Francesco Aubry è un musicista e cantautore. La musica non si ferma... e il 3 aprile 2020 esce il suo nuovo singolo "Tornare a sognare".
Cos’è per te la musica?
Prima di tutto un piacere, mentale e fisico, necessario e stimolante. Ma anche ricerca e sperimentazione oltre che un misterioso mezzo per viaggiare nel tempo e nelle emozioni.
Il 3 aprile esce il tuo nuovo singolo “Tornare a sognare”. Ce ne vuoi parlare?
E' il naturale proseguo del percorso che ho intrapreso con le precedenti "1985" e "I tramonti su Marte", in cui cerco di coniugare l'elettronica fatta di sintetizzatori e sequenze con una certa melodia Italiana. In questo caso ho lavorato in particolare sull'accostamento di una sezione ritmica che mi stuzzicava parecchio con un basso Hoffner molto pronunciato sui registri medi. E' un pezzo che ha impiegato forse 5 minuti per essere scritto e qualche mesetto per capire come farlo suonare, è difficile riuscire a coniugare scrittura, arrangiamenti e mix di un intero brano in totale autonomia.
In questo periodo delicato che stiamo vivendo… tornare a sognare è fondamentale, o sbaglio?
Assolutamente. In realtà il pezzo è nato a Gennaio prima che tutto questo avesse inizio, ma certi temi probabilmente erano già nell'aria. Oggi stiamo vivendo come una forzatura lo starcene rinchiusi in casa sfruttando social e smartphone per conservare dei contatti col mondo, ma la nostra società ci stava già spingendo in modo subdolo e compiacente in questa direzione. Sia chiaro che io personalmente adoro la tecnologia e l'avvento di internet ma è complicato a volte farne un uso costruttivo. E' invece molto facile restarne assuefatti rendendoci parte di un sistema dove siamo allo stesso tempo consumatori e prodotto finale.
Se dovresti descrivere con tre parole la tua musica, quale usereste?
Indipendenza, ricerca e stati d'animo.
Autoproduzione oggi. Qual è la tua visione?
Spesso si dice autoproduzione ma poi si finisce per affidare parte del processo a terzi. Che siano fonici, piccole etichette o agenzie stampa. Per quanto mi riguarda la mia autoproduzione è per scelta al 100% autonoma: ogni singolo strumento, il suo arrangiamento, il mix e la promozione stessa vengono curati esclusivamente da me. Ci sono i pro e i contro, ovviamente. Teoricamente l'unico limite è la fantasia e non ci sono regole, questo ti da un'apertura mentale enorme rispetto a come ti approcci nel percorso artistico e stilistico. Purtroppo però curare tutti questi aspetti non è semplice, avvicinarsi al lavoro di un fonico professionista è quasi impossibile e riuscire a promuoversi in maniera capillare senza appoggi esterni anche. Considero però questa come un prima necessaria fase di crescita e formazione che in futuro potrebbe evolversi in un progetto più strutturato con la collaborazione di esperti del settore, muovendosi però a quel punto con una consapevolezza ben consolidata di cosa si sta facendo e dove si vuole andare.
Quando tutto sarà finito cosa possiamo aspettarci per il futuro della musica?
Come è ovvio aspettarsi prevedo tempi duri per la musica live a tutti i livelli e per un periodo molto più lungo della nostra quarantena. Non sarà semplice per i proprietari dei locali riemergere economicamente per ricominciare a riproporre band ed eventi. Inoltre credo che in molti di noi saranno molto prudenti per un pò prima di partecipare ad eventi affollati come concerti o eventi sportivi. Superata questa fase che potrebbe durare diversi mesi mi auguro che tutto torni come prima, magari anche meglio. Rispetto alle nuove uscite e album non credo ci saranno grossi cambiamenti, chi si autoproduce continuerà a farlo e chi va in studio potrà momentaneamente sfruttare la tecnologia cloud inviando le tracce agli studi o ai produttori. Forse potrebbe esserci più spinta da generi che fanno ampio uso di loop e samples rispetto alle rock band tradizionali, ma credo e mi auguro solo temporaneamente.