Tony Carnevale ci presenta il suo nuovo libro “Oltre Le Note. Un approccio non razionale alla musica”.
Un libro innovativo nel campo della formazione musicale, che propone un modo diverso di pensare, vivere, fare ed “insegnare” la musica.
La musica è uno stile di vita che va oltre le barriere culturali, oltre ogni appartenenza ad un genere specifico. La musica è di tutti ed è per tutti, ognuno può sviluppare la propria creatività al meglio, sia in campo musicale, sia in altri campi artistici.
L’autore parte da una riflessione sulla musica, e sui suggerimenti pratici e di “mestiere”: sulla composizione, sull’arrangiamento, sull’interpretazione, sulla formazione, con approfondimenti di natura artistica, metodologica e storica, con particolare attenzione all’aspetto psicologico e psicoacustico dei temi trattati.
La Formazione Musicale Psicodinamica è il punto di arrivo di questa lunga ricerca e prassi che ha dato vita al metodo Anora, un approccio non razionale, che parte dal presupposto che tutti possono fare musica, ognuno secondo le proprie possibilità.
Questo metodo, insomma, ha come obiettivo la ricerca e lo sviluppo della propria identità artistica originale, sia come creativi che come interpreti esecutori.
Il metodo si basa su approfondite ricerche in campo psicologico, psicoacustico ed artistico, in particolare sui processi creativi, sulla reazione umana al suono e sul pensiero espressivo-rappresentativo, che lo hanno portato ad essere una grande opportunità per chiunque voglia sviluppare le proprie capacità, eventualmente ancora sconosciute, in tempi molto più brevi rispetto alla didattica tradizionale.
Intervista al musicista, compositore e produttore Tony Carnevale
Ci vuoi parlare del tuo nuovo libro “Oltre Le Note. Un approccio non razionale alla musica”?
È il mio ottavo libro che affronta la musica e la formazione musicale, frutto di una lunga ricerca sulla reazione umana al suono, sulla psicoacustica e sulla psicodinamica del pensiero creativo, arricchito da una lunga esperienza in ambito artistico professionale e da nuove scoperte sul non razionale umano: al riguardo, il mio riferimento è la Teoria della nascita del Prof. Fagioli, in particolare per aver dimostrato la derivazione biologica del pensiero umano. Questo è un libro per tutte le persone che amano la musica, per chi l’ascolta, chi la fa o la vuole fare, chi la insegna o la vorrebbe insegnare. Ma, soprattutto, è un libro per chi vuole leggere qualcosa di nuovo che permetta di liberarsi dall’opprimente peso di una cultura complice dell’industria dell’intrattenimento, vecchia e spesso inefficace, riguardo soprattutto al modo in cui la musica, in generale, è proposta e, in particolare, a come è proposta la formazione artistica.
In questo libro, parli del metodo Anora. Di cosa si tratta?
Non è facile rispondere in breve a questa domanda…un particolare importante di questo nuovo volume è che per la prima volta – credo a livello mondiale - è stata unita la parola “Psicodinamica” alla formazione musicale: il metodo Anora – che è l’acronimo di approccio non razionale – si è sviluppato a partire da una lunga ricerca sul processo creativo, sui movimenti coscienti e non coscienti del pensiero creativo e su come sia possibile, con opportune attività e con un rapporto basato sulla relazione creativa in ambito collettivo, trovare e sviluppare una propria identità artistica originale ed un proprio stile personale. Questo è il senso della parola psicodinamica nel nostro contesto. Nulla a che vedere, quindi, con la musicoterapia o la psicoterapia. Il metodo Anora è tante altre cose ma, volendolo riassumere, è quindi la proposta di una visione della musica come esperienza psichica, e come tale esclusiva dell’essere umano; cosa vuol dire? Si deve partire da una considerazione apparentemente forte: la musica non esiste, cioè non esiste come cosa a se stante, ma esiste solo nella misura in cui si realizza, attraverso questo linguaggio non razionale che usa il suono organizzato come mezzo, un rapporto tra esseri umani, un rapporto tra fantasie umane. Il processo creativo è quindi condiviso: non è che la musica “metta” qualcosa dentro chi ascolta, ma è chi ascolta che reagisce creando un’immagine interna – non una figura sia chiaro – ma quel qualcosa di non razionale, di sfumato, che spesso definiamo emozione o sensazione. Quindi senza la creatività, non solo di chi inventa la musica e di chi la interpreta, ma anche di chi l’ascolta, non ci sarebbe alcuna comunicazione interumana non razionale attraverso i suoni. Poi ci sarebbe il grosso problema dei luoghi comuni e delle credenze, la peggiore delle quali sembra proprio essere l’idea che esista il “dono”. Che sia divino o genetico non cambia molto: tutte e due queste credenze portano inevitabilmente verso l’impossibilità di tentare una ricerca sulla creatività umana e su come possa essere liberata e stimolata.
È stato racchiuso in un libro. Ma in quali altri modi lo stai diffondendo nella formazione musicale?
Intanto con questi ormai ventidue anni di Laboratori di Musica Originale – che tra l’altro hanno ottenuto i prestigiosi patrocini della SIAE e dell’IMAIE -, con i sei anni di attività della nostra Associazione Anora, con gli otto libri e gli articoli scritti a partire dal 1985. Con la formazione di altri formatori: uno dei partecipanti ai miei laboratori è attualmente professore al Berklee College of Music di Boston (tra l’altro ha scritto la presentazione all’interno di questo mio nuovo libro) e molti altri insegnano sia a bambini che adolescenti ed adulti. E poi con la mia musica, con la mia vita stessa.
È un approccio nuovo? In che modo può essere attualizzato e a chi è riservato?
Nuovissimo, direi, anzi, se mi posso permettere, è anche rivoluzionario, perché sovverte completamente l’assetto della didattica tradizionale e di quella didattica che si ritiene falsamente alternativa, forse la più pericolosa, perché nascosta dietro apparenti “libertà”; sono infatti vecchie impostazioni che mettono in primo piano gli aspetti performativi e nozionistici della musica, cose inutili e sadiche come il solfeggio, gli esami, l’ossessione dell’errore, la scissione totale tra la tecnica esecutiva ed il pensiero espressivo rappresentativo che dovrebbe invece guidare e motivare ogni suono che emettiamo per trasmettere e suscitare emozioni. Senza contare il problema della divisione in generi musicali o della proposta di modelli falsamente creativi, come una certa idea di “improvvisazione” che tale non è perché rigidamente guidata da modelli e codici prestabiliti.
La nostra è la proposta di un nuovo approccio, antropologico, dove si portano in primo piano gli aspetti creativi ed espressivi, con un apprendimento che avviene per rapporto tra creatività umane nel contesto collettivo dei nostri laboratori: è la costruzione di una creatività collettiva, la proposta di un apprendimento non più basato sul ricordo cosciente di nozioni, ma sulla memoria profonda derivata dall’esperienza sensoriale. Ovviamente è rivolto a tutti, senza distinzioni di età o di genere musicale, e senza mettere distanza con i diversi livelli tecnici, stabilendo una relazione su base creativa che mette tutti sullo stesso piano.
Come possiamo sviluppare il nostro pensiero creativo?
Attraverso questo lavoro, che si basa sulla musica originale, sui testi originali, sul superamento di blocchi ideologici o psicologici, sul superamento del concetto di errore come fatto puramente tecnico…e tante altre cose che sono scritte nel libro o che si possono sperimentare di persona venendo nei nostri laboratori.
Oggi viviamo in una società che stimola a fare lavori creativi?
La società ha bisogno di creatività ma non mi pare che se ne preoccupi poi tanto. È una parola spesso nominata ma in realtà scarsamente conosciuta ed approfondita. Comunque, uno studio di Cathy Davidson – ricercatrice statunitense – ha dimostrato che il 65% dei bambini farà da grande un lavoro che non esiste ancora al momento del loro accesso alla scuola primaria: potrebbe anche bastare, ma vorrei aggiungere che sviluppare la creatività ed il cooperative learning è la base per una società del futuro formata da cittadini attivi. La didattica tradizionale – non solo quella musicale – porta prevalentemente verso l’esecuzione di qualcosa ideato da altri, porta quindi verso una sorta di passività creativa che va bene per essere perfetti impiegati e soldati ubbidienti…la creatività porta, invece, verso le scoperte, le innovazioni, e permette di immaginare anche le rivoluzioni, non quelle armate, ma quei movimenti degli esseri umani che si separano da un passato per proporre una nuova prospettiva.
Dove possiamo trovare il libro?
In tutte le librerie e in tutti gli store on line, tra cui Amazon.
Oltre le note. Un approccio non razionale alla musica. Il metodo Anora, una poetica ed una ricerca per la Formazione musicale psicodinamica di Tony Carnevale
Chi è l’artista e autore?
Tony Carnevale, sin da giovanissimo ha lavorato come professionista in diversi campi di applicazione della musica, portando avanti parallelamente una produzione musicale personale, che gli ha dato notorietà a livello internazionale. Ha collaborato anche con grandi artisti e con importanti case discografiche, producendo lavori che si caratterizzano per originalità e per capacità di spaziare tra generi musicali e ruoli professionali diversi.