L'opera italiana costituisce il principale vanto e la massima forma di espressione musicale del patrimonio culturale italiano e della musica lirica nel mondo.

Si distingue dall'opera buffa di scuola napoletana e per almeno tre secoli da Monteverdi a Puccini, passando per Donizetti, Verdi, Bellini, Rossini, Ponchielli, Giordano, Cilea, Mascagni e Leoncavallo ci ha regalato capolavori come L'Orfeo, L'elisir d'amore, Lucia di Lammermoor, Anna Bolena, Maria Stuarda, Roberto Devereux, Lucrezia Borgia, Bianca e Fernando, Zaira, I Capuleti e i Montecchi, La sonnambula, Norma, Beatrice di Tenda, I puritani, Nabucco, Rigoletto, La traviata, Aida, Il trovatore, Otello, Giovanna d'Arco, Attila, Macbeth, Luisa Miller, Aroldo, Un ballo in maschera, La forza del destino, La Gioconda, Andrea Chénier, Fedora, Adriana Lecouvreur, La donna del lago, L'italiana in Algeri, Otello ossia Il moro di Venezia, Manon Lescaut, Tosca, Turandot, Madame Butterfly, La bohème, La Fanciulla del West, Gianni Schicchi, Suor Angelica, Cavalleria rusticana, Pagliacci e via dicendo, eseguite tutt'oggi e che tutt'ora restano trampolino di lancio per numerosi cantanti.

Si diffuse nel mondo ispirando anche nuove forme operistiche, ma verso la metà del Settecento attraversò un momento di crisi. Fu da lì che iniziò un periodo di riforma ad opera di un prolifico compositore tedesco: Christoph Willibald Gluck.

La riforma gluckiana

I suoi studi sull'opera italiana iniziarono nel periodo in cui visse a Praga per poi proseguire a Vienna. Allora l'opera italiana era basata su un modello nato dalla riforma metastasiana di Pietro Metastasio. A Milano ebbe, poi, l'occasione di studiare con Giovanni Battista Sammartini. Fu proprio in questo periodo che, da un testo di Metastasio, scrisse la sua prima opera lirica. Dopo altre esperienze liriche in Italia si trasferì a Londra dove ebbe modo di suonare con Georg Friedrich Händel lasciandosi influenzare dal suo modello teatrale. Ritornò a Vienna per collaborare con compagnie dell'Opèra-comique francese. Li conobbe il coreografo Gasparo Angiolini e soprattutto il librettista Ranieri de' Calzabigi. Con quest'ultimo ebbe inizio la riforma gluckiana.

La prima opera basata su questo modello operistico fu Orfeo ed Euridice. Seguirono Alceste e Paride ed Elena per poi ritornare a Parigi ed iniziare una collaborazione con Le Bailly du Roullet realizzando Iphigénie en Aulide e le versioni francesi di Orfeo ed Euridice ed Alceste. Il perché, secondo Gluck, della necessità della sua riforma lo spiega in un manifesto pubblicato nel 1769 come prefazione di L'Alceste, sostenendo, ad esempio, che si dovesse intervenire contro abusi "che hanno per troppo tempo deformato l'opera italiana e reso ridicolo e seccante quello che era il più splendido degli spettacoli".

La riforma gluckiana

Sempre a detta di Gluck, il virtuosismo degli interpreti comprometteva il rapporto fra la musica e la poetica ritenendo che la prima dovesse porsi a servizio della seconda, seguendo la filosofia illuminista diffusa all'epoca. Questo finì, comunque, per dare maggior valore alla musica. "Ritenni che ciò si poteva realizzare nello stesso modo in cui i colori violenti influenzano un disegno corretto e armonicamente disposto con un contrasto ben assortito di luce e di ombra, il quale vale ad animare le figure senza alterarne i contorni".

Tra le influenze di Gluck ci sono sicuramente Francesco Algarotti, Niccolò Jommelli, Tommaso Traetta, Gian Francesco De Majo e il già citato Georg Friedrich Händel. Tra quelle di Raniero de' Calzabigi, invece, che possiamo di certo considerare coautore della riforma, ci fu l'opera francese.

Infine, bisogna considerare colui che fece fare loro conoscenza nonché loro impresario: il conte Giacomo Durazzo. L'interesse del conte per la diffusione sia dell'opera francese che della riforma di Gluck e Calzabigi porterà, quindi, a riformare anche la pratica operistica francese. La fortuna di Gluck terminò con l'arrivo di Niccolò Piccinni, importante figura dell'opera italiana e dell'opera buffa, cominciando una rivalità tra i due che porterà a generare scontri intellettuali fra i rispettivi sostenitori. Gluck seppe, comunque, lasciare la sua influenza su compositori come Antonio Sacchini, Antonio Salieri, Luigi Cherubini, Gaspare Spontini, Carl Maria von Weber, Hector Berlioz e Richard Wagner.

Articolo di Luca Mozzillo.