Il compositore e chitarrista Mimmo Langella ha pubblicato il suo nuovo disco dal titolo "Wonderful Life", in uscita il 3 dicembre 2021.
Ci racconti uno o due momenti determinanti della tua carriera?
Be’, direi sicuramente l’esperienza di studio negli States al Guitar Institute of Technology di Hollywood nel 1993 e l’inizio della collaborazione con Nino D’Angelo cominciata nel 1996, quando avevo 27 anni!
Cosa hanno rappresentato per te questi momenti?
L’esperienza al GIT mi è servita molto per crescere tecnicamente come chitarrista e allo stesso tempo mi ha dato fiducia e sicurezza; con Nino sono iniziati i tour, le registrazioni e tutto il resto.
A distanza di tre anni, il 3 dicembre 2021 esce il tuo nuovo disco “Wonderful Life”. Ce ne vuoi parlare?
Sì! Questo è forse il disco che mi rappresenta di più, quello che avrei voluto incidere diciannove anni fa per l’esordio da solista. È un disco fusion, ma senza i manierismi tipici del genere; c’è il jazz, il funk, il blues, il pop. Dentro c’è tutto il mio mondo musicale.
Dove è stato registrato e con quali musicisti hai avuto il piacere di collaborare?
Il disco è stato registrato essenzialmente negli studi casalinghi dei musicisti coinvolti, quelli di Mario Nappi (piano, Rhodes e organo), Jacopo Ferrazza (contrabbasso), Aldo Capasso (basso), Roland Cabezas (voce), Michele Maione (percussioni) e il mio. Le registrazioni sono cominciate nel mio home studio a novembre del 2020 per terminare il 10 luglio 2021 negli studi di Artistika Recording di Graziano Donadona per le riprese della batteria di Pasquale De Paola e le fasi di mixaggio e mastering.
La pandemia ha in qualche modo influito nella realizzazione di questo disco? Come hai gestito il tutto?
A ottobre 2020 dovevo entrare in studio con il mio trio per registrare in presa diretta l’intero disco, così come avevo fatto per “A Kind of Sound” (GBMUSIC, 2018), il disco precedente, ma alla fine, anche a causa della pandemia, ho deciso di registrare comodamente a casa tutte le chitarre. Dunque, per la prima volta, è cambiato completamente la maniera di produrre la mia musica: ho preparato le song con Logic Pro X, ho registrato tutte le chitarre e ho girato il materiale agli altri musicisti attraverso WeTransfer. Avevo chiesto a Mario Nappi di registrare il pianoforte nella title track, ma ho subito realizzato che il suo talento poteva essere un valore aggiunto per questo lavoro. Così gli ho chiesto di suonare su tutti i brani e il trio iniziale alla fine è diventato un quartetto! Durante i mixaggi realizzavo sempre più che alcuni brani del disco avrebbero potuto esprimere pienamente il loro potenziale solo con il contributo di altri musicisti. Così, terminata la fase di mixaggio, ho chiesto a Michele Maione di registrare le percussioni su due brani e a Roland Cabezas, che aveva già preso parte al disco precedente, di registrare la voce nella title track.
Quali sono gli ascolti che negli anni ti hanno portato a strutturare il tuo sound? Quali gli artisti ai quali ti ispiri?
I miei gusti sono molto vari; ho sempre ascoltato di tutto: jazz, funk, r&b, blues, rock, pop, jazz-fusion e world music. Questo, insieme a tutte le mie esperienze musicali maturate negli anni, mi ha portato a elaborare un mio suono crossover che spero sia anche originale. Chitarristicamente i miei preferiti restano Robben Ford e John Scofield, ma devo molto anche a Mike Stern, George Benson, Pat Martino, Grant Green, Jim Hall, Pat Metheny, Bill Frisell, Larry Carlton, Scott Henderson, Jeff Beck, B.B. King e Eddie Van Halen. Tra i più giovani, il mio preferito è Julian Lage. Amo il suono morbido del sax di Paul Desmond, il linguaggio bop di Cannonball Adderley, i dischi di Miles degli anni Cinquanta e quelli con Stern e Scofield degli anni Ottanta, i Yellowjackets, Michael Brecker, Herbie Hancock, Brad Mehldau, ma anche Robert Glasper, Alabama Shakes, Doyle Bramhall II, Derek Trucks, Pino Daniele, Sting e Niccolò Fabi! Saranno previsti dei concerti? Certo che sì! Gireremo un po’ i club, per ora solo qui in Campania! Parlando di concerti. C’è una ripresa? Cosa possiamo aspettarci per il 2022? Sì, per ora sembra che tutto stia andando per il meglio: i club hanno ripreso a fare concerti e a marzo tornerò in tour con Nino! Sono fiducioso: credo che, grazie ai vaccini, riusciremo a tenere a bada anche questa fase della pandemia senza nuove chiusure. Cosa consigli ai ragazzi che si stanno approcciando adesso allo studio della chitarra? Il consiglio che mi sento di dare oggi ai giovani è quello di non farsi distrarre troppo dai social, dalle nuove tecnologie. Per diventare dei buoni musicisti c’è bisogno di dedizione e disciplina, non esistono scorciatoie. Trovate un buon insegnante, lavorate sodo e abbiate fiducia: prima o poi i risultati arriveranno!