Proviamo a rispondere a questa domanda analizzando prima qualche dato e vedendo come la durata media dei brani sia cambiata nel tempo e soprattutto perché.

All'inizio del '900 si aveva l'esigenza di registrare brani per un massimo di 3 minuti in quanto la tecnologia del tempo permetteva, con i primi dischi in commercio, di registrare solo 3 minuti per lato.

Il cambiamento è arrivato poi con l'avanzamento della tecnologia che ha portato l'assenza di limiti nella durata e, di conseguenza, all'ascolto di brani come "Bohemian Rapsody" dei Queen (5:55) oppure "Stairway to Heaven" dei Led Zeppelin (8:05) che possono, si, esser definiti capolavori della musica, ma che sono eccezioni in un’industria musicale dove si tende sempre di più alla compressione e quindi a rendere i brani più corti, ma riuscendo a trattenere l'ascoltatore.

Uno studio sui brani musicali nella classifica Billboard hot 100 ha mostrato come tra il 2013 e il 2018 c'è stato un abbassamento della durata media delle canzoni da 3 minuti e 50 a 3 minuti e 30, inoltre Spotify nel 2020 ha registrato una media di 3 minuti e 17 secondi, cioè un abbassamento ulteriore sulla media di 13 secondi.

Va anche detto che sempre più comune è lo "skippare" le canzoni alla parte preferita o anche dopo che quest'ultima si è conclusa, e non ascoltare il brano nella sua interezza.

durata media di un brano

Ma quali sono i motivi che stanno portando a creare brani più brevi?

I motivi sono molteplici...ma ci sono 2 motivi principali:

  • L'abbassamento della soglia d'attenzione
  • I servizi di streaming musicale

L'abbassamento della soglia d'attenzione:

Viviamo ormai in un mondo dove la tecnologia e il web ci ha portato ad abituarci a contenuti veloci e accattivanti, che tendono a catturare velocemente la nostra attenzione per poi perderla altrettanto velocemente.

Basta pensare a quanto funzioni, come le "Instagram Stories", "Reels", "Shorts" etc... siano diventate grandi e, ormai, importanti per l'intrattenimento di tanti.

Un altro grande esempio può essere TikTok che con la sua esplosione mediatica, negli ultimi anni, è diventato uno dei social di maggior successo e più utilizzati, mostrando un'influenza affermata per l'industria musicale e inducendo la ricerca del "trend", con il quale si provano a creare canzoni che possano anche essere usate come sottofondo a contenuti social (come dimostrano le classifiche degli ultimi tempi).

Risulta interessante una ricerca effettuata da Samsung, nel quale si è evidenziato che la soglia dell'attenzione media degli ascoltatori è scesa, dai 12 secondi del 2000, a soli 8 secondi. Ciò ha portato alla luce l'essenzialità, durante una composizione, di prendere in maggior consideraizione il fattore della durata (per questioni di marketing).

durata media di un brano

I servizi di streaming musicale:

L'avvento dell'utilizzo dei servizi di streaming musicali ha, sicuramente, scosso molto l'ormai "obsoleto" funzionamento dell'industria musicale, ormai dominata dalle varie piattaforme digitali.

Servizi come Spotify e Apple Music, sono responsabili di più dell’80% sugli incassi del mercato della musica e sono ormai lo strumento più comune ed utilizzato dagli ascoltatori per il loro basso costo, accompagnato da una vastissima libreria di canzoni pronte all'ascolto in qualsiasi momento e, soprattutto, ovunque essendo sfruttati per la maggior parte da utenti mobile.

L'entrata nella distribuzione della musica di questi servizi ha quindi scaturito un interesse, quasi forzato, da parte di chi lavora in questo mondo nel provare a sfruttare questi nuovi mezzi al meglio... come?

Bisogna prima di tutto sapere che i vari servizi streaming considerano un brano "ascoltato" dopo aver superato la soglia dei 30 secondi e, ovviamente, le stesse piattaforme pagano in base al numero di ascolti totalizzati.

Per le case discografiche, quindi, risulta molto più redditizio l'ascolto di più brani di breve durata, piuttosto che pochi ascolti su lunghi brani. Questo ha portato a cercare sempre di più il brano orecchiabile e che da subito prende l'ascoltatore e cattura la sua attenzione. E, giusto per avere qualche dato, solo nel 2018 il 6% di tutte le "Hit" avevano una durata di 2 minuti e 30 secondi (o anche meno) in confronto all'1% di qualche anno prima.

Capiamo quindi, da tutto questo, che si predilige una durata media di circa 3 minuti per brano. È importante, però, non dare troppa importanza a questi "dettagli", ma concentrarsi sulla creazione di buona musica e, soprattutto, su ciò che si vuole creare e non su quello che gli altri vogliono che si crei. L'arte dovrebbe appartenere all'artista e raccontarlo, anche solo in qualche forma. Proprio come dimostrano i brani citati all'inizio dell'articolo, i quali non hanno rispettato le "direzioni", ma hanno seguito solo la loro voglia di far musica e presentarla come dovrebbe esser fatto.

In conclusione, la riduzione della durata media dei brani e la ricerca del "veloce" non è causata dalla scarsità di materiale, idee o pensieri da parte degli artisti, ma da una società che si sta abituando ad uno stile di vita dove tutto è veloce e passeggero e dove ormai i brani "evergreen" sono a poco a poco sempre più rari.