Daniele La Torre e Nico Sommese sono i musicisti della Scatt Gatt Orchestra, che è diventata oramai una grande famiglia musicale. Il loro ultimo album s'intitola ''Rari Nantes'', ma sono già alla realizzazione di nuovi brani inediti.

Fate parte della Scat Gatt Orchestra. Ce ne volete parlare? Com’è nato il progetto?

Daniele La Torre: Il progetto è nato 10 anni fa con intenzioni del tutto diverse. L’approccio era molto più ludico e se vogliamo “meno impegnato” intendo dal punto di vista della ricerca e … politicamente.
Aveva importanza collocarsi in una dimensione di “intrattenitori” e strizzare l’occhio … sentirsi ampiamente condivisi e accettati è un vizio di forma, una sorta di virus del post moderno … poi pian piano abbia cominciato a involucrarci, a cercare altri significati e a spingere su ciò che piace a noi come esperienza musicale e culturale ancor prima. Cosa ha senso dire ? E come lo vogliamo dire?

Quali sono i vostri progetti attuali e per il futuro?

Daniele La Torre: Attualmente stiamo lavorando alla realizzazione di altri inediti. La nostra fortuna è che siamo tutti molto “fertili” e le idee non mancano. In vista qualche collaborazione con personaggi che stimiamo molto dello scenario Napoletano. Quanto alla progettualità in se, siamo in un momento in cui cerchiamo di collaborare con istituzioni e amministrazioni per portare avanti la nostra idea di “resilienza” e cercare di fare emergere il nostro messaggio sugli “approdi”. Crediamo ci riguardi molto.

Sono previsti dei concerti?

Daniele La Torre: Attualmente siamo concentrati nella costruzione delle nostre tappe –tour. Che dovrebbero partire da Febbraio ad Ottobre. Ovviamente essendo un’auto produzione il nostro canale di inserimento è più tortuoso e una parte della nostra organizzazione si occupa della comunicazione, delle miriadi di mail; ci sostengono molto i contatti diretti e le persone che fanno “poche chiacchiere”, soprattutto quelli che hanno approfondito su di noi. Altro vizio di forma, specialmente della città di Napoli: c’è gente che si accaparra “spazi” nei quali la nostra realtà si potrebbe tranquillamente inserire, ma è antropologicamente provato che funziona più la supplica che la qualità. Ed è anche per questo che ci siamo autoprodotti: non ci piace troppo fare compromessi per ESSERCI.

Quali sono le tappe più significative del vostro percorso musicale?

Nico Sommese: La tappa più significativa è stato il viaggio di ognuno di noi all’interno della musica e poi la condivisione che abbiamo cercato, fra molte individualità differenti, realizzando una nostra interna contaminazione, contaminandoci, prima fra di noi, stringendoci attorno a un idea di musica e di progetto “differente” e ambizioso.
Daniele La Torre: In questi anni abbiamo fatto moltissimi concerti –soprattutto fuori da Napoli – nei quali abbiamo raggiunto ogni volta la consapevolezza di doverci distaccare da un certo modus operandi.
A un certo punto ci siamo chiusi in sala, siamo raddoppiati in numero e … abbiamo cominciato a remare.

Siete aperti alla sperimentazione. Cos'è per voi sperimentare nuovi sound e sonorità?

Nico Sommese: Significa abbandonare una comfort zone e mettersi in discussione, mettere in gioco la propria capacità espressiva in un insieme eterogeneo.
Daniele La Torre: Credo sia anche descritto nel libretto del concept, la mia idea è classica, nel senso letterario: la nostra civiltà procede per sbalzi e in ognuno di questi si perdono dei frammenti importanti. La contaminazione è per me creare un disegno – identitario – con questi frammenti; un disegno che racconti, che abbia l’esigenza di non conformarsi alla dimensione del superficiale e che possa suscitare spirito critico.

Quali sono i pro e i contro dell'era digitale?

Nico Sommese: Da un lato la velocità nel poter reperire fonti e confrontarsi è un vantaggio, dall’altro c’è troppa informazione e troppa confusione che tal volta può andare a discapito della qualità della “comunicazione” o del messaggio che si cerca di creare.
Daniele La Torre: Pienamente D’accordo !

Per il futuro della musica cosa dobbiamo aspettarci?

Nico Sommese: Probabilmente un ritorno all’essenziale, alla riscoperta e valorizzazione, all’importanza del suono in se.
Daniele La Torre: Anche io credo in una inversione di tendenza.
Credo però che, fin quando un certo tipo di mercato della cultura continuerà a riprodurre modelli dominanti, ci sarà sempre di più un underground dell’underground da un lato, mentre dall’altro dominerà una cultura mainstream che sarà li, ad appiattire i gusti, a intrattenere … a non creare nessuno spirito critico. La musica? La musica classica per fino oggi rischia di essere “fuori tendenza”.