Gli evenia sono una band che ha iniziato il percorso facendo esperienza in qualità di cover band, per poi proporre la loro musica. Puntano su arrangiamenti particolari da proporre durante i live, senza , però, perdere di vista le loro radici rock.

Come sono nati gli ‘’Evenia’’? Che musica fate?

Gli Evenia sono nati ufficialmente nel novembre del 1995 dall'incontro di Arrighetti Giulia (voce), Comotti Silvia (voce), Barbieri Alessandro (chitarra) e Bellebono Nicola (tastiere) che, legati dapprima dalla grande passione per la musica e poi anche da quella che è diventata una profonda amicizia, hanno continuato senza interruzione il loro viaggio nell’entusiasmante mondo delle note. Ai quattro fondatori si sono poi uniti altri due componenti, il bassista e il batterista, figure che nel corso degli anni sono più volte cambiate per vicissitudini o scelte di vita personali. Ognuno di loro ha, però, lasciato un'impronta significativa nel gruppo, sia da un punto di vista “professionale” che personale e ha contribuito a fare degli Evenia ciò che sono oggi. Negli anni il repertorio ha subito profonde modifiche, adattandosi progressivamente ai nostri gusti musicali, senza perdere troppo di vista le aspettative del pubblico. La prima anima degli Evenia era decisamente “country-rock” e gli artisti di riferimento erano i grandi della musica americana: Eagles, Boston, America, Toto, Carol King, Creedence Clearwater, per citarne alcuni. Poi abbiamo iniziato a concentrarci essenzialmente sul genere rock ampliando i nostri orizzonti fino al pop, dance e blues, cercando sempre di scegliere pezzi non scontati e di alta qualità musicale. Gli artisti che fanno attualmente parte del nostro repertorio sono tra gli altri, Ac/Dc, Michael Jackson, Kiss, U2, Queen, Anastacia, Europe, Stevie Wonder, Evanescence. Il lavoro sugli arrangiamenti è sempre stata una nostra priorità e questo ci ha portato negli anni a volerci sperimentare con brani inediti che mantenessero il nostro sound rock.

Quali sono le esperienze che vi hanno maggiormente formato?

Ognuno di noi ha fatto un percorso proprio di studio in ambito musicale che è poi stato messo a frutto in anni e anni di prove e concerti. Questi ultimi sono stati fondamentali per farci trovare una dimensione artistica personale; nel tempo il nostro modo di stare sul palco e di comunicare con la musica è cambiato molto. In più occasioni siamo entrati in contatto con altri musicisti e operatori del settore e quindi abbiamo potuto ampliare la nostra esperienza musicale. Inoltre gli anni come cover band sono stati una grande scuola. Abbiamo imparato tanto e ciò ci ha aiutato a trovare un'identità che adesso cerchiamo di esprimere tramite i nostri brani inediti.

E’ uscito il vostro album ‘’Senza confini’’. Ce ne volete parlare?

L’album “Senza Confini” è il risultato di anni di lavoro e di esperienze personali che sono poi confluite nel gruppo e nella nostra musica; ha una genesi un po' particolare: i pezzi sono nati e sono stati arrangiati in diversi momenti e quindi risentono di varie influenze, nonché di sensibilità diverse, anche perché i testi non sono stati scritti sempre dalla stessa persona. Tra l’altro negli anni si sono avvicendati diversi musicisti, ognuno dei quali ha dato il proprio contributo soprattutto negli arrangiamenti. Potremmo definirlo il diario di viaggio dei nostri ultimi 15 anni insieme ed è quindi un album molto importante per tutti noi. Le sonorità dell’album, a volte un po' ruvide e non sempre raffinate, sono la fotografia della nostra evoluzione e abbiamo voluto che tutto rimanesse il più naturale possibile, anche scegliendo di autogestirci nella registrazione e produzione, senza rivolgerci a uno studio professionale. Quanto detto è evidente per la batteria, suonata dal “nostro Davide”, prematuramente scomparso nel 2015, le cui registrazioni sono state mantenute inalterate in nome del ricordo e della volontà di essere come siamo. Trovare il titolo poi non è stata una passeggiata, in quanto cercavamo qualcosa di evocativo che potesse essere distintivo e racchiudere le diverse anime dell’album e del gruppo. Ci riteniamo una band sempre in evoluzione, pronta ad affrontare cambiamenti e nuove sfide, aperta a nuove influenze e suggestioni, pur essendo profondamente radicata, quindi “Senza Confini” ci è sembrato il titolo ideale per il nostro album di debutto.

Quali sono i progetti per il futuro?

Il progetto più immediato è la realizzazione di un nuovo video, quello del brano “Mani Slegate”, e di continuare con pezzi nostri che già sono in lavorazione. La nostra anima di cover band non si esaurisce comunque mai e al momento stiamo anche sviluppando un progetto semi acustico a 4 che prende spunto dalla “Evenia rock band”, ma che guarda anche oltre.

In che modo i social e il web possono essere utili per farsi conoscere come band?

I social ti permettono di raggiungere tantissime persone e di avere visibilità e sono quindi una risorsa incredibile per la diffusione della propria musica. Sicuramente sono anche sinonimo di concorrenza spietata, ma cerchiamo di vedere il bicchiere mezzo pieno. Le nuove tecnologie, rispetto a 20 anni fa, permettono a tutti di avere un buon prodotto da divulgare ma, per quanto ci riguarda, riteniamo che la prova  effettiva della qualità di una band sia la dimensione “live”, dimensione nella quale ci sentiamo di più a nostro agio.

Cosa pensate del panorama della band attuali? Meglio una Tribute band o una band che fa brani propri?

Diciamo che il mondo della musica in Italia oggi è piuttosto complesso ed essendo in attività da più di 20 anni abbiamo potuto vedere tanti cambiamenti, in particolare il passaggio dall'interesse per le cover band al boom delle tribute band. Noi non ci siamo mai riconosciuti in quest’ultimo format, pur avendo fatto alcune brevi esperienze in questo settore, e quindi per noi la band che riesce a dedicarsi totalmente ai propri brani è la strada da seguire, pur mantenendo sempre un contatto con le nostre radici da rock cover band.

Come vedete il futuro della musica?

Non semplice a causa delle tante pressioni economiche che lo circondano e della poca abitudine all’ascolto consapevole. Purtroppo infatti constatiamo che soprattutto i giovani “sentono” tanta musica invece di ascoltarla, diventando così fruitori poco consapevoli, il che non fa il bene della musica. Il calo della possibilità di esibirsi dal vivo è una testimonianza di tutto ciò. Ad ogni modo non demordiamo e ci auguriamo che la tenacia dei musicisti appassionati possa in qualche modo ricreare l’atmosfera adatta  a far sì che la buona musica di qualità ritorni protagonista.