Teo Ho è un cantautore italiano. Il suo ultimo album s'intitola "Il campo del vasaio", rilasciato da New Model Label.
Quali sono state le esperienze che ti hanno maggiormente formato?
L’ascolto, l’osservazione e la curiosità ti portano a farne molte di esperienze. Non sono tanto le esperienze “nel settore”, quindi la conoscenza di musicisti o di ambiti musicali, ma quelle umane in senso lato. A partire da queste, la curiosità fa il resto.
Ci vuoi parlare del tuo ultimo album ‘’Il campo del vasaio’’?
E’ un disco che parla, appunto, di persone e di fatti da non dimenticare. Persone e fatti che non devono essere sepolte nella fossa comune della memoria: nel campo del vasaio, appunto.
E’ stato un lavoro divertente e impegnativo. Sono stato contentissimo di lavorare con Matteo Dainese (Il cane), che ha curato gli arrangiamenti e dal quale si impara tantissimo, considerati esperienza e talento.
Progetti per il futuro?
Cerco, visto che sono un soggetto eternamente in lotta con l’ansia, di non averne, non in questo campo. Voglio continuare a fare molti live e a divertirmi: questi sono già dei gran bei progetti.
Qual è il messaggio che vuoi trasmettere attraverso le tue canzoni?
Ad essere sincero non penso mai di dover (o di poter) trasmettere qualcosa. Il mio obiettivo è quello di raccontare un punto di vista, quello di chi, solitamente, non viene fatto parlare. Vorrei, per una volta: far giudicare il (perennemente) giudicato.
Riguardo la diffusione della musica inedita. Quali sono le difficoltà per un cantautore che vuole proporre la propria musica ai locali, club, eventi live?
Sono diverse: il poco tempo a disposizione, i pochi spazi, la richiesta (assolutamente legittima) dei gestori di locali che non sempre incontra la tua “offerta” artistica (nel mio caso quasi mai!). Sono difficoltà che hanno tutti, con l’impegno si superano e, in ogni caso, sono difficoltà che si dimenticano dopo una bella serata di musica.
Il vero problema, secondo me, è la pigrizia di chi ascolta: è l’ascoltatore che decide, sempre.
In che modo il web e social possono essere utili per far conoscere il proprio progetto musicale?
Qui, nonostante io sia un informatico, mi cogli impreparato. Io vado ancora “porta a porta” nei locali a chiedere di suonare o a vendere il mio disco. I social sono divertenti, utilissimi, ma danno una dipendenza pericolosissima: la dipendenza “da distacco”.
Come vedi il futuro della musica?
Ci sono e ci saranno sempre novità: quelle non hanno mai smesso di nascere. Non sono d’accordo con chi sostiene che non si produce più niente di interessante o che tutte le cose migliori sono già state fatte. Ritorno alla mia considerazione precedente: bisogna cercare, non essere pigri, non fermarsi al primo ascolto o al “non ascolto”.