Gli Invisible Wave sono una band italiana, formata dal cantautore e pianista Guido Tonizzo, dalla chitarrista Cristina Spadotto e dalla bassista Stefania Della Savia. Il loro ultimo EP s'intitola "Stay Safe".

Com'è nata la vostra band? Che musica fate?

La nostra band è stata fondata dal nostro cantante Guido Tonizzo che ha anche scritto le canzoni, testo e musica. E' un progetto per noi molto importante e che ci unisce perché ne condividiamo passione, gusto musicale, idee (infatti tutta la band contribuisce ai brani con la propria identità), e tematiche, che vanno dalla crescita personale alla spiritualità, all'attualità nel particolare ambito legato alla
comunicazione. La formazione della band è incentrata sul trio composto da Guido Tonizzo (voce, pianoforte, sintetizzatori), Cristina Spadotto (chitarra e cori) e Stefania Della Savia (basso e cori) affiancati da uno staff d'eccezione. La nostra musica è molto identitaria, e al contempo può richiamare certe atmosfere: dal pop, al rock, all'elettronica e ambient music. Certi brani possono riportare alla mente i Coldplay, gli U2 o i Muse, per fare qualche esempio, altri si avvicinano quasi più a Massive attack, Moby ecc. (band)


Quali sono state le esperienze che vi hanno maggiormente formato?

Come band ci ha formato il modo in cui abbiamo lavorato assieme in questi anni: la capacità organizzativa e di pianificazione nell’affrontare studio, prove, live. Tutte queste esperienze hanno avuto senso soprattutto nel modo in cui le abbiamo vissute assieme, imparando molto gli uni dagli altri. (Cristina)

Ci parlate del vostro ultimo Ep “Stay Safe”. Progetti per il futuro?

Stay Safe è un EP composto da sei canzoni, che si intrecciano in un'unica intenzione: quella di condividere emozioni, idee e riflessioni che hanno a che fare con l'importanza di rendere speciale la vita di ognuno e della collettività, grazie a uno spirito di collaborazione, ad un “lavoro” su di se, e al porsi domande.
Il primo brano che abbiamo fatto uscire si chiama Call my name (brano che sento in modo particolare dato che è dedicato a mia madre, mancata qualche anno fa). Questa canzone ha avuto notevoli e bellissimi riscontri, l'abbiamo suonata anche in chiave semiacustica, tra l'altro esibendoci nelle presentazioni del mio libro “Vita, Conoscenza e Mistero”, edito da Caosfera. Tornando all'EP, il singolo ora in uscita si chiama Fake News e pone una questione di attualità, non tanto sulla veridicità delle notizie ma su quanto siamo tutti noi in grado di informarci al meglio e quanto conosciamo il mondo dell'informazione e della comunicazione. Da mental coach e trainer, so bene quanto questo sia un tema cruciale. Infatti, nella canzone canto: “We need to understand how we understand”... cioè “abbiam bisogno di capire COME capiamo” per poter farci un'opinione, comunque personale, ma basata su una maggior consapevolezza. E questo è possibile. Fake news è la sigla della nuovissima iniziativa Voci Svelate, che ho co-fondato e che raccoglie interviste autorevoli su queste tematiche. Per cui ora siamo concentrati su questo singolo, nella speranza che il prossimo futuro consenta sempre più di suonare dal vivo. Per il resto... di idee in prossima realizzazione ne abbiamo sempre molte e man mano le sveleremo. (Guido)

Se doveste descrivere con tre parole la vostra musica, quale usereste?

Elettronica, impegnata, new-wave (Stefania)
Riflessione, profondità, energia (Cristina)
Ricerca, speranza, vita (Guido)

Riguardo la diffusione della musica inedita. Quali sono le difficoltà per una band che vuole proporre la propria musica ai locali, club, eventi live?

La poca curiosità (o poca propensione), talvolta, di agenzie, imprenditori e pubblico per il "nuovo" unita al fatto che in Italia, a differenza del resto dell'Europa, non è considerato normale pagare un biglietto, anche minimo, per assistere a un concerto, di qualunque livello sia. Ovviamente l'eccessiva burocrazia non aiuta. Allo stesso tempo le difficoltà non sono solo “esterne” e in molti casi economiche o culturali. Sono anche “insite” nella mentalità del musicista (non di tutti): molto spesso gli artisti sono i primi a credere poco in se stessi, o quantomeno a non sapere come valorizzarsi. Quindi la risposta completa a questa domanda è che si tratta di un mix delle varie cose appena dette. Infine, e per unire i ragionamenti, pensiamo che se la società di oggi fosse incentrata sulle idee, su cui far nascere interesse, e non su formule preconfezionate per le quali più sei omologato più “vai bene”, gli artisti si troverebbero nelle condizioni per dare il proprio meglio. In ogni caso, qualsiasi sfida attenda ognuno di noi, si potrà dare risposta migliore se si crede in se stessi, si vuole trasmettere qualcosa di autentico e si ha una visione chiara di come farlo. Questi aspetti sono molto cari a noi e, per fortuna, stanno portando in modi diversi i loro buoni frutti. (band)

Quali sono i pro e i contro dell'era digitale?

Abbiamo possibilità enormi di autoproduzione e di accedere a una molteplicità di
materiale/spunti che possono aiutare la nostra creatività, possiamo facilmente fare arrivare in tutto il mondo la nostra musica. Per contro, c'è "troppo di tutto": tutto gratis o quasi, tutto subito, tutto effimero. Pensiamo ad esempio al "supporto fisico", cd, vinile o cassetta: oggi pare quasi inutile, ma basta che un account non venga rinnovato per non avere più nulla in mano. (Stefania)

Come vedete il futuro della musica?

La nostra speranza è che torni man mano ad essere basato soprattutto sul "live",
esperienza ed emozione vissuta che nessun contesto digitale può al momento
sostituire. L'arte è la continua espressione della bellezza della vita e dell'essere
umano, per cui speriamo possa essere ancor più centrale nella vita delle persone in futuro. Spesso la musica è “nostalgica”, si rifà al passato... non solo la musica.
Ebbene, il passato è fondamentale, è formativo e va apprezzato, ma confidiamo nelle nuove idee e nel futuro! (band)