Dopo le tournèe europee, la band Noir Col è pronta a tornare con il secondo volume de ''La teoria del primo passo'', anticipato dal singolo ''Solo una stella''.

Com'è nata la vostra band?

I Noir Col nascono nel 2008, muovendo i primi passi attraverso i live nei club dedicati, soprattutto al sud, fino ad arrivare alle tournèe europee degli ultimi anni. Il nome Noir Col nasce dalla volontà di voler utilizzare una lingua, quale è il francese, che fosse più raffinata e meno utilizzata nel panorama musicale. L’accostamento delle due parole ha dato vita, secondo noi, ad un risultato fonetico accattivante.

Che musica fate?

La nostra musica ha radici profonde nel cantautorato italiano, ma con molte influenze che vanno dal blues al jazz. Le sfumature e le atmosfere che scaturiscono da questo melting pot musicale caratterizzano la nostra musica.

Quali sono state le esperienze che vi hanno maggiormente formato?

Sicuramente tutte le esperienze live ti insegnano qualcosa. Negli ultimi anni i concerti all’estero a Berlino, Cracovia o Darmstadt ci hanno dato tanto dal punto di vista artistico ed umano ma anche le date nella nostra terra o nelle grandi città italiane come Roma, Torino o Palermo hanno arricchito il nostro bagaglio d’esperienza e dato un senso alla parola gavetta!

E' uscito il vostro nuovo singolo ''Solo una stella''. Ce ne volete parlare?

“Solo una stella” è il singolo che introduce il secondo volume de “La teoria del primo passo”. Rappresenta molto bene il nostro modo di comporre, in quanto il genere non è perfettamente individuabile. Cantautorato con atmosfera ed arrangiamenti jazz.

Se doveste descrivere con tre parole la vostra musica, quale usereste?

Atmosfera, calore e essenzialità.

Cosa pensate della situazione musicale riguardante i concerti?

La situazione concertistica, escludendo in questa sede lo show business, in Italia vive una grande crisi ormai da tanti anni. I motivi sono economici ma non solo. Anche una crescente mancanza di curiosità culturale sta incidendo sul numero e sulla qualità dei concerti che si vedono in giro. Sta agli artisti, soprattutto compositori di inediti, inventare nuove formule per arrivare al pubblico.

Quali sono i pro e i contro dell'era digitale?

Non bisogna demonizzare l’era digitale. Le rivoluzioni tecnologiche hanno sempre fortemente influenzato la musica. Basta prendere le giuste contromosse e non lasciarsi sopraffare dagli eventi. Ciò che caratterizza fortemente la musica è la sua sostanza, i contenuti in essa individuabili dal pubblico.

Come vedete il futuro della musica?

La musica è essa stessa futuro, difficile immaginarne uno senza di essa. Sicuramente è necessario da un lato continuare ad investire nella musica indipendente e nell’ascoltare le nuove generazioni, ma dall’altro lato è indispensabile tornare a produrre qualità e non moda.