Joe D. Palma è una band padovana. Il 13 novembre è uscito il nuovo album ''Tutto ok'', rilasciato da La Clinica Dischi. Un album che unisce rock, pop e dance.
Quali sono state le esperienze che vi hanno maggiormente formato?
Come gruppo sicuramente le prime trasferte quando suonavamo lontano da Padova all’inizio del primo tour, soprattutto da un punto di vista umano. Alcuni di noi si conoscevano da poche settimane, sembra banale ma perché le cose funzionino veramente bene all’interno di un progetto musicale è fondamentale che le persone si trovino davvero bene insieme, e per noi è stato tutto una figata. Poi anche dal punto di vista musicale andare fuori dalla nostra città in cui sappiamo quale può essere la risposta è sempre una bella sfida che ci permette di crescere un passo alla volta.
Ci parlate del vostro nuovo album ''Tutto ok''?
“Un incubo stupendo”. Scherzi a parte è stato un lunghissimo lavoro, vederlo uscire è stata una bella soddisfazione. Ci piace descriverlo come un tentativo di incrociare una vena dance con la nostra attitudine più rock, quella che viene fuori di più durante i concerti. Poi in realtà non ci piace nemmeno tanto descriverlo, siamo più curiosi di sapere cosa ne pensa la gente.
Quanto conta secondo voi la passione, la costanza e la motivazione per avviare una carriera musicale?
È tutto, diciamo che è il lavoro che ognuno di noi sceglierebbe per se stesso ma poi renderlo veramente il proprio principale progetto di vita è una cosa moto faticosa. L’importante per noi è fare dei sacrifici in maniera sana, nel senso che poi “arrivare” non è per forza l’obiettivo, o almeno non lo è se ti costringe a fare le cose con una logica malata. L’importante per noi è continuare a scrivere quello che ci fa divertire, che ci tiene alta la voglia di prendere lo strumento in mano e di andare in giro a fare i concerti, che siano per 10, 50 o 100 persone.
Qual è il messaggio che volete trasmettere attraverso le vostre canzoni?
Fondamentalmente il messaggio sta nel titolo del disco. Abbiamo la tendenza a voler esprimere qualcosa che non va, costruendo delle atmosfere a volte malinconiche, ma poi a noi piace veramente stare bene, leggeri. Quindi i concetti sono sempre girati con un messaggio positivo, le cose che non vanno sono raccontate con quella dose di ironia che alla fine ti lascia quel senso che sì, è sempre tutto ok.
Cosa pensate della situazione attuale riguardante i concerti?
Discorso difficile, perché dalla prospettiva di un gruppo è sempre facile pensare “Cazzo ci sono migliaia di locali in Italia perché è cosi difficile suonare in giro?”. Però poi è anche vero che in questo momento, per fortuna (forse), c’è una grande voglia di scrivere in italiano quindi c’è veramente un grandissimo numero di progetti. Abbiamo notato una cosa però, nel corso degli anni è sempre più difficile aprire i concerti ai nomi medio-grossi per una lunga serie di ragioni, e questo è ovviamente un grande peccato per tutti.
Com'è il vostro rapporto con il web e i social?
Buono, non ne siamo schiavi ma capiamo quali sono le cose positive che possono portare a un progetto musicale quindi li usiamo volentieri. Ormai nel 2020 per un gruppo la musica non è l’unica cosa che conta (purtroppo), però tutta questa facilità di diffusione di immagini e concetti ci da l’opportunità di delineare meglio tutto il nostro immaginario, anche dal punto di vista estetico, quindi i social li curiamo volentieri.
Come vedete il futuro della musica?
Più chitarre, più chitarre per tutti.