"Yassa" si distingue per la fusione tra jazz e rap, due generi apparentemente distanti. Quanto ha influito la componente jazz nella costruzione del brano e come siete riusciti a renderla il cuore pulsante del progetto?

Yassa è ricco di R&B, con la particolarità del contrabbasso elettrico di Gabbo che groova e del il Piccolo Bass di Massimo Moriconi che evolve l’armonia del brano quindi sicuramente in questo la componete del Jazz è presente

Massimo Moriconi, il tuo background da leggenda del jazz italiano ha sicuramente lasciato un’impronta importante su “Yassa”. Puoi raccontarci come il jazz, con la sua improvvisazione e complessità armonica, ha guidato il processo creativo in studio?

In maniera molto naturale, non essendo io unicamente jazzista, ma avendo sempre spaziato tra rock fusion pop ed altro, questo tipo di approccio mi è naturale. E il sound elettrico della band mi ha ispirato nel trovare la chiave di lettura nel processo lavorativo, diventando complementare e mai contrario.

La libertà e l’imprevedibilità tipiche del jazz sembrano riflettersi nella struttura di “Yassa”, dove il beat cede spazio ad assoli e armonie inaspettate. Come siete riusciti a bilanciare questa spontaneità con la precisione ritmica del rap?

Il bilanciamento tra le parti quindi negli “ingredienti” presenti in questo brano sono venuti da sé, grazie al rispetto e alla stima professionale ed umana che abbiamo uno dell’altro, che ha portato con naturalezza questo risultato, per noi ottimale in questo brano e in tutto il progetto.

Gabbo, la tua esperienza nel rap si è intrecciata con il jazz in un dialogo musicale unico. Come hai trovato ispirazione nell’energia del jazz e come pensi che questo abbia arricchito il tuo approccio al rap?

Io amo molto il jazz e il rap, fanno parte nella mia identità musicale, quando creo musica e suono non penso troppo alle etichette, ma esterno ciò che sono e quelle cose fanno parte di me, sicuramente questo progetto ha fatto sì che le esternassi entrambe in maniera più evidente.

Squarta, lavorare con un musicista jazz come Moriconi ha sicuramente portato nuove sfide e stimoli. Quali elementi del jazz hai voluto esaltare nella produzione, e come hai fatto convivere questa ricchezza sonora con i loop e i layer tipici del rap?

Lavorare con Gabbo e Massimo, che sono due musicisti di primissimo livello, è stato stimolante e mi ha permesso di spingermi oltre la mia comfort zone, sono due fuoriclasse e ho avuto modo di esprimermi al massimo a mia volta. Ho cercato di creare vari livelli di sonorità classiche rap con loop che potessero però esaltare l’Inter play tra loro due, quindi il risultato che volevamo ottenere è che l’ascoltatore percepisse l’ipnoticita’ delle costruzioni più tipiche del rap insieme ai fraseggi del jazz in un mix mai piatto ed inaspettato.

“Yassa” rappresenta un viaggio tra tradizione e innovazione, con il jazz a fare da ponte tra i due mondi. Credete che questa combinazione possa avvicinare un pubblico più giovane al jazz, rendendolo contemporaneo e accessibile?

Per ora abbiamo fatto una cosa che ci piace e diverte in primis a noi, poi se questo aiuterà ad avvicinare un pubblico nuovo al mondo del Jazz sarebbe molto bello, conoscere cose che spesso sono le radici della musica moderna fa sempre bene.

La componente jazz sembra essere l’anima del vostro progetto. C’è un messaggio specifico che volete trasmettere attraverso questa contaminazione di generi, e pensate che il jazz possa rappresentare una nuova frontiera per la musica italiana?

Sicuramente la contaminazione musicale, ma culturale in genere la consideriamo un arricchimento, e l’ aver messo insieme le nostre tre personalità con molte cose in comune, ma anche differenti è stato fonte di ispirazione per ogniuno di noi. Dopodiché il jazz italiano è già molto apprezzato nel mondo, poi se il nostro sound incuriosisce i più giovani tanto da avvicinarli al jazz, è sicuramente un gran piacere per noi, ma non abbiamo fatto questo lavoro avendo pretese, ma solo per il gran piacere di suonare.