di chi ancora cerca il bello nell’arte della composizione. Spero che il vento cambi e si torni a privilegiare quella libertà espressiva tanto cara agli anni ‘70.
Sei iscritta su soundfeat. Cosa pensi di questa piattaforma musicale?
Credo che la piattaforma funzioni, e continuerà a farlo, nella misura in cui concede a chi ancora non è noto ai più la possibilità di venire a galla e avere voce in capitolo nel panorama musicale attuale.